ROMA – Avevamo deciso di non pubblicare l’imbarazzante querelle tra Ordine dei Giornalisti ed Inpgi in atto da martedì scorso, ovvero da quando il Tribunale di Milano ha respinto la richiesta di costituzione di parte civile dell’Ordine dei giornalisti nel processo sul “caso Sopaf”. Non certo per motivi di censura, considerato che Giornalisti Italia è stato il primo giornale a darne notizia, riferendo gli esiti dell’udienza della I Sezione Penale del Tribunale di Milano.
Non l’avevamo fatto ritenendo che, in questo momento, tutti gli istituti di categoria dei giornalisti (nessuno escluso) di tutto abbiano bisogno tranne che di lotte intestine e polemiche sterili che rischiano di fare il gioco di quanti, nei palazzi del potere, non vedono l’ora di assestare il colpo finale ad una categoria che, in un secolo di battaglie e sacrifici durissimi, era riuscita a conquistarsi l’autonomia necessaria ad avere voce in materia di libertà di stampa, diritto del lavoro e qualità dell’informazione.
Il botta e risposta tra il presidente ed il segretario dell’Ordine dei giornalisti e la stragrande maggioranza della componente giornalistica del Consiglio d’amministrazione dell’Inpgi ci costringe, però, a rivedere la nostra decisione, nella convinzione che fatti, nomi e parole possano essere indispensabili ai colleghi per confermare o voltare pagina negli istituti di categoria.
c.p.
***
MILANO – Essere qui era un dovere che l’Odg ha avvertito. Un dovere nei confronti di tutti i colleghi e in particolare di quelle migliaia che vivono con difficoltà questa professione e faticano ad accettare che una società possa comprare – come afferma il magistrato – con soldi dell’Inpgi delle quote e le rivenda all’Inpgi stesso guadagnandoci 7.600.000,00 euro su un investimento di 30 milioni.
Scelte diverse sarebbero state incomprensibili e appaiono risibili le argomentazioni di chi sostiene che l’Inpgi non ha subito danni per il solo fatto che ha guadagnato sull’investimento. Gli utili sarebbero stati certamente maggiori se fosse stato impedito che la Sopaf guadagnasse con un clic circa il 25 per cento della somma consegnatale senza la quale, afferma la Procura, la Sopaf stessa non avrebbe avuto i mezzi per acquistare e rivendere quelle quote.
Sulla vicenda c’è un dovere di trasparenza assoluta, perché si tratta di soldi dei colleghi. Tutto deve essere reso pubblico perché i giornalisti italiani hanno il diritto di sapere. L’Odg continuerà in tutte le sedi e nei confronti di chiunque su questa strada, con la legittimazione che gli deriva dall’essere il rappresentante di tutti i giornalisti italiani.
Resta, inevasa, una richiesta di rendere pubblici i documenti che ruotano – direttamente o indirettamente – attorno a tutta questa inquietante vicenda, a cominciare da tutti gli atti istruttori, alcuni dei quali risultano a oggi sconosciuti anche a membri del Consiglio di amministrazione dell’Istituto e a revisori dei conti.
La decisione del Tribunale di non riconoscere – nonostante il parere favorevole della Procura – la legittimazione dell’Ordine, che pur sembra contrastare altre pronunce, va rispettata. Non è possibile sottacere che lo stesso collegio la assume richiamando il fatto che “l’asserito danno” patrimoniale e di immagine lo ha subito l’Inpgi che non si è, però, costituita parte civile. Ma, il segnale politico e morale rappresentato dalla scelta dell’Odg, resta. Forte. E segna una differenza della quale siamo orgogliosi. L’azione dell’Odg a difesa dei legittimi interessi dei colleghi non si conclude oggi. (Odg, 14 aprile 2015)
Enzo Iacopino e Paolo Pirovano
Presidente e Segretario dell’Ordine dei giornalisti
***
ROMA – Il Presidente e il segretario del Consiglio Nazionale dei Giornalisti, Enzo Iacopino e Paolo Pirovano, hanno commentato con una nota stonata e demagogica la decisione del Tribunale di Milano di respingere la costituzione di parte civile dello stesso Ordine professionale nel procedimento contro i fratelli Magnoni per la vicenda Sopaf.
Il commento del duo Iacopino-Pirovano, è assurdo, come lo è il tentativo, peraltro naufragato, di coinvolgere una istituzione di diritto pubblico come il Consiglio Nazionale dell’Ordine in una vicenda giudiziaria che riguarda un altro Ente della categoria, l’Inpgi, che assicura, in base alla legge di privatizzazione, vantaggiose prestazioni previdenziali e di assistenza sociale a decine di migliaia di giornalisti.
L’Inpgi svolge con correttezza e trasparenza il suo dovere istituzionale e cura l’interesse generale della categoria nonostante i ripetuti attacchi alla sua autonomia.
L’Ordine ha cercato di sostituirsi all’Istituto di Previdenza in un procedimento giudiziario delicato e controverso: una iniziativa inaccettabile e pericolosa, assunta dal Presidente dell’Ordine con lo scopo evidente di delegittimare l’intero gruppo dirigente dell’Inpgi. E questo, alla vigilia di importanti elezioni per il rinnovo degli organismi dell’Istituto di previdenza e dello stesso Consiglio Nazionale dell’Ordine.
Ogni atto, sia nella vicenda Sopaf sia in centinaia di altre transazioni, è stato deciso dal gruppo dirigente dell’Inpgi seguendo le procedure previste dallo statuto e dai regolamenti dell’Istituto, compresi i dovuti passaggi presso gli organismi previsti, tra cui il collegio sindacale, ed è stato adeguatamente istruito dagli uffici amministrativi.
Definire “risibili” le cautele assolutamente legittime e necessarie manifestate dai nostri legali rispetto all’ipotesi che vi sia stata una truffa e un effettivo danno all’Inpgi e rispetto alla costituzione di parte civile, è l’atto arrogante di chi, consapevolmente, lede l’autonomia professionale e previdenziale dei giornalisti italiani. (Inpgi, 15 aprile 2015)
Roberto Carella, Silvia Garambois, Raffaele Lorusso, Marina Macelloni, Massimo Marciano, Giuseppe Marzano, Edmondo Rho, Claudio Scarinzi, Paolo Serventi Longhi
Consiglieri di amministrazione giornalisti dell’Inpgi
***
ROMA – Con un comunicato (diffuso a piene mani per ogni sito possibile) alcuni membri del Cda dell’Inpgi scelgono la strada di un attacco personale al presidente e al segretario del Cnog, con espressioni che li qualificano e che documentano una evidente irritazione perché non sono abituati a confrontarsi, ma a imporre le loro verità chiedendo atti di fede.
Siamo, evidentemente, responsabili di “lesa maestà” e di esserci rifiutati di obbedire tacendo, scegliendo invece, assieme al Consiglio nazionale dell’Odg, di dare voce alle preoccupazioni di migliaia di giornalisti. Mai in nessuna presa di posizione erano stati fatti da parte dell’Odg nomi di colleghi impegnati nell’Inpgi. Mai.
I firmatari lo fanno e – dimenticando che le “casse” come l’Inpgi esistono perché hanno alle spalle un Ordine o un collegio professionale – si spingono oltre, con un’idea evidentemente proprietaria degli organismi, attribuendo a noi la scelta di presentare la richiesta di costituzione di parte civile. La decisione è stata presa dal Cnog con 4 astensioni e 106 voti favorevoli. Nessuno dei consiglieri ha espresso voto contrario né alcuno ha manifestato perplessità sulla iniziativa.
Il Cnog non è un organismo fantoccio, ma il rappresentante massimo di tutti i giornalisti italiani che hanno il diritto di conoscere tutto quanto ruota attorno alle operazioni della rinomata ditta Magnoni. Questa, secondo la Procura di Milano e il Gip, non si è comportata correttamente, tanto che i suoi titolari hanno ammesso le loro responsabilità, dichiarandosi disponibili ad una pesante condanna con il patteggiamento, e lo stesso Inpgi, nonostante la demagogia di certe affermazioni, ha ritenuto di essere presente in giudizio come “parte offesa”. L’Enpam, l’ente previdenziale dei medici, che si trova nelle stesse condizioni dell’Inpgi, ha scelto immediatamente di costituirsi parte civile per dare il netto segnale di una presa di distanza dalla rinomata ditta Magnoni. L’Enpam si è ben guardata dall’attaccare l’Ordine dei medici di Milano che, al pari dell’Odg, aveva presentato richiesta di costituzione di parte civile. Uno stile ben diverso e fortemente qualificante per tutti.
Non c’è nel Cnog un burattinaio, più o meno lautamente compensato, né un vice burattinaio. È un organismo che vive di confronto e pubblica le sue decisioni, tutte, sul sito ufficiale. Tutte, come è doveroso fare. I membri del Cda dell’Inpgi, firmatari del comunicato, rivendicano correttezza e trasparenza in tutta la gestione della vicenda Sopaf. Non avranno, dunque, difficoltà a rispondere a qualche domanda e a rendere pubblici atti che non sono mai stati forniti almeno ad alcuni dei sindaci.
Ne abbiamo, non da oggi, posto alcune. Fin dalla riunione del consiglio generale dell’Inpgi, il 27 novembre, alla quale il presidente del Cnog partecipa nella qualità. Nessuno si è mai degnato di rispondere. Una esemplare testimonianza di trasparenza e, al tempo stesso, la prova, questa sì, di una arroganza troppo a lungo tollerata con l’unica speranza di non esasperare i rapporti tra organismi della categoria.
La scelta dei firmatari di questo documento impone all’Odg di porre pubblicamente nei prossimi giorni alcuni quesiti. Nel nome della reclamata correttezza e trasparenza finalmente arriveranno chiare risposte senza alibi né reticenze. Le risposte che verranno o i silenzi che permarranno, in aggiunta alla conclusione delle altre indagini in corso, stabiliranno se qualcuno e chi sarà delegittimato. Non era mai accaduto prima che una richiesta di giustizia rivolta ai magistrati fosse considerata un tentativo di delegittimazione. È un primato del quale i firmatari del documento potranno essere orgogliosi. (Odg, 16 aprile 2015)
Enzo Iacopino e Paolo Pirovano
Presidente e Segretario dell’Ordine dei giornalisti