Accertato il comportamento antisindacale nell’assunzione del giornalista

La Rai condannata per Gianluca Semprini

Gianluca Semprini

Gianluca Semprini

ROMA – Il Tribunale del Lavoro ha accertato il comportamento antisindacale della Rai per l’assunzione del giornalista Gianluca Semprini, conduttore di Politics. La decisione avviene per il mancato rispetto dell’art.6 (che attribuisce al direttore di testata la facoltà e il potere di proposta di assunzione e nomina, ndr) e dell’art. 34 (poteri del Cdr) del contratto nazionale di lavoro. In sostanza mancherebbe la proposta del direttore di Rainews Antonio Di Bella e di conseguenza non sarebbero corrette le comunicazioni al Cdr.
“La condanna alla Rai per comportamento antisindacale in relazione all’assunzione di Gianluca Semprini rappresenta una pagina nera per il Cda con il più alto tasso di giornalisti nella storia del servizio pubblico”. È quanto scrive il deputato del Partito democratico e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi, sul suo profilo Facebook.
“Già tre mesi fa – spiega Anzaldi – quando furono annunciate l’assunzione dall’esterno del nuovo conduttore del martedì di Raitre e le modalità di contrattualizzazione, furono espressi forti dubbi e interrogativi. Bastava ascoltarli, aggiustare il tiro ed evitare l’ennesima figuraccia all’azienda, che peraltro sta portando i risultati che vediamo. Invece la dirigenza va avanti gaffe dopo gaffe. A pagare sono i contribuenti, che finanziano la Rai con il canone”.
“Non intendiamo sollevare casi personali su singoli giornalisti o conduttori. Salvo però ribadire che la Bignardi non è assolutamente in grado di dirigere una rete, a meno che non le sia stato dato mandato di portare Rai 3 ai livelli di audience che raggiunse a La7 prima di essere allontanata da quella emittente per il fallimento del suo programma”. Lo afferma Maurizio Gasparri (Fi), commentando la condanna ai danni della Rai sul caso Semprini.
“Non crediamo che i vertici Rai, per quanto inadeguati, possano perseguire un obiettivo del genere. Ci limitiamo a dire, preoccupati per il destino del servizio pubblico, che piove sul bagnato. Anac, il Tribunale del lavoro, numeri di ascolto imbarazzanti, dirigenti super pagati a fronte di scarse capacità, credo che impongano a tutti una riflessione. L’errore è anche quello di dare troppo potere a poche persone. L’impianto democratico e pluralista su cui si basa la Rai in base alle sentenze della Corte costituzionale è il vero valore che può garantire non solo il rispetto delle idee, ma anche una gestione più adeguata a nuove e importanti sfide”. (Ansa)

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