ROMA – La Nie, la società che ha pubblicato L’Unità fino al 31 luglio scorso, non versa in stato di fallimento, ma “ha chiesto e ottenuto dal tribunale di Roma, con parere favorevole del pm, l’ammissione al concordato preventivo”.
Quanto alle cause per diffamazione, il piano di concordato presentato dalla società “prevede un apposito fondo rischi” al quale “potranno attingere gli stessi giornalisti quando avranno soddisfatto i danneggiati”.
A precisarlo è la stessa società in una nota firmata dal suo legale in cui smentisce alcuni elementi degli articoli, pubblicati da stampa e siti di informazione, sulla questione delle cause per diffamazione che vedono coinvolti ex direttori, giornalisti ed ex dipendenti dell’Unità.
Secondo la Nie, è stata “falsamente rappresentata una situazione giuridica inesistente: si afferma, infatti, nei titoli e negli articoli che la Nie verserebbe in stato di fallimento, laddove, al contrario, essa ha chiesto e ottenuto dal Tribunale di Roma, con il parere favorevole del pm, l’ammissione al concordato preventivo (procedura volta proprio ad evitare il fallimento), con prospettive concrete di prosecuzione dell’attività editoriale tramite affitto e successiva cessione del ramo aziendale e con salvaguardia di oltre 30 posizioni lavorative. La suddetta fuorviante rappresentazione ingenera grave confusione nel lettore e nei creditori, i quali possono essere indotti a ritenere che non sussistano possibilità di ripresa delle pubblicazioni o di recupero dei rispettivi crediti”.
“Parimenti – si legge nel testo, firmato dall’avvocato Luigi Amerigo Bottai – non risponde al vero che una prima offerta per l’acquisto del giornale fosse pervenuta a Nie dal dr. Arpe”.
Per quanto riguarda le “cause per diffamazione, il piano di concordato presentato da Nie s.p.a. prevede un apposito fondo rischi, in chirografo, cui potranno attingere gli stessi giornalisti quando avranno soddisfatto i danneggiati, come prescritto dalla legge fallimentare”. (Ansa)
Lo precisa la società editrice dell’Unità. E “per le cause di diffamazione c’è un fondo”