BEIRUT (Libano) – Lo scorso 24 novembre, nella sorpresa generale, il famoso giornalista, artista, sceneggiatore e drammaturgo libanese è stato arrestato a Beirut. L’accusa è di quelle sensibili in Libano, perché ad Itani è stato imputato di condurre attività di spionaggio su giornalisti, intellettuali e ministri libanesi per conto del Mossad, l’agenzia di intelligence israeliana. Il Libano considera un nemico Israele, con il quale è ancora formalmente in guerra.
Secondo la Sicurezza interna libanese, Itani avrebbe confessato le sue responsabilità, prima che nel suo appartamento nella capitale libanese fossero ritrovate “alcune droghe, quattro computer e cinque cellulari, con all’interno delle informazioni segrete”. Al giornalista libanese, in stato di arresto e in attesa di rinvio a giudizio, non è ancora stato messo a disposizione un avvocato.
Il Mossad ha una lunga storia di reclutamento di spie nei paesi arabi, dagli anni ’50 in poi. Itani sembra, però, discostarsi dall’archetipo classico di “risorsa” israeliana, che storicamente corrisponde a qualcuno che sia in grado di infiltrarsi nei circoli ristretti delle elites politiche e militari di un dato paese arabo. Secondo dei dispacci dell’intelligence libanese ottenuti da Al Jazeera, Itani sarebbe stato tuttavia adescato da una donna, di nazionalità svedese: una delle modalità di reclutamento più utilizzate dall’agenzia israeliana. Ci sarebbe anche una confessione video, in cui Itani, che è sposato, spiega come il Mossad lo abbia ricattato mostrandogli delle foto inequivocabili della relazione avuta con questa donna, costringendolo di fatto a lavorare per Israele.
Secondo Pierre Abi Saab, vice direttore del quotidiano Al Akhbar (con posizioni vicine a Hezbollah), il caso di Itani si inserisce all’interno di una nuova strategia d’intelligence israeliana, volta alla normalizzazione di Israele “nella cultura politica araba”. Prima degli accordi di pace firmati con l’Egitto (1979) e la Giordania (1994), il Mossad operava nei paesi arabi ed anche europei in libertà, talvolta uccidendo quelli che riteneva dei soggetti in grado di metterne a rischio la sicurezza. Per questo nel 1972 è stato assassinato, proprio a Beirut, l’intellettuale palestinese Ghassan Kanafani, o lo scienziato nucleare egiziano Yahya al Mashad, a Parigi nel 1982. Con la firma dei trattati di pace e la costruzione di rapporti diplomatici informali, il Mossad è tornata a concentrarsi più su figure palestinesi all’interno dei territori occupati.
Oggi lo scenario delle alleanze è diverso: Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Giordania sono, a diversi livelli di intensità, tutti paesi alleati di Israele, o i cui interessi regionali sono convergenti, specie in riferimento alla comune percezione di una minaccia egemonica iraniana. Il Mossad collabora con i servizi di intelligence di questi paesi, per penetrare all’interno di gruppi come al Qaeda o in quelli palestinesi, come Hamas.
Insomma, secondo Abi Saab, il Mossad – essendosi assicurata la collaborazione di gran parte dei paesi arabi – è oggi più concentrato all’indurre cambiamenti nella narrazione su Israele, concentrandosi quindi sul reclutamento di personaggi del mondo culturale, dello spettacolo e del cinema, come Itani, e volgendo così a suo vantaggio la relativa libertà d’espressione di cui si gode nel Paese dei Cedri.
Itani ha lavorato per anni come giornalista, prima di dedicarsi alla scrittura di commedie, di opere teatrali e di sketch. In Libano è molto popolare, ed alcuni suoi amici intervistati da Al Jazeera ne hanno descritto le vedute politiche come “nazionaliste e progressiste”. Secondo un suo ex collega, il giornalista Radwan Mortada di Al Akhbar, Itani ha sempre avuto posizioni politiche mutevoli: tempo fa sarebbe stato un sostenitore dell’alleanza 8 marzo, quella che comprende anche Hezbollah e il principale partito cristiano del Paese, quello fondato dal presidente Michel Aoun; poi, sarebbe passato nel campo dei nazionalisti nasseriani, per finire col sostenere l’alleanza 14 marzo, quella del premier Saad Hariri e dei suoi alleati cristiani.
Itani si era esposto in prima persona qualche settimana fa, difendendo una serie di artisti e registi libanesi accusati di aver collaborato e di essersi recati in Israele (nel quale i cittadini libanesi non possono andare), ultimo dei quali il regista de “l’Insulto”, Ziad Doueiri.
Secondo l’ex agente della Cia, Robert Baer, che ha lavorato in Medioriente per decenni, reclutando diverse spie nel mondo arabo, Itani non rispecchia il profilo di qualcuno a cui le agenzie di intelligence e contro intelligence potrebbero interessarsi. Tuttavia, non esclude che il giornalista possa essere stato utilizzato dal Mossad come agente secondario, come “risorsa d’accesso”, funzionale a raggiungerne una più fruttuosa all’interno del Libano. (agi)