Dal 1° agosto in prepensionamento dopo 11 anni. Mistero sul suo successore

La Gazzetta del Mezzogiorno: via De Tomaso

Giuseppe De Tomaso

BARI – Oggi Giuseppe De Tomaso firma per l’ultima volta da direttore La Gazzetta del Mezzogiorno. È in cassa integrazione, passaggio obbligato, e dal 1° agosto sarà in prepensionamento. È stato uno dei più longevi direttori dello storico quotidiano di Puglia e Basilicata (il secondo, dopo il direttore-editore Raffaele Gorjux), un giornale che nei suoi anni migliori è stato, con il “cugino“ napoletano Il Mattino, la voce del Sud tutto intero, non solo delle due pur importanti Regioni. Ed è stato insieme fortunato e sfortunato.

Giuseppe Mazzarino Componente del Cdr della Gazzetta del Mezzogiorno dal 1989 al 2012

Fortunato per una bella carriera, quasi tutta interna (ma aveva esordito alla scuola di quel gigante e vero Maestro del giornalismo che è stato Mario Gismondi, nel piccolo quotidiano in cooperativa Puglia, ormai scomparso), che gli aveva garantito di svolgere un ruolo di primo piano come commentatore politico, prima di arrivare nel 1999 alla vicedirezione (anch’essa esercitata a lungo) e, nel 2008, alla direzione, succedendo a Lino Patruno, uno dei migliori direttori dopo il mitico Oronzo Valentini, ultimo ad aver guidato la Gazzetta in anni più o meno stabili (ma anche a Patruno toccò gestire crisi non da poco).
Sfortunato perché gli è toccato guidare la caravella Gazzetta per mari perigliosi, passando da un fortunale all’altro, da una crisi all’altra, senza mai avere una solida struttura editoriale alle spalle, perdendo ogni due/tre anni validissimi giornalisti, per gli stati di crisi, senza poterli rimpiazzare se non in minima parte. E ciò nonostante, con una redazione di qualità (e per redazione intendo beninteso tutto il corpo giornalistico: i redattori a tempo pieno, i pubblicisti con contratto part time delle superstiti redazioni decentrate, i collaboratori fissi ex art. 2 del contratto nazionale di lavoro giornalistico, i corrispondenti dai grandi piccoli e piccolissimi paesi di Puglia e Basilicata, la sterminata e malpagata legione dei collaborati pagati a pezzo con 6,30 euro lordi ad articolo pubblicato), ha fronteggiato il drammatico calo delle copie, fenomeno generale che investito tutte le testata cartacee, e della pubblicità, anche per la condizione non certo florida, e sicuramente in arretramento, delle due Regioni di tradizionale insediamento della Gazzetta.

Mario Gismondi

Per un certo periodo dovette convivere con una stravagante “doppia direzione”, inventata dalla proprietà siciliana, che non trovava riscontro nella legge e nel contratto di lavoro giornalistico, e tutto sommato nemmeno nella Costituzione italiana: due direttori con pari poteri e competenze, uno solo dei quali, però (ed era De Tomaso), direttore responsabile; responsabile quindi anche di decisioni paritarie assunte dall’altro e che lui non avrebbe potuto comunque stoppare o revocare.
Una sceneggiata che durò dal maggio 2008 a fine 2011, quando il Comitato di Redazione pose come precondizione necessaria per negoziare l’ennesimo stato di crisi il ristabilimento della legalità e quindi di avere come unico interlocutore per tutti i temi professionali ed attinenti all’organizzazione del lavoro il direttore responsabile. E così finì (aveva fatto abbondanti danni) lo stravagante caso di un potere irresponsabile; più irresponsabile del Presidente della Repubblica che, come è noto, risponde perlomeno di alto tradimento e di attentato alla Costituzione.

Oronzo Valentini

Di formazione politologica, ha dovuto cercare di contemperare la sua vocazione all’analisi dei fenomeni macro e micro della politica e dell’economia (un prezioso valore aggiunto per un giornale che devi scegliere, andando fino all’edicola per comprarlo, non ti arriva gratis sul telefonino e sull’iPad) con il lavoro massacrante, per i ranghi ridotti, alla “macchina” della confezione del giornale. Ed anche alla inesausta mediazione fra le esigenze (economiche ma anche e soprattutto organizzative e contrattuali) dei giornalisti e quelle di una proprietà distante, avara, e rappresentata da “manager” inadeguati e disastrosi. Facendosi dei “nemici” in tutti e due i campi.
La gestione commissariale della Gazzetta – anch’essa totalmente inadeguata, tanto da essersi affidata per una troppo lunga fase iniziale proprio al management autore del disastro economico e gestionale da essa stessa denunciato – non ha preparato in alcun modo la successione, e nelle ultime ore di vigenza dello stato di crisi ex legge 416 ha, di fatto, creato un vuoto molto pesante nel giornale.
A Peppino, come lo abbiamo sempre tutti chiamato, va un ringraziamento per quanto ha fatto in questi lunghi, devastanti anni. E un benvenuto nella “riserva” dei giornalisti in quiescenza. Che giornalisti rimangono, beninteso, e molto possono ancora dare, alla professione ed ai lettori.
Ad maiora, direttore! (giornalistitalia.it)

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