TORINO – L’assemblea dei giornalisti del quotidiano torinese “La Stampa” ha approvato il piano dei prepensionamenti con una schiacciante maggioranza. Su 200 elettori, hanno votato in 167: favorevoli 138, contrari 13, astenuti 16, non votanti 33.
Il piano aziendale è controverso, intervenendo all’assemblea del giorno prima del voto, la segretaria della Subalpina, Silvia Garbarino, ha detto che Fnsi e Subalpina sono contrari perché il provvedimento è discriminante e tra le sostituzioni di chi se andrebbe prevede anche figure non giornalistiche. Incredibilmente, la segretaria dell’Associazione Stampa Subalpina che lavora al quotidiano La Stampa, ha poi aggiunto che il suo voto sarebbe stato a favore. In un mondo normale questa affermazione sarebbe stata accompagnata dalle dimissioni dalla carica sindacale.
Le cause remote di questa evidente mancanza di solidarietà e di conflitto generazionale va ricercata nell’adozione dei contratti giornalistici depotenziati che hanno creato stipendi a due velocità e nel corso del tempo una conflittualità, sapientemente sfruttata dalle aziende, tra nuove e vecchie generazioni.
La strategia degli editori sta entrando nella fase di incasso con un brutale livellamento degli stipendi verso il basso che, insieme alla diminuzione del numero dei giornalisti, sta portando, tra l’altro, l’Inpgi all’estinzione.
Il piano del quotidiano La Stampa è considerato discriminante dal sindacato perché i 32 “esuberi” individuati dall’azienda sono le stesse persone, dai 62 anni in su, destinati in misura variabile a seconda dell’anagrafe a una cassa integrazione a zero ore per un anno. Non senza uno scivolo di 7.500 euro lordi (con tassazione agevolata prevista per il Tfr) per chi se ne va, per coprire i tre mesi di cassa integrazione prima del prepensionamento. Per chi rimane, come ha spiegato il Cdr, nessuna cassa integrazione/solidarietà, introduzione di 1200 euro di welfare aziendale in aggiunta ai 450 del recente accordo-ponte, per complessivi 1650 euro in un anno.
Restano invariati i forfait degli straordinari e i rapporti domeniche lavorate/riposi compensativi stabiliti dal precedente accordo, reintroduzione del Premio Casalegno pari a 250 euro settimanali in busta paga. Insomma, un grande bastone per pochi e una piccola carota per gli altri, che a giudicare dalla votazione hanno funzionato benissimo. Resta da capire se un voto assembleare potrà cancellare in tutte le sedi una palese ingiustizia. (giornalistitalia.it)