ROMA – Basta carcere per i giornalisti e stop alle querele temerarie utilizzate per tentare di far tacere quanti quotidianamente si impegnano per informare la collettività: la Federazione nazionale della stampa ha scelto di scendere in piazza, stamane a Roma, per gridarlo forte e chiaro.
A reggere lo striscione con su scritto, a lettere cubitali, “No bavaglio”, c’erano il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, insieme al segretario generale aggiunto, Carlo Parisi, e al presidente Giuseppe Giulietti. Con loro Michele Albanese, consigliere nazionale della Fnsi con delega alla Legalità, che dal 2014 vive sotto scorta per le minacce della ‘ndrangheta, così come sotto il peso delle minacce sono costretti a vivere Federica Angeli, Paolo Borrometi e Amalia De Simone, anche loro stamane in Piazza delle Cinque Lune. Dove si sono dati appuntamento anche tanti altri colleghi per manifestare contro intimidazioni e richieste di risarcimento danni con importi impensabili. Tra i volti noti, quelli di Sandro Ruotolo e Pietro Suber, della Rai.
«Siamo qui insieme con i colleghi e le colleghe costretti a vivere sotto scorta – ha esordito il segretario generale Fnsi, Raffaele Lorusso, – per chiedere alle istituzioni di tornare ad occuparsi di temi fondamentali per la nostra professione come la riforma del reato di diffamazione, che prevede l’abolizione del carcere per i giornalisti, e il contrasto al fenomeno delle querele temerarie, che con le minacce e le intimidazioni condividono un obiettivo: imbavagliare i giornalisti, la libertà di espressione e il diritto di cronaca».
Durante il sit-in di protesta organizzato dalla Fnsi sono intervenuti anche il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, che ai giornalisti e alle giornaliste in piazza ha espresso «vicinanza e sostegno», il vicepresidente della commissione Antimafia, Claudio Fava, e Rosy Bindi, presidente della commissione: «Siamo convinti che il diritto all’informazione sia un diritto fondamentale – ha detto la Bindi – e per questo le mafie temono il vostro lavoro. Ma non siete soli nella vostra battaglia. Lottiamo insieme contro il malaffare e la corruzione».
Rosy Bindi ha spiegato che “la commissione Antimafia ha fatto un buon lavoro, con una relazione che prende in considerazione i casi di giornalisti minacciati, di editori collusi con la mafia, una relazione che fa nomi e cognomi e che chiede tutele e la garanzia di una lavoro dignitoso per evitare che chi fa il proprio mestiere sia sottoposto a minacce, anche attraverso querele temerarie fatte solo allo scopo di intimidire. La relazione è stata approvata all’unanimità e trasmessa al Parlamento, che ha avviato iniziative legislative. Ora chiediamo alla commissioni parlamentari di comportarsi di conseguenza e di approvare una normativa”.
Presenti anche i presidenti dell’Ordine dei giornalisti nazionale e regionale del Lazio, Enzo Iacopino e Paola Spadari, il presidente della Casagit, Daniele Cerrato, con tutto il consiglio di amministrazione, Alessia Marani, consigliere di amministrazione del Fondo Giornalisti, Alessandro Garimberti e Guido Columba, presidente e leader storico dell’Unci, e numerosi consiglieri nazionali e regionali di tutti gli istituti di categoria. (giornalistitalia.it)
Oggi a Roma con Lorusso, Parisi, Giulietti, Albanese. Con loro Bindi, Fava e Bubbico