MOSCA (Russia) – La Russia “merita un futuro migliore, merita libertà di espressione”. Più di 200 giornalisti del quotidiano russo Kommersant hanno firmato una lettera aperta ai lettori, pubblicata su Facebook, per protestare contro il licenziamento dei due colleghi Maksim Ivanov e Ivan Safronov – noto per le sue importanti inchieste nel settore della difesa – contro cui ieri si sono dimessi undici colleghi, l’intero servizio politico della testata.
Ivanov e Safronov sono stati licenziati in seguito alla pubblicazione, il mese scorso, di un articolo in cui si anticipava un possibile cambio della guardia alla presidenza del Consiglio della Federazione, con il direttore dei servizi esteri dell’Svr Sergei Naryskin destinato a prendere il posto di Valentina Matvienko.
Gli azionisti (l’editore è il tycoon di origine uzbeka e vicino al Cremlino Alisher Usmanov, ndr) stanno distruggendo una delle migliori testate in Russia per risultati politici a breve termine”, denunciano.
Il licenziamento dei due giornalisti con alle spalle anni di esperienza, e dieci anni di lavoro a Kommersant, è “un ovvio atto di repressione della libertà di espressione in Russia”, “un esempio di pressioni dirette contro i giornalisti”, scrivono i colleghi. È “nostro dovere informare i lettori che Kommersant non sarà in grado di informare sulla politica interna. I lettori e gli inserzionisti non potranno fruire della copertura imparziale e di alta qualità degli eventi di politica interna e non siamo in grado di dire per quanto durerà questa situazione”, sottolineano i giornalisti che hanno firmato la lettera.
Il direttore, che fa anche parte del consiglio di amministrazione, ha nel frattempo reso noto di aver accettato le dimissioni degli undici giornalisti del servizio politico precisando che il licenziamento di Ivanov e Safronov è dovuto a una “violazione degli standard editoriali” del quotidiano con l’articolo su Mativienko.
Si tratta di una questione “di natura esclusivamente societaria”, ha quindi dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, escludendo il coinvolgimento di organi di governo russo, violazioni delle leggi sui media o un atto di intimidazione dei giornalisti. Peskov ha lodato le doti professionali di Safronov come uno dei “giornalisti più talentuosi e professionali” con cui siamo entrati in contatto.
Usmanov nega di aver avuto alcun ruolo nel licenziamento che dice di aver appreso dai media. Ma oltre a quanto hanno riferito i diretti interessati, fonti citate dal sito di notizie Meduza spiegano che l’editore si era talmente arrabbiato per l’articolo che era sua intenzione licenziare anche il direttore. È la prima volta nella turbolenta storia del quotidiano rifondato nel 1989 sotto la direzione di Vladimir Yakovlev che viene registrata una rottura tanto netta fra i giornalisti e l’editore. (adnkronos)
Oltre 200 giornalisti al fianco dei 2 colleghi licenziati e del Servizio dimissionario