RENDE (Cosenza) – Un articolo sulla campagna elettorale per il rinnovo del consiglio studentesco dell’Università della Calabria gli costa insulti e ingiurie. Il protagonista di questa vicenda, suo malgrado, è Matteo Dalena, giornalista che collabora con la redazione cosentina della “Gazzetta del Sud”. Cosa è successo? È successo che Dalena, sulle pagine della Gazzetta, ha scritto di un video realizzato da una lista per sostenere il proprio candidato alle elezioni per il rinnovo delle rappresentanze studentesche del Campus universitario di Arcavacata, alle porte di Cosenza. Fin qui tutto ok.
La notizia è che la lista in questione ha prodotto e poi diffuso sul web uno spot elettorale che si ispira al film “Il Padrino” e nel quale uno studente tradito da alcuni colleghi, colpevoli, a suo dire, di non avergli passato una prova d’esame come d’accordo, si rivolge al “guappo” chiedendogli di punire gli stessi.
Il giovane “boss”, che è gestore del sistema di digitalizzazione degli esami, propone così di cancellare dalle carriere universitarie dei colleghi proprio quell’esame oggetto di tanta discordia, ma in cambio esige la più completa sottomissione e, in aggiunta, pretende che lo studente voti il proprio candidato alle prossime elezioni universitarie. Candidato promosso dal finto boss e commissionante sono, però, la stessa persona. Una scelta che ha fatto discutere e fin qui tutto nella norma.
Quello che non va bene è che, dopo l’articolo, candidati e sostenitori della lista promotrice del discusso video hanno movimentato la bacheca Facebook del proprio capolista con una serie d’insulti a danno del giornalista, promettendo indagini in forma privata volte ad accertare alcuni aspetti riguardanti la carriera giornalistica e universitaria di Matteo Dalena. Lo stesso, oltre ad essere collaboratore della citata testata giornalistica, è cultore della materia in Storia moderna presso il Dipartimento di studi umanistici dell’Unical, attività quest’ultima non retribuita, ma che gli permette di arricchire il proprio curriculum in perfetta coerenza con uno dei suoi più grandi interessi, la storia.
Via alle insinuazioni pubbliche su come mai il giornalista abbia questo ruolo, qualcuno gli fa i conti in tasca. La cosa più sgradevole per Matteo è, però, legata al nome del padre. Pietro Dalena, papà del giornalista, è solo un omonimo dell’autorevole docente Unical che insegna proprio materie storiche nell’ateneo, ma fra quest’ultimo e Matteo non c’è nessun grado parentela. Al popolo del web questo non interessa e giù a scrivere commenti contro il giornalista, reo, a loro parere, non solo di essere prezzolato ma anche di essere un raccomandato per via dell’importante (non) padre.
«Finché si tratta di critiche, anche aspre, al mio articolo e sui contenuti – spiega un amareggiato Matteo Dalena a Giornalisti Italia – le accetto. Quello che diventa inaccettabile è il processo di scavo nella mia precaria vita lavorativa alla ricerca di qualche elemento per minare la mia credibilità giornalistica. Sia per quanto riguarda la mia attività di giornalista, sia per la mia attività all’interno dell’Università della Calabria, ho sempre fatto affidamento sulle mie uniche forze. Se questi insulti e queste insinuazioni dovessero andare avanti sarò costretto a querelare chi le diffonde. Spero che queste voci si fermino da sole e che ritorni il buon senso».
Francesco Cangemi
Matteo è stato mio alunno al Liceo Classico Europeo. L’ho conosciuto come ragazzo corretto e appassionato. Le successive occasioni di rivederlo che ho avuto non hanno fatto che confermare questa mia opinione, anzi ho potuto rendermi conto che gli anni hanno arricchito col valore della maturità il profilo della sua personalità, facondone un giovane lavoratore serio, in una professione difficile.
È davvero deprecabile che sia stato attaccato, e per giunta con argomenti infondati.