ROMA – Pd al lavoro sul ddl di riforma del processo penale che contiene anche la delega al Governo in materia di intercettazioni. Scade oggi alle 13 il termine per gli emendamenti e sul fronte degli ascolti si va verso una ulteriore specificazione dei principi guida. Resterebbe reato punito con la reclusione non superiore a quattro anni, si apprende, la diffusione, al solo scopo di diffamare un privato, delle registrazioni fraudolente (quelle carpite di nascosto, che non coincidono con le captatio a cui non è stato dato un consenso esplicito e che possono essere legittime, viene puntualizzato), ma si starebbe lavorando a mettere nero su bianco, nei principi da indicare all’Esecutivo, che restano fuori tutte le registrazioni che possono essere utilizzate davanti all’autorità giudiziaria (non solo quelle che hanno valenza di per sé di prova, dunque) e per l’esercizio del diritto di difesa così come gli ascolti necessari per esercitare il diritto di cronaca o praticati nell’esercizio legittimo di una professione riconosciuta.
Quanto alle polemiche di questi giorni, sulla norma che avrebbe trovato critiche anche nella minoranza Pd, si getta acqua sul fuoco, ma nella maggioranza, si difende, alla pari degli altri diritti, il rispetto della riservatezza. E lo si fa con un esempio fra tutti: senza regola alcuna si darebbe ad un qualsiasi privato un potere che supera quello del pubblico ministero che deve essere autorizzato dal giudice per poter intercettare la conversazione di privati ignari di essere ascoltati. Nel nostro ordinamento, infatti, senza di gravi indizi di reato, si sottolinea ancora, la polizia giudiziaria non può essere autorizzata dal magistrato a mettere le cimici per ascoltare una conversazione fra privati e su questo nessuno è insorto.
Il diritto di cronaca non è mai stato messo in discussione, si ribadisce. Nessuna marcia indietro, insomma, viene ancora sottolineato, ma la volontà di specificare meglio al Governo delegato le indicazioni del Parlamento. Quanto a Ncd, viene spiegato in ambienti di Centrodestra, è chiaro che noi sul principio non arretriamo. A noi la norma va bene così, si sottolinea, vediamo quello che verrà presentato in Aula e faremo le nostre valutazioni.
Sul tema delle intercettazioni, ieri, è intervenuto, dalle pagine de “La Stampa” anche il garante della privacy Soro: “in questione non è il diritto dei giornalisti di pubblicare notizie di rilevanza pubblica, anche se non strettamente attinenti al processo. E nemmeno la messa in onda di video e colloqui su cui si basano trasmissioni come le Iene. Il discorso è molto più ampio: si tratta di tutelare il diritto alla vita privata dei cittadini troppe volte violato. C’è un crescendo di violazioni di cui non ci rendiamo conto”. Quindi fa un esempio: i software spia “che possono esser inoculati nei nostri smartphone e computer consentendo di accedere a tutto ciò che vi è contenuto” e che può essere dato alla stampa o può servire per ricattare. Un intervento, quello di Soro, sottolineato e apprezzato in ambienti di Governo. (Agi)
Dal canto suo, il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, ha confermato che “non c’è alcun bavaglio, stiamo affrontando in Parlamento una delega che riguarda tutto il processo penale”.
Il ministro sostiene, infatti, che “la norma in discussione dice che i privati non possono essere più liberi nell’intercettare di quanto può fare la magistratura. Poi, se si riterrà di precisarla meglio perchè sia più chiara lo faremo in aula. Questo è solo un primo passaggio di un iter parlamentare. Se le intercettazioni sono irrilevanti non finiscano sui giornali”.
Scade oggi il termine per gli emendamenti. Resterebbe il reato punibile fino a 4 anni