STOCCOLMA (Svezia) – La corte di appello di Stoccolma ha confermato il mandato di arresto nei confronti del fondatore di Wikileaks, Julian Assange, nell’ambito di un caso di molestie sessuali. La corte ha respinto l’appello, che chiedeva di annullare l’ordine di cattura internazionale, considerando Assange ancora sospettato e a rischio fuga.
Assange è “ospite” nell’ambasciata dell’Ecuador di Londra da due anni, se uscisse scatterebbe l’estradizione verso la Svezia.
La corte ha, inoltre, rigettato la tesi della difesa, che accusa la Svezia di aver “di fatto incarcerato” Assange nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra – dove l’australiano risiede da due anni -.
“Assange può lasciare l’ambasciata se vuole”, scrive la corte, consapevole che l’uscita dalla sede diplomatica farebbe scattare l’estradizione in Svezia.
“Julian è fiducioso che alla fine vincerà” e “confida sul fatto che nel lungo periodo arriverà una vittoria legale, perché la legge svedese, quella internazionale ed europea è dalla sua parte”: lo ha detto uno dei legali del fondatore di Wikileaks, Per Samuelson, ai media svedesi. (Ansa)
La Corte di appello di Stoccolma ha respinto il ricorso del “papà” di Wikileaks