Quando la musica non solo rispecchia ma plasma il sentire comune

La “Nazione pop” di Leonardo Varasano

Leonardo Varasano

PERUGIA – Sparta utilizzava la musica per accompagnare, un po’ come le marce militari moderne, il passo cadenzato dei suoi guerrieri, e la musica in generale a Sparta aveva la funzione di rafforzare l’identità nazionale e culturale lacedemone.
Poi, nel corso dei secoli, la musica ha cambiato più volte ruolo e sostanza: musica sacra; musica d’intrattenimento; musica per accompagnare le parole dei trovatori, così come un tempo era stato per quelle degli aedi e rapsodi greci; musica per teatro e per balletto; e via seguitando…
Ma la musica è stata invasiva e pervasiva anche molto prima di essere diffusa ovunque, e senza cesure orarie, da apparati elettronici.
Alta o bassa che fosse, ha rispecchiato le società e le comunità delle varie epoche ma ha anche potentemente contribuito a plasmarle, a determinarne in un certo senso l’identità nazionale, a definirne, in una sorta di feed-back, l’idea di Patria.
È la linea guida di un agile e gustoso saggio di Leonardo Varasano, “Nazione pop. L’idea di Patria attraverso la musica” (Rubbettino, 156 pagine, 16 euro).
Varasano si concentra sulla storia contemporanea italiana. Dalla “Filosofia della musica” di Mazzini, che esalta il ruolo dell’opera lirica nella costruzione di una identità nazionale, agli studi di Roberto Michels sulle “canzoni nazionali” (non semplicemente sugli inni nazionali) alla “nazione pop”, l’idea di comunità nazionale veicolata dalla musica pop, con una epigrammatica e non banale analisi di quel “L’italiano” (noto ormai come “Un italiano vero”) del quale si è riparlato recentemente con un eccesso di enfasi, per farlo poi ripiombare nel silenzio, alla scomparsa di Toto Cutugno; e ancora una ragionata antologia di brani pop , di stile “predicatorio” o inconsapevole, fra Celentano e Rino Gaetano, Battisti e Battiato, De Andrè e Venditti, fino al rap, dove si sublima l’antipolitica…

Toto Cutugno

«Pare poco avvertito, nella sua interezza, il legame, profondo e diacronico tra musica e nazione. Una relazione intensa, ampia e significativa – scrive Varasano – che nei secoli si è manifestata in vario modo. La lezione di Mazzini e di Michels è stata evidentemente dimenticata».
«La musica pop – prosegue – non può essere ridotta alle classiche storie d’amore più o meno a lieto fine, né a sole “canzonette” usa e getta. Esistono anche brani, benché apparentemente dozzinali, che comunque riescono a veicolare contenuti significativi. Il linguaggio musicale, indipendentemente dal minore o maggiore spessore artistico, è un mezzo di comunicazione privilegiato di desideri, valori (e disvalori, a seconda dei casi) di intere generazioni. Lo strumento canzone sa impollinare idee, emozioni e vita, sa produrre un’eco dolcissima o amara. Tra le idee che vengono fatte crescere e diffuse in musica c’è anche quella di nazione».
«Se non ci sforziamo di discernere questa idea di patria carsica, sottintesa e apparentemente impercettibile – conclude Varasano – ne diventiamo solo degli inconsapevoli e passivi recettori. E la nazione da banale si trasforma in pericolosa».
Da leggere. Molto interessante, non solo per chi si interessa di Storia della musica, Sociologia della musica o Storia contemporanea tout court. Perché no, non sono solo canzonette… (giornalistitalia.it)

Giuseppe Mazzarino

CHI È LEONARDO VARASANO

Leonardo Varasano

Leonardo Varasano, perugino, classe 1978, giornalista pubblicista, iscritto dal 27 gennaio 2009 all’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria, è dottore di ricerca in Storia politica dell’età contemporanea e collabora con l’Università degli Studi di Perugia.
È autore del volume “L’Umbria in camicia nera 81922/1943)” (Rubbettino) e di vari saggi di argomento sociologico. Ha curato insieme col politologo Alessandro Campi la riedizione del “Corso di sociologia politica” di Roberto Michels e il volume “Congiure e complotti. Da Machiavelli a Beppe Grillo (ambedue editi da Rubbettino). È assessore alla Cultura del Comune di Perugia. (giornalistitalia.it)

 

 

Un commento

  1. Laura Taramelli

    Gran bel libro. Godibile, ma preciso e approfondito allo stesso tempo.

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