TRIESTE – L’Assostampa del Friuli Venezia Giulia esprime solidarietà ai colleghi della “Voce del Popolo”, quotidiano della minoranza italiana in Slovenia e Croazia, che, a causa della crisi finanziaria della casa editrice Edit, ha ridotto il numero di pagine, tagliato i collaboratori esterni, e potrebbe dover affrontare una riduzione del personale.
La presenza della “Voce del Popolo” rappresenta un punto di riferimento per la minoranza italiana, un patrimonio che va tutelato e difeso, così come gli altri organismi d’informazione della Comunità linguistica.
Come ha sottolineato anche il caporedattore responsabile di Radio Capodistria, Aljoša Curavić, in una lettera di solidarietà, le ragioni di vita dell’Edit, ma anche di Radio e TV Capodistria “sono talmente profonde al punto da essere costitutive dello stesso territorio che ora ospita un mare di lingue diverse”.
Riportiamo di seguito anche il testo integrale della lettera del collega Curavić:
“Voglio esprime tutta la solidarietà all’ Edit che attualmente si trova alle prese con una sciagurata crisi finanziaria che rischia di compromettere uno dei progetti giornalistico editoriali italofoni più interessanti e tenaci nel contesto di una realtà italofona, globale e locale, abbastanza in crisi rispetto ad altre realtà linguistiche.
Il progetto giornalistico editoriale EDIT ha contribuito e contribuisce a recuperare e mantenere in vita la lingua italiana su un territorio dove la lingua italiana da realtà dominante è diventata una realtà sommersa, da esplorare con immersioni in apnea, difficoltose e pericolose. Immersioni che non tutti, neanche gli amici oltre l’ex confine Scoffie-Rabuiese, comprendono senza qualche grattacapo storico e psicologico.
Qualche giorno fa, insieme agli amici della Comunità radiotelevisiva italofona, di cui radio Capodistria è uno dei membri fondatori, abbiamo dato vita a Roma ad un seminario incentrato sullo stato di salute della lingua italiana, con particolare riferimento al ruolo dei mass media. È ovvio che le due cose sono imprescindibili: lo stato di salute di una lingua e quello dei mezzi di comunicazione di massa, dei giornali, delle emittenti radiofoniche e televisive, sono due realtà in simbiosi. Un assioma, questo, che vale nel contesto nazionale, ma ancora di più in un contesto che si pone fuori dai confini nazionali, come quello dove si colloca la casa editrice Edit, con il suo quotidiano la Voce del popolo e i suoi libri.
Quando mi trovo a dover spiegare ai miei connazionali d’Italia le ragioni dell’esistenza di una testata giornalistica in Istria e dintorni, ho non poche difficoltà, soprattutto per la refrattarietà con la quale viene recepita una realtà dove le voci e la carta stampata in lingua italiana non sono state inventate per vendere la pizza o la pastasciutta all’estero, ma neanche per decreto degli organi di quel partico comunista jugoslavo che, con la lingua e le genti italiane rimaste in queste terre, giocarono la carta della promozione di regime da tradurre in italiano.
Le ragioni di vita dell’EDIT, ma anche di Radio e TV Capodistria, che con l’EDIT condividono la stessa missione di recupero e tutela della lingua, di impiego per i nostri connazionali, e le stesse peripezie storiche, anche se con diverse vicissitudini gestionali, sono talmente profonde al punto da essere costitutive dello stesso territorio che ora ospita un mare di lingue diverse.
Un mare che noi quotidianamente esploriamo, in perpetua crisi di ossigeno, per tessere, rispecchiare, riflette un fondale affascinante che, senza la nostra scrittura e le nostre voci, rimarrebbe un cimitero. Uno fra tanti”.