REGGIO CALABRIA – La storia ripercorsa e raccontata senza falsi pudori. E, soprattutto, sgombrando il campo dalle menzogne che, ahinoi, troppo spesso riempiono i libri su cui l’abbiamo studiata. È la storia, nuda e cruda, che piace a Lorenzo Del Boca, giornalista di lungo corso (a La Stampa), tre volte presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti dopo esserlo stato della Federazione nazionale della stampa italiana (la Fnsi), e storico, appunto, che non ama infingimenti e bugie. Per di più tramandate nei secoli.
Sarà lui il protagonista dell’incontro di venerdì 3 febbraio, alle ore 10, al Convitto nazionale di Stato “Tommaso Campanella” di Reggio Calabria, promosso dal Sindacato Giornalisti della Calabria insieme all’Istituto scolastico. Ad animare la conversazione, insieme a Del Boca, saranno il dirigente scolastico Francesca Arena e le docenti di Lettere Maria Livia Bartolomeo e Leda Lanucara. Con loro anche Carlo Parisi, segretario generale aggiunto della Federazione nazionale della stampa italiana e segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria.
Gli studenti del Convitto Campanella (che comprende Scuola primaria, Scuola secondaria di primo grado e Liceo classico) avranno, quindi, l’opportunità di confrontarsi con un professore speciale: uno storico revisionista, che guarda al passato – con particolare riguardo al periodo risorgimentale – con occhi limpidi.
Lo spiega a chiare lettere in uno dei suoi libri, uno dei più noti, “Il sangue dei terroni” (Piemme Editore): da buon piemontese, Lorenzo Del Boca ha la sagacia e l’onestà di mostrarci quello che spesso i libri di scuola non dicono.
Ogni anno si celebrano con enfasi insensata le ricorrenze della Prima Guerra Mondiale, ma da nessuna parte – fa notare lo storico e giornalista – si sente dire che l’assoluta maggioranza delle vittime era gente del Sud. Un’intera generazione spazzata via.
Figli del Meridione, contadini poveri, braccianti, piccoli artigiani, quasi per metà analfabeti, giovani di vent’anni che furono strappati alle loro famiglie e alla loro terra e mandati a morire in lande remote, tra montagne da incubo e pianure riarse.
“Diventarono carne da cannone, – questo scrive Del Boca ne “Il sangue dei terroni” – numeri da inserire nelle statistiche dello Stato Maggiore, bandierine che i generali spostavano sulle mappe con noncuranza. Vennero massacrati sull’Isonzo e a Caporetto, combatterono con disperazione e con valore sul Piave, lanciati da ufficiali balordi o criminali contro un nemico che non conoscevano e che non avevano motivo di odiare. Conobbero la paura, la morte, l’eroismo. Erano i nostri nonni, i nonni del nostro Sud. L’esercito dei terroni”.
Alla Prima Guerra mondiale è dedicato un altro capolavoro del nostro, “Maledetta Guerra” (Piemme Editore), che è “la storia di un massacro inumano e sproporzionato – scrive il presidente emerito dell’Ordine nazionale dei giornalisti – che i contadini e gli operai (soprattutto i contadini) hanno pagato per assecondare il delirio di una mezza dozzina di parrucconi e la follia di qualche centinaio d’invasati”.
“Per il desiderio di grandezza di casa Savoia sono state sacrificate quattro generazioni di ragazzi. Alcuni (pochi) erano partiti volontari perché credevano nella giustizia di un conflitto contro il “nemico storico” dell’Austria Ungheria. La maggior ha risposto solo per obbedire a degli ordini e rispettare il proprio senso del dovere. Occorreva un pretesto per incrociare le armi ed è stato trovato nella necessità di liberare le terre “irredente”. Idea che per metà è sciocca e per l’altra metà truffaldina”.
Agli “scandali” che accompagnano l’Italia dal Risorgimento ai tempi moderni è dedicato “L’Italia bugiarda” (Piemme Editore), libro che si fa leggere tutto d’un fiato e che Lorenzo Del Boca è andato a presentare persino alla John Jay Low University, la facoltà di giurisprudenza di New York dove nascono i futuri magistrati degli Stati Uniti d’America.
Ne “L’Italia bugiarda” Del Boca ripercorre alcuni scandali accaduti in epoca risorgimentale e moderna che le pagine si storia ufficiale accuratamente nascondono. Con risultati – secondo l’autore – deleteri. Il passato che dovrebbe essere maestro di vita finisce per giustificare gli errori, qualche volta madornali, che si vanno commettendo nel presente. Può sembrare un ossimoro, ma solo guardando indietro è possibile andare avanti.
Come non citare, poi, tra i suoi lavori, “Maledetti Savoia, benedetti Savoia” (con il contraltare del principe Emanuele Filiberto di Savoia), “Il mistero del cavaliere” e “Sulla Via Francigena”: lo straordinario racconto, scritto a quattro mani ed edito dalla Utet, del pellegrinaggio che Del Boca ha fatto nel 2014 insieme al suo compagno di avventura, Angelo Moia, sulle orme del vescovo Sigerico. Da Canterbury a Roma, oggi come nel 990. 2100 chilometri percorsi a piedi – in due tappe –, attraversando 4 Paesi e altrettante frontiere. Un viaggio nella storia, che Del Boca, ancora una volta, ci racconta alla sua maniera. Con la semplicità e l’entusiasmo dell’amico con cui si fanno quattro chiacchiere al bar. Il risultato di questa fatica letteraria – figlia di quella fisica, ben più impegnativa, – è una guida atipica del cammino a piedi lungo la via Francigena, che da più di dieci secoli attraversa il cuore dell’Europa e le cui origini affondano nell’Alto Medioevo. (giornalistitalia.it)
Il 3 febbraio al Convitto Campanella di Reggio Calabria con il Sindacato Giornalisti