IL CAIRO (Egitto) – “Devastato e indignato”. Si sente così il giornalista australiano di al-Jazeera Peter Greste condannato lunedì a sette anni di carcere in Egitto insieme ai colleghi Mohamed Fadel Fahmy e Baher Mohamed per diffusione di notizie false e sostegno dei Fratelli Musulmani, considerati dal Cairo un’organizzazione terroristica.
In dichiarazioni rilasciate dal corrispondente ai fratelli Mike e Andrew, che poi le hanno diffuse su Facebook, Peter Greste ha detto che il processo contro l’emittente del Qatar è stato un “tentativo di utilizzare il tribunale per intimidire e mettere a tacere le voci critiche dei media” in Egitto.
“In tutto questo processo, il pubblico ministero non ha mai presentato prove concrete a sostegno delle accuse oltraggiose contro di noi – prosegue – Allo stesso tempo i nostri avvocati hanno evidenziato innumerevoli errori procedurali, irregolarità e abusi nel processo”, si legge su Facebook.
Per questo, prosegue, “ho intenzione di fare tutto il possibile e prendere in considerazione tutte le possibili misure per ribaltare la sentenza”. Anche perché, sostiene Greste, “la sentenza conferma che non si è trattato solo di un processo contro di noi. La nostra libertà, e soprattutto la libertà di stampa in Egitto, non potrà mai esserci senza la pressione degli individui, dei gruppi per i diritti umani, i governi e tutti coloro che comprendono l’importanza fondamentale di una stampa libera per la nascente democrazia egiziana”.
Infine il giornalista australiano ha detto che lui e i suoi colleghi in carcere sono “grati per il sostegno straordinario e senza precedenti che innumerevoli persone ci hanno offerto durante questo calvario. Ci ha mantenuto forti e continua a farlo. Dobbiamo tutti restare impegnati per combattere questa ingiustizia per tutto il tempo necessario”. (Aki)
Lo sfogo su Facebook di uno dei 3 giornalisti condannati a 7 anni di carcere in Egitto