ROMA – L’Italia è in ginocchio, il Sud è in agonia, per la Calabria, tra le regioni più derelitte, si profila la perdita di ogni possibile speranza di ripresa. Il rapporto Svimez 2015 è impietoso, fa salire i brividi alla schiena a tutti se si pensa che dietro l’angolo c’è lo spettro di un inesorabile fenomeno: la povertà.
Matteo Renzi ed i ministri Pier Carlo Padovan e Giuliano Poletti farebbero bene a dare sin d’oggi un’utile destinazione alle loro vacanze estive, chiudendosi all’interno di una Certosa, lontani da ogni insidia, per meditare e discutere sui guai che hanno saputo ben confezionare e sulla necessità di riflettere sul possibile recupero di un piano di ripresa volto a superare il, purtroppo già collaudato e ahimè funzionante, sistema di un’Italia “a due velocità”: quella voluta e sostenuta dalla Lega Nord, che è riuscita nell’intento di orientare le attenzioni di ogni Governo sul Nord e lasciare le mollichine al Sud.
Il Paese che a questo punto invoca una inderogabile ed immediata inversione di rotta sul modo di fare politica dell’attuale maggioranza, vuole sapere come uscire dal sottosviluppo permanente, dal problema legato agli scarsi consumi, dalla crisi dell’occupazione e dal rischio povertà.
È arrivato il momento di capire se per Renzi la Calabria, ad esempio, che da anni sopporta un assurdo isolamento, ha seri motivi per richiamare l’attenzione sua e del Governo con un’Agenda che contenga le soluzioni più adeguate per dare speranza ad una regione che ha tutto il diritto di evitare un vero e proprio tsunami.
Pil, reddito, blocco del reddito e disoccupazione, quest’ultima ormai attestata oltre il 25% (in Calabria oltre il 35%), sono il frutto della più fallimentare politica degli ultimi anni e che ha finito con lo spianare la strada verso la povertà. C’è anche una terapia per tentare di aprire un varco ad un nuovo sistema di attendere ai bisogni più immediati degli italiani e che Matteo Renzi ha sempre bocciato ed è la riforma delle riforme: quella fiscale, basata sul contrasto di interessi, unico strumento per una vera lotta all’evasione fiscale e contributiva, al lavoro nero, alla corruzione, dimenticando che i contribuenti onesti (lavoratori dipendenti e pensionati in particolare) continueranno a pagare anche per i disonesti che continueranno ad evadere qualcosa come 180 miliardi l’anno.
In tutto questo continua a prevelare l’idea che il Nord sia l’area più intelligente e produttiva dal punto di vista imprenditoriale del Paese mentre il Sud viene accusato di continuare a vivere la più deprimente cultura dell’assistenzialismo e degli sprechi.
Una pezza, in questa direzione, non sono riusciti a metterla neanche i parlamentari del Sud che anzi hanno finito, con la loro indifferenza, apatia e incapacità a fare, indirettamente, il gioco della Lega Nord. Ed in assenza di un adeguato strumento di contrasto sul certificato collasso economico si spalanca soltanto la porta alla povertà, anticamera della fine di una fin troppo inseguita speranza che territori come la Calabria non meritano.
Francesco Cavallaro
Segretario Generale della Cisal