La penna di Mattia Feltri celebra i 70 anni della tragedia di Superga

La Stampa fa rivivere il Grande Torino

La formazione del Grande Torino 1948-49

TORINO – La penna di Mattia Feltri per celebrare la maglia granata del Grande Torino: quello di Valentino Mazzola, Bacigalupo, Loik, Gabetto e Ferraris. Il volume che, opportunamente, è stato intitolato “70 anni di invincibili” viene proposto con il quotidiano La Stampa fino al 29 maggio. Nove euro e 90 centesimi, oltre il prezzo del giornale.
L’iniziativa cade con la ricorrenza – 70 anni, per l’appunto – dell’incidente aereo che, in un amen, ha cancellato una delle squadre più titolate, destinata a raccogliere successi sportivi per altri anni ancora.
Il racconto del libro si dipana attraverso le cronache che i giornalisti di allora hanno proposto ai lettori di Torino. La maggior parte delle citazioni vengono proprio dalla Stampa e dalla testata gemella Stampa Sera che usciva in edicola il lunedì mattina e il pomeriggio degli altri giorni della settimana.
Articoli asciutti, com’era costume per l’informazione nell’immediato dopoguerra. Nessun abbandono al trionfalismo anche se i traguardi sportivi del “Toro” avrebbero potuto consentire qualche superlativo.
Cinque scudetti consecutivi, una coppa Italia e uno stile di gioco (il famoso “metodo”) che incantava gli spettatori e gli appassionati di calcio.
Mattia Feltri, figlio di Vittorio e recentemente vincitore del prestigioso “Premiolino” di Milano, si è cimentato in una materia per lui non abituale. Dagli editoriali di politica e dal commento quotidiano in prima pagina sui fatti di attualità, ha voluto misurarsi con la storia di una squadra di calcio. Che, tuttavia, mostra le stimmate dell’eccezione.

Mattia Feltri

“Più che ricordare è un rivivere”. Un racconto fresco e, contemporaneamente, elegante, accompagna il lettore fra risultati altisonanti e vittorie senza aggettivi. Fino all’ultima partita (Benfica-Torino) giocata in Portogallo. Un’amichevole che è stata giocata il 3 maggio 1949. Quattro a tre il risultato finale a favore della squadra ospite che è riuscita a imporsi con una doppietta di Melao e gol di Arsenio e Rogerio. Il Torino che era passato in vantaggio con Ossola ha accorciato con Bongiovanni (prima) e Menti (poi) con un rigore concesso per l’atterramento di Mazzola.
Poi il blak-out. Nero in tutti i sensi perché la nebbia ha chiuso ogni possibilità di visuale e l’aereo, sbattendo sulla guglia della basilica di Superga, ha inghiottito la squadra dei record. Quattro maggio 1949, ore 17.05.
Poi il correre dei giornalisti per i tornanti sghembi della collina torinese per un servizio che – hanno in seguito commentato i protagonisti – “avremmo volentieri fatto a meno di scrivere”. (giornalistitalia.it)

La lapide in memoria del Grande Torino cancellato dalla tragedia di Superga del 4 maggio 1949

LE 31 VITTIME DELLA TRAGEDIA DI SUPERGA

Il Fiat G.212 dopo lo schianto contro la Basilica di Superga

Sono state 31 le vittime dell’incidente aereo che, il 4 maggio 1949, vide il trimotore Fiat G.212 delle Avio Linee Italiane, schiantarsi contro il terrapieno superiore della Basilica di Superga: i membri dell’equipaggio Cesare Biancardi, Celeste D’Inca e Pierluigi Meroni; i calciatori del Torino Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Eusebio Castigliano, Emile Bongiorni, Rubens Fadini,  Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Julius Schubert; gli allenatori Leslie Lievesley ed Egri Erbstein; il massaggiatore Osvaldo Cortina; l’organizzatore delle trasferte Andrea Bonaiuti, i dirigenti Arnaldo Agnisetta e Ippolito Civalleri; i giornalisti Renato Casalbore (Tuttosport), Luigi Cavallero (La Stampa) e Renato Tosatti (Gazzetta del Popolo).

SI SONO SALVATI PERCHÈ CASUALMENTE ASSENTI 

Avrebbero dovuto essere sul volo, ma per vari motivi non hanno preso parte alla trasferta: il presidente del Torino, Ferruccio Novo (influenzato); i calciatori Renato Gandolfi (secondo portiere sostituito da Dino Ballarin), Luigi Giuliano (influenzato), Sauro Tomà (infortunato al menisco) ed i giornalisti Nicolò Carosio (impegnato con la cresima del figlio) e Vittorio Pozzo (sostituito da Casalbore).

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