ROMA – “Le cassandre sono servite. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con quello dell’Economia, ha approvato il 75% della riforma previdenziale dell’Inpgi e le parti non approvate le ha demandate al prossimo Consiglio d’amministrazione, chiamato al delicato compito di garantire all’istituto equità, solidarietà e compatibilità”.
Carlo Parisi, segretario generale aggiunto della Fnsi e presidente della Commissione Contratto, Personale e Informatica dell’Inpgi, commenta così la decisione dei Ministeri Vigilanti che, dunque, non hanno bocciato il rimanente 25% della riforma, ma l’hanno lasciato aperto ritenendo che il pacchetto dei provvedimenti adottati (per un impatto di 45 milioni di euro su 60) vada nella direzione giusta, ma sia insufficiente.
In buona sostanza, l’Inpgi presieduto da Andrea Camporese, a giudizio dei Ministeri Vigilanti, non ha certamente penalizzato i giornalisti, bensì li ha «protetti troppo» con misure che, vista la gravità della situazione, avrebbero richiesto misure più pesanti a danno della categoria.
Vediamo nel dettaglio le decisioni assunte dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – di concerto con quello dell’Economia – al termine dell’esame della riforma previdenziale varata dal Consiglio di Amministrazione dell’Inpgi nel mese di luglio dello scorso anno, che ha così approvato e reso immediatamente esecutivi i seguenti interventi:
- l’incremento – a decorrere dal 1° gennaio 2016 – delle aliquote contributive IVS, che passano da 8,69% a 9,19% (+0,5%) della retribuzione imponibile per la quota a carico dei giornalisti dipendenti e da 22,28% a 23,81% (+1%+0,53%) della retribuzione imponibile per la quota a carico dei datori di lavoro;
- l’incremento a regime – con decorrenza dal 1° gennaio 2017 – dell’aliquota dell’1% a carico dei datori di lavoro, già istituita con delibera dell’Istituto n. 82/2009 e successive modifiche, destinata al sostegno della Cigs;
- l’individuazione della retribuzione pensionabile, per le anzianità contributive maturate a decorrere dal 1° gennaio 2016, in base alla nuova quota “E”. Tale modifica comporta la rivalutazione delle retribuzioni in essere al solo indice di variazione dei prezzi al consumo rilevati annualmente dall’Istat, senza la maggiorazione dell’1% prevista dalla riforma Amato del 1992;
- l’applicazione – a decorrere dal 1° gennaio 2016 – delle percentuali per il computo della pensione, in base a nuovi coefficienti di rendimento. Di conseguenza, per le anzianità contributive acquisite a decorrere da tale data, sarà applicato un coefficiente di rendimento del 2,30%, anziché del 2,66%, quest’ultimo continuerà ad essere applicato ai periodi contributivi pregressi.
L’impatto economico sui conti dell’ente, derivante dall’applicazione delle modifiche approvate, è valutabile – a regime – in circa 45 milioni di euro annui di saldo positivo – per l’effetto combinato dell’incremento del gettito sul fronte delle entrate contributive e dei risparmi conseguenti alla riduzione della spesa pensionistica, a fronte di un volume complessivo – riferito a tutti gli interventi elaborati dal Consiglio di Amministrazione dell’Istituto – stimato in circa 60 milioni annui.
A seguito dell’approvazione ministeriale, pertanto, troveranno da subito attuazione gli effetti finanziari della riforma in misura corrispondente al 75% del totale atteso. Per quanto riguarda le altre misure contenute nel provvedimento di riforma, il Ministero – pur esprimendo una valutazione positiva in termini di corretta collocazione delle stesse nella direzione auspicata del contenimento della spesa pensionistica ed assistenziale e, quindi, riconoscendo che queste sono “finalizzate al perseguimento di canoni di sostenibilità” – ha ritenuto necessario che l’Ente sviluppi in tempi brevi ulteriori riflessioni e approfondimenti in funzione di una maggiore incisività dei loro effetti, “anche in considerazione dei requisiti decisamente più stringenti in vigore per il sistema pubblico per l’accesso ai trattamenti pensionistici e per le relative modalità di calcolo”.
Restano, quindi, aperti e sospesi una serie di interventi previsti dalla delibera del Consiglio di Amministrazione in relazione all’età pensionabile (prevista in crescita da 65 a 66 anni), alla ridefinizione dei requisiti per l’accesso alle pensioni di anzianità e alle clausole di salvaguardia connesse (per le quali si richiede “una verifica escludendo deroghe di ampio respiro rispetto ai requisiti stabiliti per la generalità degli iscritti”) al contributo straordinario a carico dei pensionati (ritenuto coerente con il Bilancio Tecnico afferente alla normativa di settore, ma controverso sul piano giuridico e passibile di contenzioso) e alla rimodulazione del trattamento di disoccupazione (previsto dal Cda complessivamente in riduzione di circa il 5%).
In particolare, viene rilevato che il sistema di revisione dei requisiti di maturazione del diritto di accesso ai trattamenti pensionistici – così come originariamente elaborato dall’Istituto – prevede criteri e modalità di graduale attuazione che meritano un riesame.
“Ritengo importante che i Ministeri Vigilanti abbiano dato il via libera alle misure di immediato e forte impatto economico – afferma il presidente Andrea Camporese – che porteranno ad un sostanziale miglioramento delle passività dell’Ente dovute ad una drammatica perdita di posti di lavoro e ad un aumento esponenziale dei costi di ammortizzazione sociale. Il delicato lavoro che riporterà in equilibrio i conti non può considerarsi concluso”.
Camporese sottolinea che “i futuri dirigenti dell’Inpgi, che verranno eletti tra pochi giorni, dovranno esercitare la responsabilità di una ulteriore proposta sul versante della riduzione delle prestazioni. Rivendico con orgoglio la serietà e l’equilibrio messi in campo dal Cda uscente che possono essere considerati un lascito non banale. Il ventaglio delle proposte è stato considerato non sufficiente, troppo protettivo verso gli iscritti, non negativo o bocciato, come qualche commentatore ante litteram ha voluto far credere”.
“Ritengo – continua il presidente dell’Inpgi – di dover ringraziare i Ministeri Vigilanti per il rispetto verso l’autonomia dell’Ente che hanno dimostrato chiedendo di riconsiderare autonomamente e responsabilmente l’intero pacchetto delle prestazioni, spingendoci a trovare nuovi punti di equilibrio senza approvare o respingere singole misure. Andrà al più presto ripreso il dialogo con le Parti Sociali (Fnsi e Fieg) per i profili di loro competenza e per l’importanza della negoziazione contrattuale in corso. Sarà necessario produrre nuove analisi attuariali tenendo conto anche dell’impatto positivo di oltre 850 assunzioni a tempo indeterminato sgravate pervenute in questi mesi. Andrà chiarito e approfondito l’ambito applicativo del nuovo sistema di ammortizzazione sociale entrato in vigore recentemente nel sistema generale. L’approvazione di oggi segna un passaggio decisivo nel percorso di risanamento dell’Inpgi. Serve responsabilità, non demagogia”.
“La manovra dell’Inpgi – gli ha eco Paolo Serventi Longhi, vicepresidente dell’Inpgi – è sostanzialmente approvata dai ministeri. Il risparmio immediato per i punti approvati è di 45 milioni. I problemi non sono tutti risolti e il nuovo Cda dovrà lavorare duro. Oggi, però, è una bella giornata per l’autonomia e la solidità del sistema di tutele dei giornalisti italiani. Per i giovani come per i più anziani. È stato fatto un buon lavoro. Si tratta di un sostanziale via libera dei ministeri dell’Economia e del Lavoro alla manovra messa a punto dall’Inpgi. La lettera che è stata trasmessa oggi dai Ministeri all’Istituto fa piazza pulita delle interessate indiscrezioni fatte circolare da giornali e aree di giornalisti che hanno fatto della denigrazione del lavoro del presidente Camporese e del gruppo dirigente uscente dell’Inpgi la loro occupazione principale. La riforma è un atto coraggioso e responsabile di chi gestisce da quattro anni l’Istituto e il beneficio che ne ricaverà il sistema previdenziale autonomo dei giornalisti sarà immediato”.
“Il Consiglio di Amministrazione uscente, pur richiedendo sacrifici non irrilevanti alle colleghe e ai colleghi, ha difeso nella sostanza – sottolinea il vicepresidente dell’Inpgi – il sistema vigente salvaguardandone l’impianto e difendendo prestazioni che resteranno comunque più vantaggiose di quelle offerte dall’Inps. Il nuovo Cda, che sarà eletto dal Consiglio Generale a sua volta votato nelle prossime elezioni, approfondirà le osservazioni formulate dai ministeri su alcuni punti come l’età pensionabile e il contributo dei pensionati. Il lavoro comune di Inpgi e Fnsi avrà certamente il suo peso. Inpgi siamo noi ritiene che la lettera resa nota oggi debba indurre il prossimo Cda a lavorare con altrettanti coraggio e determinazione. Si invitano mestatori e calunniatori a moderare toni e argomentazioni, e a confrontarsi con la realtà”.
Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi, dal canto suo, afferma che “la decisione dei ministeri sgombra il campo dalle troppe strumentalizzazioni dei mesi scorsi: l’impianto della riforma dell’Inpgi è valido e coerente con l’obiettivo di assicurare la sostenibilità delle prestazioni nel medio e nel lungo periodo”. “Dovranno essere ridiscusse – osserva Lorusso – le clausole di salvaguardia che pure erano state inserite con lo spirito di tutelare, in una visione improntata alla solidarietà, anche intergenerazionale, le situazioni di particolare difficoltà”.
“Chi, fino ad oggi, si è scagliato contro la manovra, auspicandone la bocciatura, ha ottenuto il risultato – sottolinea Lorusso – di mettere in discussione tutte le clausole con le quali si volevano tutelare i colleghi più deboli, da quelli che lavorano in aziende colpite dalla crisi a coloro che perdono il posto di lavoro. I richiami dei ministeri ad una maggiore uniformità con il sistema previdenziale generale rischiano di creare un danno ai disoccupati, ai cassintegrati e ai colleghi prossimi alla pensione”.
“La riflessione su questi temi – conclude il segretario della Fnsi – che si aprirà nelle prossime settimane dovrà essere all’insegna del senso di responsabilità e dovrà impegnare Fnsi e Fieg a introdurre nella trattativa contrattuale una visione strategica in grado di garantire la tenuta dell’intero sistema nel medio e lungo periodo”.
E sull’indifferibile ripresa del dialogo tra le parti sociali, il segretario generale aggiunto della Fnsi, Carlo Parisi, sottolinea “l’importanza di una decisione che, confermando il rispetto dell’autonomia dell’Inpgi, registra la sfida lanciata dal Governo all’istituto, chiamato a trovare un equilibrio interno che potrà essere raggiunto soltanto con l’unità e il coraggio si assumersi la responsabilità di scelte finalizzate a garantire equità, solidarietà e compatibilità. Scelte che, in primo luogo, riguardano l’età pensionabile, la ridefinizione dei requisiti per le pensioni di anzianità e le clausole di salvaguardia per le quali siamo stati, paradossalmente, accusati di essere stati «troppo buoni» nei confronti dei colleghi”.
“Sulle pensioni, dunque, una riforma – evidenzia Parisi – coerente col bilancio tecnico, ma eventualmente controversa sul piano giuridico, per via dei rischi di esposizione ad eventuali contenziosi. Rischi – è bene sottolinearlo – ben conosciuti e messi in conto da una dirigenza che ha responsabilmente voluto fare una scelta politica nel rispetto delle nuove generazioni chiedendo, per un breve periodo, un sacrificio di poche decine di euro al mese a quanti hanno il privilegio di godere di pensioni che la stragrande maggioranza della categoria non può nemmeno sognare. Una scelta politica che, nell’obbligatorietà dei risparmi per la messa in sicurezza dei conti, non ha certo fatto calare la mannaia sulle fasce più deboli, considerato che il trattamento di disoccupazione dei giornalisti rimane più vantaggioso per il 68% rispetto a quello del sistema pubblico”.
“Sarà sufficiente tutto ciò a garantire la sopravvivenza dell’Inpgi? Certamente no e non aspettavamo certo i Ministeri del lavoro e dell’economia per scoprirlo. Ma il destino dell’istituto di previdenza – non dimentichiamolo – è indissolubilmente legato a quello della professione giornalistica. Soltanto se la forbice tra entrate contributive (ovvero nuovi posti di lavoro: veri, regolari e dignitosi) e uscite (pensioni, trattamenti di disoccupazione, ammortizzatori sociali) tornerà a chiudersi, l’istituto di previdenza dei giornalisti italiani continuerà a garantire l’autonomia di una categoria già sotto scacco per molti, troppi, aspetti. Ma la creazione di nuovi posti di lavoro (preziosissima la conferma per il 2016 degli sgravi contributivi per chi assume giornalisti con contratto a tempo indeterminato), impone l’assunzione di responsabilità da parte di tutti (nessuno escluso) gli istituti di categoria dei giornalisti, che una volta per tutte dovrebbero comprendere che la litigiosità e la sterile polemica favorisce soltanto i nemici della professione”.
“Creazione di nuovi posti di lavoro che – ricorda Carlo Parisi – richiede una seria interlocuzione col Governo, chiamato a sostenere ed incentivare le aziende vere e non pirata, per stroncare sul nascere i soliti furbi che uccidono il mercato con la concorrenza sleale e mortificano la dignità umana e professionale di lavoratori”.
“Occorre, infine, ma non per ordine di importanza – conclude Carlo Parisi – uno scatto d’orgoglio da parte di noi giornalisti, che non dobbiamo mai dimenticare che il giornalismo è un lavoro e non un hobby e che la qualità dell’informazione (retribuita e tutelata) non è un favore, ma un sacrosanto diritto: nel rispetto della libertà di stampa e della democrazia nel nostro Paese. Per rispetto dei cittadini che hanno il diritto di essere informati da giornalisti liberi, soprattutto, dal ricatto derivante dallo stato di bisogno che, in molti caso, finisce per pregiudicarne l’autonomia. Occorre, insomma, rialzare la testa e mettere assieme tutte le forze sane che questa categoria ha e deve sfruttare al meglio. Senza pregiudizio, calunnia e demagogia. Per credere ancora nella professione giornalistica”. (giornalistitalia.it)
“Stop alle polemiche strumentali e via al gioco di squadra tra Inpgi ed Fnsi”
MILANO – “Il giudizio dei ministeri vigilanti spazza via polemiche strumentali che hanno contraddistinto chi cerca la poltrona a tutti i costi usando toni e argomenti fuori luogo”. Il leader di Stampa Democratica, Giovanni Negri, commenta così la notizia dell’approvazione della riforma dell’Inpgi da parte dei ministeri vigilanti. “Non va usato nessun trionfalismo – avverte Negri – ma va messa in evidenza una serena soddisfazione che premia chi ha lavorato bene salvaguardando l’Inpgi e garantendo un futuro all’istituto nell’interesse di tutti i colleghi”.
Dal canto suo, il consigliere d’amministrazione del’Inpgi, Edmondo Rho, sottolinea che “oggi per l’Inpgi è un giorno positivo. I ministeri vigilanti hanno dato l’ok a buona parte della riforma approvata nel luglio scorso dal Cda uscente. Sull’età pensionabile resta per ora la vecchia normativa”.
“Toccherà al prossimo Cda, dopo le elezioni in programma dal 22 al 28 febbraio, mantenere le salvaguardie a tutela delle colleghe e dei colleghi colpiti dalla crisi. Sarà importante – sottolinea Rho – il gioco di squadra tra Inpgi e Fnsi per sviluppare, anche grazie al rinnovo del contratto con la Fieg, l’occupazione: non c’è previdenza senza lavoro”. (giornalistitalia.it)