BAGHDAD (Iraq) – Ancora sangue sull’informazione irachena: Raad al Jubbouri, giornalista molto critico nei confronti del governo, è stato ucciso nella sua casa di Baghdad. Sconosciuta l’identità degli assassini, con i quali il giornalista, più volte minacciato in passato, ha avuto una collutazione prima di essere colpito al petto da un proiettile. Un solo proiettile dritto al cuore, ma in una foto del cadavere scattata dal fotoreporter di un’agenzia di stampa, che ha deciso di non divulgarla, sul volto si notano i segni evidenti di un’aggressione. Suo fratello, Ahmed al-Jubbouri ha detto in un’intervista che “ha pagato il prezzo di essere un giornalista in Iraq”.
Raad al Jubbouri era il conduttore di un canale televisivo locale, Al Rasheed, e firmava editoriali molto critici sulla corruzione, che lui definiva sistemica, nelle istituzioni irachene per il quotidiano locale Azzaman.
“Ha pagato a caro prezzo il fatto di essere un giornalista in Iraq”, afferma il fratello Ahmed.
Non è, d’altro canto, un mistero, che l’Iraq è tra i Paesi più pericolosi al mondo per i giornalisti: è al 156° posto su 180 nella classifica mondiale della libertà di stampa di Reporter Senza Frontiere e secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) sono 15 i reporter uccisi in Iraq dal 2013.
Conduttore di una tv ed editorialista di un giornale locale, era critico con il governo