ROMA – «Negli ultimi venti anni l’Inpgi ha sostenuto una spesa pari a 500 milioni di euro per ammortizzatori sociali a cui va aggiunto il costo, altrettanto consistente, dei contributi figurativi». Lo evidenzia Marina Macelloni, presidente dell’Inpgi nella relazione al Bilancio Preventivo 2021 della Gestione Principale che registra un disavanzo di 253 milioni 390mila 700 euro che sarà coperto attraverso l’utilizzo della Riserva tecnica che si ridurrà ad appena 1 anno e 6 mesi.
«In questi anni – ricorda il presidente dell’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani – siamo stati uno dei principali “investitori” nel settore editoriale: abbiamo contribuito a salvare centinaia di aziende da una altrimenti inevitabile chiusura e abbiamo potuto tutelare migliaia di colleghi, circa 7mila all’anno. Ci siamo fatti carico di tutto questo senza mai pesare sui bilanci dello Stato, solo grazie alle nostre risorse che provengono esclusivamente dai contributi versati da tutti gli iscritti e da una efficace gestione del patrimonio».
Insomma, per l’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani «l’emergenza non è una novità, ma il 2020 rischia di aggravarla pericolosamente».
Ad oggi registriamo oltre 20 accordi per applicazione della Cigs in deroga con causale Covid per un totale di 1500 giornalisti interessati. Nei prossimi mesi, inoltre, vedremo gli effetti del rifinanziamento dei prepensionamenti che potrebbero comportare l’uscita dalla contribuzione attiva per 140 giornalisti nel 2020 e 190 nel 2021.
La novità di questi mesi è che l’emergenza, ormai, non riguarda solo noi ma tutto il sistema delle Casse privatizzate. Oltre 500mila professionisti hanno chiesto e ottenuto il bonus Covid, circa un iscritto su tre. Le Casse nel loro insieme hanno anticipato oltre un miliardo di euro per far fronte alle difficoltà dei propri iscritti.
A giudizio di Marina Macelloni «tutto questo dimostra, ancora una volta, quello che sosteniamo da tempo e che la pandemia ha reso ancora più evidente. Il mondo del lavoro come lo abbiamo conosciuto fino a pochi anni fa non esiste più. E il cambiamento non riguarda più solo il lavoro dipendente, ma anche le libere professioni. Tanto che una delle richieste avanzate dal sistema Adepp al Governo è quella di rivedere l’obbligo di bilanci attuariali a 50 anni. Se la previdenza è una conseguenza del lavoro, è evidente che di fronte a un mercato del lavoro che cambia così profondamente e così repentinamente gli strumenti utilizzati finora rischiano di non essere più adeguati e sufficienti. La ricerca di soluzioni strutturali, quindi non solo adeguamenti al ribasso delle prestazioni, è un tema che ormai riguarda tutti gli attori del sistema e con cui bisogna fare i conti».
«In questo contesto – afferma Macelloni – noi, che abbiamo subito i colpi di questo cambiamento prima e più drammaticamente di altri, siamo più avanti nell’individuare strade strutturali di sostenibilità. L’allargamento della nostra platea, anticipato al 2021, è sul tavolo del Governo e, nell’ambito del tavolo istituito dalla Presidenza del Consiglio, tutti i nostri interlocutori istituzionali si stanno impegnando a rendere questa soluzione praticabile ed efficace.
La previdenza, anche quella pubblica, è destinata a subire nuovi aggiustamenti in relazione ai mutamenti del mondo del lavoro e dei modi di lavorare. Noi siamo i primi a voler percorrere una strada per alcuni aspetti rivoluzionaria e quindi difficile. Dalla nostra parte abbiamo una forza: quella di saperci adattare alla realtà che cambia continuando a fare il nostro mestiere, garantire e tutelare al meglio i nostri iscritti».
Come ampiamente riferito da Giornalisti Italia mercoledì scorso, in occasione del servizio sul Consiglio Generale dell’Inpgi, anche quest’anno i dati contabili confermano la crisi del sistema editoriale registrando l’ulteriore calo dei lavoratori attivi che, già nel primo semestre del 2020, fanno registrare una perdita di oltre 750 posti di lavoro.
Macelloni evidenzia che «l’andamento della contribuzione obbligatoria – che costituisce la componente che maggiormente risente degli effetti depressivi della crisi economica del settore – registra nell’assestamento 2020 entrate contributive pari a circa 356,8 milioni di euro, in calo di 12,6 milioni rispetto a quanto preventivato (-3,40%). Per quanto riguarda la contribuzione corrente IVS, questa sarà nel 2020 pari a 322 milioni di euro, in calo rispetto a quanto preventivato di 10 milioni di euro pari al 3,01%. Il ricavo totale assestato della gestione previdenziale e assistenziale nel suo complesso – comprensivo di tutte le voci del conto economico – per il 2020 ammonta a 370,9 milioni di euro, rispetto a 384,5 milioni del preventivo.
L’assestamento rispetto agli importi inizialmente preventivati continua a registrare una flessione della contribuzione obbligatoria a causa del perdurare del calo occupazionale».
La spesa pensionistica continua ad aumentare. I titolari di nuovi trattamenti di pensione, a settembre 2020 ammontano a 275 unità (172 diretti e 103 superstiti); il numero dei trattamenti pensionistici diretti è pari a 7.277 (+0,1%), mentre i trattamenti ai superstiti sono pari a 2.404. La spesa per pensioni IVS è pari, quindi, a 547,3 milioni di euro, con un decremento riferito al preventivo 2020 dello 0,82% (pari a -4,5 milioni). Il costo delle pensioni IVS, tuttavia, se confrontato con il consuntivo 2019 registra un aumento di 11,3 milioni (+2,11%). Il costo totale assestato della gestione previdenziale e assistenziale nel suo complesso – comprensivo di tutti i costi – per il 2020 è pari a 568 milioni di euro, in diminuzione dell’1% rispetto a quanto indicato nel preventivo.
Questi dati portano nel 2020 l’indice di misurazione del rapporto tra il totale della spesa per prestazioni e le entrate contributive complessive a quota 181,86% rispetto a 138,15% del bilancio consuntivo 2019. Il rapporto, invece, tra le uscite per prestazioni IVS correnti e le entrate contributive IVS correnti, nel 2020 è pari a 201,04% rispetto al 158,85% del 2019.
Cosa aspettarsi per il 2021?
Si preventivano entrate contributive correnti per 353,1 milioni di euro, in crescita (+0,78%) per +2,7 milioni rispetto al dato assestato per il 2020. Per quanto riguarda, invece, le entrate contributive correnti a titolo di sola IVS, si prevede che le stesse saranno pari a 325 milioni di euro in aumento di 3 milioni rispetto all’assestamento 2020. Tuttavia le entrate della gestione previdenziale e assistenziale nel suo complesso per il 2021 registrano un aumento di 1,1 milioni (+0,30%), rispetto all’assestamento 2020.
«Le variabili che hanno determinato le stime contributive derivano – spiega Macelloni – dalla dinamica salariale, dall’aumento dei minimi di legge applicabili alle figure di collaboratore e corrispondente previste nel contratto Fieg-Fnsi e dagli effetti contributivi generati dall’aumento, a decorrere dal 1 gennaio 2020, delle retribuzioni convenzionali dei giornalisti operanti all’estero (Decreto del Ministero del Lavoro del 11 dicembre 2019). Tuttavia, anche nel 2021 detti effetti potranno essere neutralizzati dal ricorso agli ammortizzatori sociali, dallo stallo dei rapporti di lavoro in essere e dalla contrazione della massa retributiva imponibile, nonché dell’aumento della fascia di retribuzione esente dal contributo IVS aggiuntivo dell’1%.
Per quanto riguarda la contribuzione relativa agli anni precedenti – derivante principalmente dall’attività ispettiva e dal recupero amministrativo – si stima un volume di accertato pari a 6,5 milioni di euro, in linea con il dato assestato per il 2020.
Sul fronte della spesa pensionistica per IVS, per il 2021 la previsione è stimata in 555,9 milioni di euro, con un incremento, rispetto all’assestamento 2020 del 1,58% (+ 8,7 milioni).
Tale incremento è stato determinato: dalla perequazione delle pensioni a regime, dall’incremento numerico previsto dai nuovi trattamenti ed infine dal rientro a carico dell’Inpgi degli oneri dei prepensionamenti ex articolo 37 della Legge 416/81.
La voce di spesa per ammortizzatori sociali – opportuna in un periodo fortemente interessato da questi fenomeni – registra una stima dei costi sostenuti per l’assestamento 2020 pari a 11,7 milioni, in diminuzione di 0,8 milioni rispetto al preventivo».
Questo il dettaglio:
– la spesa per i trattamenti di disoccupazione è pari a 6,1 milioni, rispetto agli 8,2 milioni preventivati;
– la spesa per i contratti di solidarietà è pari a 4,2 milioni, rispetto ai 3,2 milioni preventivati;
– la spesa per la cigs è pari a 1,4 milioni, rispetto ad 1 milione preventivato;
– la spesa per la mobilità è pari a 12 migliaia rispetto a 35 migliaia preventivate.
Nel bilancio di assestamento 2020 si registra, pertanto, un risultato della gestione previdenziale e assistenziale in negativo per circa 197,1 milioni di euro (370,9 milioni di ricavi a fronte dei 568 milioni di uscite). Tale dato sale a 204,6 milioni nel bilancio di previsione 2021, dove si registrano 372 milioni di ricavi e 576,6 milioni di costi.
Il risultato contabile della gestione patrimoniale previsto per il 2021 è pari a 3,4 milioni, in diminuzione di 0,4 milioni (-11,02%) rispetto all’assestato. Nel dettaglio – per la gestione mobiliare – i proventi stimati per il 2021 sono pari a 4,2 milioni contro i 4,7 dell’assestamento 2020. I proventi della gestione mobiliare ammontano per il 2021 a 2,5 milioni, in linea con l’assestamento 2020 ed in forte calo con l’anno 2019, anno in cui si sono realizzati maggiori utili a seguito dell’apporto del portafoglio mobiliare alla costituita Sicav. Va tuttavia rilevato che alla data di redazione del bilancio risultano plusvalenze implicite maturate nel comparto dell’attivo circolante pari a 9 milioni.
Per il 2020 si rileva un assestamento del costo per il personale pari a circa 17 milioni di euro, in linea con quanto preventivato. Costi che, tuttavia, scendono a 11,7 milioni grazie ai recuperi da attività gestite dall’Inpgi per conto terzi, pari a 5,3 milioni di euro. Somme che provengono, in gran parte, dai riaccrediti in favore della Gestione principale quale quota dei costi del personale indiretto impiegato in favore della Gestione separata, nonché dai rimborsi per le attività dei servizi amministrativi e di portierato gestiti per conto del Fondo immobiliare “Inpgi – Giovanni Amendola”. Per quanto riguarda il 2021, è prevedibile un costo del personale pari a 17,3 milioni di euro, con un aumento del 2,2%, per gli effetti a regime del rinnovo del CCNL scaduto il 31 dicembre 2018.
Come già ampiamente illustrato, per quanto riguarda la Gestione Principale dell’Inpgi, i saldi finali registrano un disavanzo di circa 253,4 milioni di euro nell’assestamento 2020 che si riduce a 225,3 milioni nel preventivo 2021. (giornalistitalia.it)
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