ROMA – Una delegazione di giornalisti ha manifestato, questa mattina, davanti all’ingresso della cittadella giudiziaria a Roma per dire “No” alle nuove norme in materia di intercettazioni in discussione in Parlamento.
Il sit-in, organizzato da Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Ordine dei giornalisti del Lazio, Associazione Stampa Romana, Usigrai, associazione Articolo 21 e Comitato No Bavaglio 3, si è svolto in concomitanza con la prima udienza del processo su “Mafia Capitale”.
“Siamo qui perché, senza le intercettazioni, i cittadini non avrebbero saputo nulla di molti scandali, a partire da quello di ‘Mafia Capitale’ – ha spiegato ai cronisti presenti il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso – e per confermare la vicinanza del sindacato dei giornalisti ai 96 colleghi denunciati per il solo fatto di aver tentato di fare luce con il loro lavoro sulle presunte infiltrazioni del malaffare nella vita politica e sociale della Capitale”.
“Solo nel Lazio – ha ricordato la presidente dell’Odg Lazio, Paola Spadari – sono 160 i colleghi minacciati per via del loro lavoro, molti dei quali proprio per aver usato la penna su questa vicenda di ‘Mafia Capitale’. La denuncia dei colleghi che si sono occupati di questo caso non ha precedenti così come l’utilizzo delle denunce per intimidire la categoria. Per questo l’Ordine del Lazio si schiera a sostegno di questa iniziativa del ‘No’ al bavaglio e di tutte le iniziative necessarie a tutelare il diritto dei cittadini ad essere informati”.
Vincenzo Vita, in rappresentanza di Articolo 21, ha invece parlato di “una manifestazione doverosa per segnalare l’assurdità e il pericolo incombente dei vari bavagli che vengono messi alla libertà di informazione. Da una parte la delega al governo sulle intercettazioni, dall’altra l’insidioso testo in via di approvazione sulla diffamazione e più in generale la valanga di querele contro giornalisti ‘rei’ di fare il proprio lavoro informando i cittadini”.
“Consideriamo la delega al governo – ha concluso il segretario Lorusso – su una materia costituzionalmente rilevante come il diritto/dovere di informare un errore e un pericolo. Come ha ben spiegato il professor Rodotà, la delega contenuta nella riforma del processo penale andrebbe stralciata, lasciando in vigore gli strumenti già esistenti a tutela del diritto alla privacy”.
Stamane, davanti alla cittadella giudiziaria di Roma, è stato ribadito il No al bavaglio