La dichiarazione programmatica della presidente approvata dal Consiglio Generale

Inpgi: strada stretta, ma la sfida può essere vinta

Marina Macelloni

Marina Macelloni (Foto Giornalisti Italia)

InpgiROMA – La crisi del sistema dell’informazione, in atto ormai da molti anni, ha avuto un impatto violento sui bilanci dell’Inpgi, nonostante le azioni messe in campo negli anni passati. Ne è testimonianza anche il bilancio 2015 che chiude con un disavanzo della gestione previdenziale di 111,9 milioni.
Questa situazione di partenza rende difficile e senza appello la sfida che abbiamo di fronte come amministratori e rende allo stesso tempo obbligata la strada da percorrere. L’obiettivo deve essere quello di mettere in sicurezza il conto economico e lo stato patrimoniale dell’Istituto per rispettare gli obblighi di legge e per poter garantire tutte le prestazioni anche in futuro. Solo la stabilità prospettica dei bilanci ci consentirà di essere, anche per le generazioni future, un punto di riferimento solidale, un pilastro fondamentale per la serenità e il benessere dei giornalisti che sono in pensione e di quelli che ci andranno nei prossimi anni, un argine autentico agli effetti della crisi sulla vita delle persone e infine una garanzia solida per l’autonomia della nostra professione.
Questo è l’Inpgi che ereditiamo e che dobbiamo impegnarci a salvaguardare.

LA RIFORMA

Il primo passaggio cruciale per misurare la nostra capacità di restare protagonisti del sistema sarà il completamento della riforma delle prestazioni secondo le indicazioni ricevute dai Ministeri vigilanti. Il nostro lavoro si inserisce in un dibattito ampio che sta investendo tutto il Paese e di cui non potremo non tenere conto. Temi come flessibilità in uscita, qualità delle prestazioni future, aspettativa di vita, patto tra generazioni sono entrati nel linguaggio comune e influenzano la vita politica non solo in Italia ma in tutta Europa. Anche noi dobbiamo dare risposte serie e credibili alle attese dei nostri iscritti e dovremo farlo in tempi strettissimi, entro la fine dell’anno.
Le leve messe in campo con la proposta di riforma approvata un anno fa sono un punto di partenza che dovrà essere rivisto, reso più stringente rispetto all’obiettivo della stabilità prospettica e aggiornato anche alla luce delle modifiche legislative generali che hanno investito il mondo del lavoro. L’obiettivo deve restare, però, quello di disegnare un sistema che continui a garantire il massimo dell’equità tra generazioni cercando di distribuire il più possibile i sacrifici ed evitando che a pagare il conto siano solo alcuni.
Dovremo anche impegnarci a evitare che qualcuno resti per strada: clausole di salvaguardia che riducano l’impatto di “scaloni” e che tutelino chi ha perso il posto di lavoro o le donne che hanno già subito gli effetti della riforma del 2011 dovranno essere mantenute. Tutto questo non possiamo e non vogliamo farlo da soli: una sfida di queste proporzioni ha bisogno del massimo di confronto e condivisione con la categoria ma anche, nel rispetto dei differenti ruoli, con le Parti sociali e con i Ministeri.
Con questi impegni stringenti sarà, a mio parere, possibile realizzare un intervento strutturale che garantirà la sostenibilità della gestione nel tempo continuando a offrire ai nostri iscritti prestazioni previdenziali e di welfare di maggior tutela rispetto al sistema generale.

LA GESTIONE DEL PATRIMONIO

In attesa che lo squilibrio previdenziale torni in un ambito di maggiore solidità prospettica, l’ottimizzazione del rendimento della gestione patrimoniale dovrà essere una fonte di finanziamento che assicuri flussi di liquidità tali da garantire l’erogazione delle prestazioni e il finanziamento della spesa corrente anche nei periodi in cui le misure strutturali messe in campo non avranno ancora dispiegato tutti i loro effetti. Si tratta di uno strumento solo contingente che non potrà mai sostituire nel lungo termine l’equilibrio caratteristico delle prestazioni ma che, in un arco temporale circoscritto e transitorio, potrà sostenere la copertura del fabbisogno corrente. Negli ultimi anni la positiva gestione del patrimonio ha generato valori tali da garantire il sostanziale equilibrio finanziario dell’ente. Da ora in poi questa gestione dovrà accompagnare e sostenere ancora di più le necessità dell’Istituto in attesa che le misure strutturali messe in campo (quello già approvate e quelle che definiremo entro la fine dell’anno) dispieghino tutto il loro effetto.
Alla fine dello scorso anno il Consiglio di amministrazione, dopo aver valutato il parere positivo della Commissione Bilancio, ha adottato un nuovo modello di gestione del patrimonio, cosiddetto Ldi – Liabilities driven investing, che in sintesi ha le seguenti caratteristiche: generazione di liquidità in misura adeguata alle passività, gestione dei rischi di portafoglio, perseguimento di un tasso di rendimento obiettivo.
Nelle prossime settimane, d’intesa con la nuova Commissione Bilancio, sarà predisposto il piano operativo per la modifica del portafoglio mobiliare coerente con i criteri illustrati fin qui. Il piano sarà accompagnato da un nuovo regolamento per gli investimenti mobiliari che definisca con precisione procedure e responsabilità per la individuazione e definizione delle scelte di investimento.

IL PATRIMONIO IMMOBILIARE

La ridefinizione della gestione patrimoniale non può prescindere da un piano di parziale dismissione degli immobili, peraltro imposto anche da obblighi di legge. Il precedente Consiglio di amministrazione ha dato mandato alla società InvestiRe, gestore del fondo immobiliare “Giovanni Amendola” di predisporre un piano dettagliato per impostare linee guida e criteri che ispireranno il processo. Anche questo è un obiettivo che dobbiamo raggiungere a breve mantenendo fermi alcuni principi irrinunciabili: nessun immobile dell’Istituto sarà svenduto, le fasce più deboli di inquilini saranno tutelate ai massimi livelli e tutto il percorso sarà gestito con la massima trasparenza.

IL MERCATO DEL LAVORO

Senza una ripresa stabile dell’occupazione e un significativo allargamento della base contributiva nessun sacrificio sarà mai sufficiente. Anche nel 2015 abbiamo osservato una perdita di posti di lavoro con un calo di 956 unità nonostante tutte le iniziative messe in campo negli anni prima dall’Inpgi e poi dal Governo.
Un segnale interessante è arrivato alla fine dell’anno con le 1.007 richieste di assunzione arrivate grazie alla conferma degli sgravi contributivi. Ma anche questi numeri importanti non saranno sufficienti a invertire la tendenza.
È indispensabile quindi agire, di concerto con la Fnsi, la Fieg e il Governo, per rilanciare e sostenere l’occupazione, per stabilizzare i giornalisti precari, per includere nel contratto i giovani giornalisti che lavorano sul web. I tavoli ci sono: il rinnovo del contratto di lavoro, la riforma della legge sull’editoria, la discussione più ampia che investe nel Paese la riforma del mercato del lavoro.
Questo deve restare un obiettivo prioritario per i prossimi anni da accompagnare alla revisione delle prestazione: l’Inpgi dovrà essere uno degli attori principali del sistema anche promuovendo, presso le sedi istituzionalmente deputate, un’attività propositiva e consultiva su questi temi.

LA RIFORMA DELLO STATUTO

Questo per me è un obiettivo della massima rilevanza strategica. È un grande rammarico non essere riusciti a portare a termine la riforma già nella passata legislatura e credo che questo debba essere un impegno per tutti noi tanto importante quanto la riforma delle prestazioni. L’Inpgi ha bisogno di una governance più agile che risponda meglio alle necessità operative della struttura pur mantenendo capacità rappresentativa. Semplificando il sistema elettorale e rendendo più snelli gli organismi di governo dell’ente si otterranno anche significativi risparmi di spesa. E riusciremo anche a garantire ai nostri organismi quella reale rappresentanza di genere che ormai non è più rinviabile. Il lavoro fatto dalla Commissione Statuto nella scorsa legislatura è stato importante ed è arrivato ad un livello piuttosto avanzato di proposta. Ripartiremo da lì per individuare le soluzioni più adatte all’Inpgi del futuro.

LA GESTIONE SEPARATA

Gli indicatori fondamentali della Gestione separata si presentano solidi e senza criticità. Anche il 2015 ha confermato un aumento degli iscritti, un avanzo della gestione previdenziale in crescita e proiezioni attuariali positive anche in prospettiva.
L’attenzione si sposta, quindi, sulla adeguatezza delle prestazioni future che restano insufficienti. Si tratta di un tema che attraversa la vita della Gestione da sempre e che non riguarda solo l’Inpgi ma che diventa centrale in prospettiva se si vuole garantire anche a queste generazioni di lavoratori un futuro dignitoso. Anche in questo caso si tratta di lavorare di concerto con gli altri attori del sistema: le soluzioni non possono essere trovate solo al nostro interno ma dovranno fare riferimento al quadro normativo generale e all’evoluzione del mercato del lavoro. E anche in questo caso il confronto con le parti sociali e con il Governo potrà essere decisivo.
Per quanto ci riguarda più direttamente l’impegno, che ho già preso con il Comitato amministratore in occasione della sua prima riunione, è duplice: stimolare iniziative di studio che possano produrre proposte concrete da portare all’attenzione delle istituzioni competenti e proseguire nel processo di allargamento delle prestazioni di welfare, sempre compatibilmente con gli elementi di sostenibilità, in modo da realizzare una sempre più efficace rete protettiva.
Come ho detto più volte, la strada è stretta e per certi aspetti obbligata. Ma credo sinceramente che la sfida possa essere vinta: con spirito di collaborazione, assoluto rigore nella gestione e massima trasparenza possiamo garantire all’Inpgi un futuro degno della sua storia. Una storia di cui dobbiamo continuare a essere orgogliosi. (giornalistitalia.it)

Marina Macelloni
Presidente Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani

 

 

 

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