PARIGI (Francia) – Il giornalista scrittore Charles Maurras viene cancellato dalla memoria collettiva dei francesi. Il suo nome non deve comparire nemmeno nel libro delle “Commémorations nationales 2018”, immaginato per citare e descrivere personaggi, episodi e circostanze che hanno rappresentato qualche cosa di grande nel Paese. E poiché il volume era già stampato, il ministro Francois Nyssen (che ha la delega per la cultura) ha ritirato l’edizione e provvederà a stamparne un’altra assicurando che sarà “senza macchie”, sotto il segno del “politically correct”.
A pretendere una censura così radicale sono stati i paladini dell’antifascismo militante. Charles Maurras, nato 150 anni fa, nel 1868, è stato un teorico del movimento nazionalista e monarchico “Action francaise”. A suo tempo, non ha lesinato lodi a Mussolini, ha sostenuto il diritto di occupare l’Etiopia e lui stesso ha accettato l’incarico di ministro nel governo filo-nazista di Vichy, presieduto da Pétain. Sbianchettato.
Nel libro delle commemorazioni – un poderoso volume di 200 pagine – compariranno l’alchimista del Quindicesimo secolo Roger de Bussy-Rabutin, l’esploratrice Alessandra David-Néel, prima europea a visitare il Tibet e le favole di La Fontaine. Un capitolo per la Corsica tornata alla Francia, un altro dedicato ai giochi olimpici di Grenoble (del 1968) e il resoconto della pubblicazione del libro di Francois Truffaut sui “baci rubati”.
Comparirà anche Simone di Montfort che guidò la crociata contro gli albigesi, accusati di eresia. Sterminò gente che chiedeva una chiesa povera e vicina ai bisogni della gente, facendoli impalare in piazza ma solo dopo averli obbligati a baciare la croce e a chiedere perdono a Dio per i peccati commessi sulla terra.
Qualche settimana fa, l’editore Gallimard è stato costretto a rinunciare alla pubblicazione di alcune opere di Louis-Ferdinand Céline per le tesi propagandate di sapore esageratamente antisemita.
Non sono servite le obiezioni di chi diceva (a proposito di Céline) e che dice (a proposito di Maurras) che le idee sbagliate si contestano e si correggono con idee giuste. Pretendere di mettere loro il bavaglio, illudendosi di cancellarne gli effetti è velleitario. Perché proprio la censura rappresenta il miglior veicolo per dare loro sviluppo e farle crescere di nascosto.
Del resto, proprio a Parigi, patria dei lumi, è germogliata la Rivoluzione Francese sulla base dei principi di fratellanza, di uguaglianza, ma soprattutto di libertà. Fra i filosofi che hanno determinato quella pagina epocale nella storia del mondo c’era Voltaire, cui si attribuisce la frase più efficace, a difesa delle opinioni altrui.
“Non sono d’accordo in nulla di quello che dici ma sarei disposto a sacrificare anche la vita per consentirti di continuare a dirlo”. Ma erano anni a cavallo fra il Settecento e l’Ottocento: troppo lontani per conservarne il ricordo. (giornalistitalia.it)