RIMINI – “Non scontro ideologico, ma ruolo paritario tra lavoro e capitale nel pieno rispetto della dignità umana e professionale dei lavoratori”. La Cisal festeggia il suo 60° compleanno rinnovando la sua scelta di “libertà e indipendenza al fianco dei lavoratori grazie all’autonomia del sindacato dalla politica”. Il segretario generale Francesco Cavallaro – che è anche giornalista e consigliere nazionale della Fnsi – riassume, così, la linea da cui trae forza e credibilità la Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori che oggi e domani, all’Hotel Savoia di Rimini, riunisce il Consiglio Nazionale per approvare il bilancio e definire le strategie dell’azione sindacale: “dalla riforma della legge Fornero, che continua a manifestare i suoi devastanti effetti creando squilibri inaccettabili, alle mancate risposte del Jobs act, alla grave piaga della disoccupazione giovanile; dalla riforma del pubblico impiego all’esigenza di una vera riforma del fisco senza la quale ogni altra riforma finisce per risultare inefficace”.
“Dalla crisi finanziaria – fa notare Cavallaro – saremmo già potuti uscire, ma il debito pubblico, che anche quest’anno rischia di aumentare, rappresenta la vera palla al piede di un Paese incapace di drenare gli oltre 120 miliardi di evasione fiscale con una vera e radicale riforma”.
Un anniversario d’impegno, dunque, “nel segno della tradizione, ma con la disincantata convinzione che bisogna rivoluzionare il modo di fare sindacato”. La Cisal, che il 29 agosto scorso la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha ammesso a pieno titolo nel Cnel, conferendole il riconoscimento di principale organizzazione sindacale autonoma del Paese e tra le quattro più rappresentative in assoluto, rilancia “la sfida per il riequilibrio del rapporto tra lavoro e impresa in un Paese devastato dalla crisi e dalle inefficaci politiche del lavoro e del welfare messe in campo da governi spesso distanti dai reali bisogni dei cittadini che hanno messo in ginocchio migliaia di imprese e cancellato circa un milione di posti di lavoro”.
Se il 24 ottobre 1957 la scelta dell’autonomia ha portato alla costituzione del sindacato autonomo per sostenere l’unità del mondo del lavoro, a prescindere dalle idee politiche dei singoli, 60 anni dopo la Cisal si dice “fiera di essersi sottratta allo tsunami della crisi dei valori, della frammentazione e dell’incoerenza della politica che hanno, di conseguenza, portato ad una crisi dei partiti e dei sindacati tradizionali, considerati sempre più distanti dai bisogni reali dei lavoratori”.
“Una crisi d’identità – spiega il segretario generale della Cisal – vissuta da una parte crescente di lavoratori che non si sente più rappresentata dai partiti tradizionali e dai sindacati da essi ispirati e, purtroppo spesso, utilizzati e strumentalizzati ai soli fini elettorali. Un mare in tempesta nel quale la Cisal, in virtù della forza della propria autonomia, è riuscita sempre a tenere la barra dritta costituendo una certezza per quanti, lavoratori o pensionati, si ritrovano quotidianamente a combattere per la difesa dei propri diritti e la ricerca di nuove opportunità”.
“Quanto al futuro, l’organizzazione del lavoro – sottolinea Cavallaro – è già cambiata e cambierà ancora di più nei prossimi anni. Cambieranno la qualità del lavoro, con una miriade di problemi in termini di formazione e di riconversione professionale, e la sua quantità, in termini di articolazione degli orari e di gestione del tempo. Cambieranno le sedi di lavoro, le fabbriche, gli uffici per effetto della rapida circolazione delle informazioni e della potenziale capacità tecnologica di utilizzarle dal proprio domicilio. Cambierà ancora il tradizionale rapporto tra industria, agricoltura, servizi e terziario con una pubblica amministrazione che deve finalmente tenere il passo. Non potranno non cambiare la scuola, la famiglia, il tempo libero e quindi l’uomo, la sua cultura, i suoi bisogni, la sua mentalità, il suo stesso modo di essere”.
“Non potrà non cambiare, quindi, – sottolinea il segretario generale della Cisal – anche e soprattutto il sindacato. Con un atto di umiltà il sindacato, tutto il sindacato, dovrebbe recuperare il terreno perduto per essere finalmente in grado di rappresentare vecchi e nuovi bisogni e di offrirsi ai lavoratori come sindacato senza aggettivi”.
“Con un debito pubblico fermo ad oltre il 133% del Pil – spiega Cavallaro – è quanto mai necessaria una riforma fiscale coraggiosa ed organica che, introducendo strutturalmente nel sistema il cosiddetto contrasto di interessi, affidi al cittadino il controllo di legalità premiandolo con la detrazione delle spese sostenute. Per il resto, la legge di Bilancio, pur contenendo alcune iniziative condivisibili (decontribuzione del 50% triennale per l’assunzione dei giovani), delude per il misero aumento (meno di 30 euro netti dopo 10 anni di blocco) nel rinnovo dei contratti pubblici, così come per le mancate risposte sulla previdenza, principale e complementare, in particolare sul perverso meccanismo dell’aumento dell’età pensionabile legata, senza alcuna differenza per il tipo di lavoro svolto, alla cosiddetta speranza di vita e con l’assurda discriminazione tra pubblico e privato”.
Altro tema di scottante attualità è la crisi occupazionale che interessa soprattutto i giovani del Sud. A tal proposito Cavallaro punta l’indice sulle “mancate risposte del Jobs act, in particolare per la parte di welfare attivo (presa in carico del lavoratore, formazione ricollocamento). Il ‘governo’ del cosiddetto mercato del lavoro, per la Cisal deve certamente tendere alla stabilità, ma non deve altresì sottovalutare la assoluta priorità di creare nuova occupazione attraverso investimenti mirati e produttivi per quantità e qualità”.
Quanto ai contratti del pubblico impiego (nonostante il ricorso, promosso e vinto dalla Cisal), Cavallaro ricorda che “si naviga in un mare di contraddizioni e comunque stenta a concludersi, in termini accettabili, dopo 10 anni di blocco: si parla dei famosi 85 euro lordi, medi annui (meno di 30 netti). Si supererebbe il problema del bonus degli 80 euro, che quindi non verrebbero intaccati, ma si sottovalutano le conseguenze sul piano della legittimità”.
In materia previdenziale, il segretario generale ricorda che “la Cisal ha avanzato, inascoltata, fondamentali proposte come quella, pregiudiziale, della separazione tra previdenza ed assistenza; del blocco e della revisione del riferimento indiscriminato alla speranza di vita e dell’altrettanto assurda discriminazione fiscale tra privato e pubblico per le pensioni complementari”.
Infine, in materia di spending review, Cavallaro denuncia che “il Governo prevede tagli per circa 3,5 miliardi a carico dei ministeri, ma non precisa se quelli già previsti nelle precedenti finanziarie siano realmente avvenuti”. (giornalistitalia.it)