TORINO – L’archivio storico de “La Stampa” esce dal web. L’ultima data di utilizzo sarà, infatti, il 15 dicembre 2020. Si tratta di una sospensione di parecchi mesi, forse anni. Dunque, una grave perdita per il giornalismo e per gli studiosi che, in quelle pagine di cronaca on line, trovavano notizie utili, commenti e interviste talvolta memorabili.
Insomma, 138 anni di storia che entrano in una zona grigia. Perché? Il software è considerato obsoleto e da mandare in soffitta. Era stato costruito utilizzando il “plugin Flash player” che, alla fine degli anni Novanta, sembrava il top ma la tecnologia invecchia rapidamente.
Per implementare un nuovo sistema più adeguato alle esigenze degli utenti occorrono finanziamenti importanti che, al momento, non ci sono e non sono nemmeno ipotizzabili in tempi brevi.
L’informatizzazione dell’archivio del giornale era stata gestita da un ente – il “Comitato per la biblioteca dell’informazione giornalistica” – nato una decina di anni fa. Del comitato facevano parte, oltre all’editrice La Stampa (che portava in dote la collezione del giornale), la Regione Piemonte, la Compagnia di San Paolo e la Fondazione della Cassa di Risparmio di Torino.
In questo modo, alla fine dell’ottobre 2010, le pagine del giornale – scansionate – hanno potuto essere consultate via web: gli utenti potevano leggere gli articoli, “copiarli” o stamparli in pdf.
Il Comitato, terminato quello che considerava il suo lavoro statutario, si è sciolto passando le consegne alla Regione, che ha acquisito la “nuda proprietà” affidandone la gestione alla “Fondazione del libro musica e cultura” che, allora, organizzava il Salone del Libro.
Ma adesso quella Fondazione non esiste più, travolta dai debiti e dai bilanci in rosso. Dunque, futuro incerto per l’archivio digitale della Stampa, anche se abbandonare un patrimonio di quelle dimensioni sembra un peccato mortale.
Questo archivio – vero e proprio tuffo nella storia con tanto di “bollino” della Sovrintendenza Archivistica per il Piemonte e la Valle d’Aosta – si presenta con numeri impressionanti: 12 milioni di articoli, 400mila fotografie e 1.761 milioni di pagine pubblicate, dalla fondazione del quotidiano (9 febbraio 1867) che, allora, si chiamava “ Gazzetta Piemontese”.
La testata ha poi cambiato nome diventando, prima, “La Nuova Stampa”, “Stampa Sera” e, quindi, “La Stampa”. Consultandone l’archivio, si può vedere come sono cambiati i giornali, come si è trasformato il linguaggio dei giornalisti e quanto è cambiato il lavoro dei fotoreporter.
Senza dimenticare che La Stampa è stato il primo giornale in Italia ad aver digitalizzato l’intero archivio storico. Mentre, nel mondo, il quotidiano torinese deve dividere il primato con il “Times” di Londra e il New York Times d’oltreoceano.
Le domande vengono spontanee: un patrimonio di quelle dimensioni e con quella storia può rimanere inutilizzato? Ed è accettabile che i sistemi d’accesso all’archivio digitale non funzionino? (giornalistitalia.it)
Software di accesso obsoleto e mancano i finanziamenti per aggiornarlo. Una petizione