BEIRUT (Libano) – Prima di essere ucciso nel Consolato saudita a Istanbul, il giornalista Jamal Khashoggi era impegnato nella promozione di un percorso di “riconciliazione tra le società civili iraniane e saudite”, che fosse in grado di “contrastare i rischi di un conflitto tra i due paesi attraverso voci moderate e ragionevoli”: è quanto emerge da un articolo, mai terminato e quindi mai pubblicato, scritto all’inizio del 2018 da Khashoggi a quattro mani con un attivista iraniano per i diritti umani. Lo rivela Middle East Eye, che ha ottenuto una bozza dell’articolo dall’attivista, il quale preferisce rimanere anonimo.
L’articolo, scritto in seguito ad un fitto scambio di mail tra i due avvenuto tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018, chiede apertamente ai governi di Riad e Teheran di “smetterla di immischiarsi negli affari di altri Paesi”, citando poi il coinvolgimento di entrambi nelle guerre in Siria e Yemen, che hanno causato centinaia di migliaia di morti.
Khashoggi nell’articolo avvertiva che “i nostri governi stanno scavando in un contesto che presto potrebbe esplodere e provocare conseguenze peggiori di quelle che vediamo”. L’ex collaboratore del Washington Post insisteva poi sulla necessità che “i nostri popoli costituiscano la voce della moderazione e della ragionevolezza, diffondendo mutua comprensione”.
L’articolo, che invita i governi dei due paesi a “rispettare i diritti della propria gente”, insiste particolarmente sulla condotta regionale di Teheran e Riad. “L’Iran – scriveva Khashoggi – ha inviato le sue truppe e ha fornito sostegno finanziario ad un tiranno assassino, responsabile del massacro di centinaia di migliaia di cittadini del suo stesso paese”. Per quel che riguarda l’Arabia Saudita, Kashoggi scriveva della “campagna di attacchi e bombardamenti indiscriminati, nell’ambito di un crudele assedio ai danni di un intero paese (lo Yemen, ndr)”.
Secondo la testimonianza di un amico comune dei due autori, l’articolo avrebbe dovuto essere il primo di una serie, volta a promuovere il dialogo tra le comunità iraniane e saudite in esilio negli Stati Uniti.
Si decise, però, di non pubblicarlo per ragioni di sicurezza: alcuni esiliati iraniani, interpellati sulla loro disponibilità ad aprire questo canale di dialogo tra intellettuali, temevano la vicinanza di Khashoggi al governo di Riad – che fino a quattro anni fa era un habitué del palazzo reale, ed aveva inizialmente sostenuto l’intervento saudita in Yemen – e si dichiararono indisponibili ad associare pubblicamente il loro nome a quello del giornalista saudita. (agi)
Sul Middle East Eye una bozza dell’articolo dell’ex collaboratore del Washington Post