SUSA (Torino) – La Valsusa, settimanale cattolico edito dalla Stampa diocesana Segusina festeggia oggi il suo 120° compleanno. Fondato dal beato Edoardo Giuseppe Rosaz, all’epoca vescovo di Susa, è attualmente diretto da Ettore De Faveri.
«Il 3 aprile del 1897 era un sabato», ricorda il giornale che il 6 aprile prossimo dedicherà all’anniversario un supplemento speciale: «Un giorno che, senza esitazioni, possiamo definire “storico”. Quella mattina, infatti, usciva per la prima volta Il Rocciamelone, il “periodico settimanale del Circondario di Susa” che 10 anni dopo, sempre nel mese di aprile, cambia nome e diventa La Valsusa».
Una data importante, per il giornale piemontese, per la Chiesa locale di cui è espressione, per la gente delle valli di Susa e Sangone che da 120 anni si “rispecchia” nelle colonne del settimanale che nel 1997, in occasione dei 100 anni de La Valsusa, mons. Vittorio Bernardetto definì: “Il pulpito di carta“.
Ma com’era il primo numero de Il Rocciamelone, che si presentava come «di carattere schiettamente cattolico, porta a conoscenza del pubblico i progressi ed i fasti dell’azione cattolica, relazioni delle feste e del movimento religioso. Pubblica in appendice interessantissimi racconti di Storia Patria, ed emozionanti romanzi educativi e morali. La Rèclame sul Rocciamelone è la più efficace pei Sig. commercianti» ?
Nell’articolo principale, il fondatore Edoardo Giuseppe Rosaz, evidenziava che «Era antico ed ardente desiderio dei nostri valligiani, che conservano intatto il sacro tesoro della Fede avita, di entrare pur essi nel gran concerto della stampa, di creare un organo che fosse l’eco fedele dei sentimenti della grande maggioranza della popolazione Valsusina, sentimenti, ai quali le tante volte per opera di pochi impunemente s’insulta…Accanto agli interessi spirituali e religiosi, noi propugneremo eziandio quelli temporali dei Valsusini».
Quindi che «Le nostre colonne sono poste a disposizione dei corrispondenti locali; a riguardo degli avvenimenti politici, dei fatti più importanti, le notizie si provvederanno in larga copia; la cronaca cittadina, quella del Circondario, la rubrica giudiziaria, avranno il loro posto; porteremo a conoscenza del popolo la statistica ed i progressi dell’agricoltura e delle industrie; non sarà neanco trascurata quella letteratura amena che sollevi e e ricrei lo spirito; nulla noi lascieremo d’intentato perché il nostro periodico riesca utile e dilettevole in tutto e per tutti».
Insomma, «L’opera che imprendiamo è nobile, è santa; noi abbiamo fede, che, coll’aiuto di Dio, col patrocinio della Vergine SS del Rocciamelone essa prospererà. Ma, pur essendo fin dagli esordi un “pulpito di carta”, Il Rocciamelone non è certo una raccolta di… prediche. Quel che conta è, fin da principio, la notizia». (giornalistitalia.it)