Ennesima “solidarietà” per una redazione stremata. I lettori aumentano, le idee latitano

La Gazzetta del Mezzogiorno: sacrifici infiniti

BARI – Ancora “sacrifici” alla Gazzetta del Mezzogiorno, il quotidiano di riferimento delle comunità di Puglia e Basilicata, amministrato da ormai quasi un anno da commissari nominati dal Tribunale di Catania, sezione misure di prevenzione.
Da oggi, e per tre mesi, la Gazzetta – comunica il Comitato di Redazione, la rappresentanza sindacale di base dei giornalisti – “sarà confezionata da una forza lavoro ridotta. È l’effetto dell’ennesimo «accordo di solidarietà» appena sottoscritto, che fermerà ogni giornalista per sette giorni al mese, fino alla fine di ottobre”.

Giuseppe Mazzarino

A chiedere l’ennesimo massacro delle buste paga (peraltro in ritardo di tre mesi per i dipendenti, mentre i collaboratori “a pezzo” aspettano da più di quattro) è stata la Edisud Spa amministrata dal Tribunale di Catania, sezione misure di prevenzione. “La partecipazione di maggioranza riconducibile all’editore catanese Mario Ciancio Sanfilippo – ricorda il CdR – è sotto sequestro da quasi un anno. Il 19 luglio l’azienda ha depositato al Tribunale di Bari, sezione Fallimentare, una istanza di concordato preventivo che «consente di stringere i tempi per riportare in equilibrio i conti de La Gazzetta del Mezzogiorno»”, come si legge nel comunicato pubblicato pochi giorni fa dal consiglio di amministrazione sulle pagine del giornale. “La procedura avviata chiede il concorso e il sacrificio di tutti, dai creditori alle maestranze, per preludere ad un solido assetto proprietario”, scrivevano gli amministratori giudiziari Angelo Bonomo, Fabrizio Colella e Luciano Modica.
“Mettendo da parte le gravi ripercussioni sulle buste paga – rileva il CdR – le «maestranze» giornalistiche hanno manifestato in primo luogo tutte le loro perplessità sulle possibili ripercussioni sul prodotto giornale che questi tagli avranno. Ma per garantire la continuità aziendale in attesa della predisposizione del piano di concordato, si rende necessario, a detta del Cda, anche intervenire pesantemente sul costo del lavoro. E i giornalisti, ancora in credito di tre mensilità arretrate, ormai «fagocitate» dalle procedure concorsuali, si trovano oggi nella situazione kafkiana di dover accettare dei nuovi sacrifici anche a tutela dei propri crediti. In pratica, contribuire a pagarsi da sé le retribuzioni non percepite”.

Mario Ciancio Sanfilippo

“Del resto, chiedere ai dipendenti di pagare il conto non tanto e non solo della crisi, quanto anche degli errori dei vari management succedutisi durante la proprietà del gruppo Ciancio Sanfilippo  – continua la nota del CdR –  rientra ormai nella migliore tradizione di questo giornale. Negli ultimi sei anni, solo per restare al recente passato, con uno stato di crisi dopo l’altro, sono andati in pensione oltre 36 giornalisti. L’allora direttore generale Franco Capparelli, poi allontanato da Edisud, ma ancora a capo di Mediterranea – la società controllata che raccoglie la pubblicità, la vera «cassaforte» – mentre otteneva i sacrifici di tutti i dipendenti (solidarietà, cassa integrazione, prepensionamenti) garantendo che avrebbero «messo i conti in sicurezza», negli due ultimi anni non versava Tfr e contributi previdenziali. E aveva già pronto un ulteriore piano di tagli dei costi e della forza lavoro per correggere gli effetti di quelli che, evidentemente, erano stati dei suoi errori di previsione: lo dimostrano i conti e gli ennesimi sacrifici che ci vengono richiesti oggi, che si vanno ad aggiungere agli stipendi non pagati, alle irricevibili proposte di tagli lineari del costo del lavoro in assenza di un piano industriale e ai duri confronti che si sono succeduti in questi 11 mesi”.
“L’elenco adesso si allunga. I giornalisti hanno aderito una volta di più all’appello al «senso di responsabilità». È accaduto in passato, si ripete ancora. La speranza è che l’ennesimo sacrificio richiesto non sia vano e che quanto prima il socio di minoranza, la Denver di Valter Mainetti che ha presentato una proposta di acquisto del giornale, per ora dietro le quinte, si manifesti più esplicitamente – evidenzia il CdR – spiegando ai giornalisti e ai poligrafici che giornale ha in mente, presentando un vero piano industriale ed editoriale che possibilmente parli di rilancio e non di soli tagli delle retribuzioni e dei posti di lavoro. L’esperienza fin qui fatta ha infatti dimostrato che la politica dei tagli fine a se stessi può rivelarsi soltanto un suicidio”.
Il CdR denuncia infine “l’assordante silenzio delle istituzioni, della politica, delle imprese”; “il futuro di una voce autorevole per due regioni come Puglia e Basilicata è quanto mai oscuro e la sensazione è che i lavoratori siano stati abbandonati al loro destino”. Anche con nuovi, pesanti sacrifici, i giornalisti, tutti, della Gazzetta del Mezzogiorno sono decisi a continuare a rappresentare le ragioni e gli interessi delle comunità di Puglia e Basilicata, a dar loro voce, e a fornire ai lettori una visione “dal Sud” di fatti e notizie non solo semplicemente “locali”.
Lettori che ci sono, come ha ampiamente dimostrato il successo di vendite delle copie cartacee nelle giornate di distribuzione speciale auto-organizzate dai giornalisti, senza la minima partecipazione editoriale. E che sono potenzialmente molti di più, specie se si varasse un piano di abbonamenti Internet al giornale cartaceo a costi contenuti e concorrenziali con quelli degli altri giornali; cosa che la società editrice non ha mai preso in considerazione. Per non dire del potenziamento dell’edizione on line, che vede la Gazzetta conquistare quote sempre più ampie di lettori e di lettori unici. Grazie, anche qui, ad una redazione di indiscutibile qualità; tutta la redazione, contrattualizzati (con qualsiasi forma di contratto giornalistico) e collaboratori pagati a pezzo; una rete capillare e collaudata che sarebbe criminale impoverire ulteriormente, dopo i forzati esodi di professionalità giornalistiche tutt’altro che esauste.
L’ennesimo ricorso alla “solidarietà” è stato al centro di una vivace assemblea dei giornalisti, lunedì scorso. Alla fine è arrivato, a larga maggioranza, un sofferto sì: 45 voti a favore, 11 contrari, 2 astenuti. (giornalistitalia.it)

 

 

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