ROMA – Il quotidiano l’Unità oggi è uscito regolarmente “smentendo” quella che l’editore Piesse ha definito “l’imprudente nota” diffusa sabato sera dal Comitato di redazione, dalla Direzione e dalla redazione del giornale che annunciava la fine delle pubblicazioni. La società editrice l’Unità srl è di proprietà per l’80% del Gruppo Piesse (Massimo Pessina-Guido Stefanelli) e per il rimanente 20% di Eyu, la fondazione che fa capo al Partito Democratico.
“Invitiamo nuovamente il Cdr e il corpo redazione – afferma l’editore – ad abbassare i toni del confronto in atto per la ristrutturazione, ed a maggior prudenza nelle proprie esternazioni, che rischiano, come in questo caso, di creare ingiustificati allarmismi e grave danno economico e di immagine al giornale”.
Ieri sera, infatti, il direttore e la redazione avevano reso noto che oggi il giornale non sarebbe uscito in edicola, nonostante i giornalisti avessero regolarmente confezionato il giornale.
“Abbiamo consegnato questo giornale allo stampatore, come tutte le sere – hanno scritto in una nota congiunta – ma l’Unità molto probabilmente non sarà in edicola perché gli editori di Unità Srl non hanno rispettato gli impegni economici con chi deve stampare il quotidiano. I passi legali sono stati fatti e comunicati, gli editori hanno consapevolmente deciso di sottrarsi alle richieste. Questo è il risultato. Non avendo avuto comunicazioni ufficiali sulla sospensione delle pubblicazioni, la redazione ha ovviamente lavorato, confezionando il giornale. Per difendere il prodotto e il lavoro, anche da chi mortifica l’uno e l’altro di disinteresse. Resterà di questo giornale una traccia digitale, su un sito che tra l’altro fa riferimento ad un’altra società: capite da questi paradossi il marasma che ci governa e ci tormenta. Mai era successa una cosa simile. Sono molti i lavoratori offesi da questo andazzo. Non solo noi che abbiamo da pochi giorni ricevuto una busta paga con il 5% delle spettanze, una cosa che ricorda rapporti di lavoro ottocenteschi. Lo sono anche i lavoratori che contavano su contratti liberamente firmati, ma arbitrariamente disonorati. Mai pensavamo di vivere questi giorni. Mai è successa una cosa così penosa nella lunga e a volte travagliata storia di questa testata. Sono primati che infondono un senso di vergogna che lasciamo a chi questa situazione l’ha provocata”.
“Un fatto gravissimo”, ha aggiunto dal canto suo il Comitato di redazione evidenziando di aver “appreso con sgomento che l’edizione di domenica 7 maggio, regolarmente confezionata e chiusa dalla redazione, non sarà stampata perché lo stampatore, che da mesi vanta crediti con l’Unità Srl e ha più volte e invano sollecitato il pagamento, ha deciso di non pubblicare più il quotidiano”.
“È un fatto gravissimo, conseguenza del modo in cui la proprietà – ha denunciato il Cdr – sta gestendo la società editrice de l’Unità. Soltanto pochi giorni fa l’amministratore delegato Guido Stefanelli ha comunicato al comitato di redazione che pagherà gli stipendi dei lavoratori soltanto se il sindacato convincerà gli ex colleghi che hanno vinto delle cause di lavoro a ritirare i pignoramenti sul conto corrente aziendale. Un ricatto inaccettabile. Come inaccettabile è il fatto che l’amministratore delegato non abbia comunicato al Cdr, come avrebbe dovuto, la sospensione delle pubblicazioni. Sia chiaro che di quanto sta avvenendo la responsabilità sta tutta in capo all’azienda e non già a chi, legittimamente, reclama il rispetto dei propri diritti e il pagamento dei propri servizi. Anche di questa nuova e gravissima offesa a l’Unità, alla sua redazione, alla sua storia e ai suoi lettori, i responsabili saranno chiamati a risponderne nelle sedi opportune”.