ROMA – «Dobbiamo tener conto di un mondo che, anche per l’avvento del digitale, sta cambiando velocemente. Il nostro impegno è quello di tutelare le pensioni dei giornalisti». Il sen. Tommaso Nannicini (Pd), presidente della Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, non usa giri di parole per sottolineare «l’urgenza di un intervento strutturale per trovare una soluzione alle difficoltà dell’Istituto legate prioritariamente all’erosione della platea di iscritti».
E lo fa al termine dell’audizione del presidente e del direttore dell’Inpgi, Marina Macelloni e Mimma Iorio, collegate, oggi pomeriggio, in videoconferenza con Palazzo San Macuto nell’ambito dell’«indagine conoscitiva sulla funzionalità del sistema previdenziale obbligatorio e complementare, nonché del settore assistenziale, con particolare riferimento all’efficienza del servizio, alle prestazioni fornite e all’equilibrio delle gestioni».
«L’audizione di oggi – spiega Nannicini – ha fatto emergere le criticità, ma anche il lavoro per provare a rilanciare l’Istituto. La nostra Commissione manterrà aperta l’interlocuzione per comprendere quali siano i percorsi che verranno intrapresi e quali iniziative possiamo mettere in campo. Il Governo ha un tavolo aperto che speriamo possa dare una risposta in tempi brevi, la Commissione a sua volta continuerà a vigilare affinché si arrivi a una definizione positiva della situazione».
Nel corso del suo intervento, Marina Macelloni, incalzata dai parlamentari, ha ricordato che «la pubblicizzazione dell’Ente è prevista del decreto 509 (del 1994, con cui sono state istituite le Casse previdenziali professionali private, ndr), al termine di un periodo di commissariamento che può durare fino ad un massimo di 3 anni» e, «se in questi 3 anni non si ottiene la messa in sicurezza dei bilanci e dei conti, la Cassa privatizzata smette di esserlo e ritorna nella sfera pubblica», dunque nell’alveo dell’Inps.
«Noi riteniamo – ha affermato Macelloni – di aver ancora la possibilità di non arrivare a questa soluzione, sempre ammesso che si facciano un ragionamento ed un’osservazione coerenti con la platea sottostante».
Il presidente dell’Inpgi ha ricordato che il bilancio 2020 della Gestione principale si è chiuso con un disavanzo di 242 milioni e che il numero dei dipendenti è in costante diminuzione: al 31 dicembre si sono registrati 855 rapporti di lavoro in meno che vanno ad aggiungersi agli 865 persi nel 2019. Ha, quindi, ribadito che l’ente risente degli effetti della crisi del settore editoriale e che «il problema dell’Istituto risiede nell’assottigliamento della platea degli iscritti, che si vorrebbe aprire anche ad altre figure attive nel mondo della comunicazione, non iscritte all’Ordine dei giornalisti, modifica regolamentare che è tra i temi in discussione al tavolo istituzionale sull’editoria che, dopo un’interruzione, lo scorso anno, a causa della pandemia, è ripartito il mese scorso». (giornalistitalia.it)
Fondo Amendola: valore del patrimonio inferiore a 700 milioni
Il valore del patrimonio immobiliare dell’ente previdenziale dei giornalisti, conferito al Fondo immobiliare Inpgi – Giovanni Amendola affidato a InvestiRE sgr (Banca Finnat) «oggi vale poco meno di 700 milioni», indica la direttrice generale dell’Inpgi, Mimma Iorio, audita assieme alla presidente, Marina Macelloni, dalla Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale.
Iorio ricorda che al momento del conferimento del patrimonio immobiliare, il valore, asseverato da una società indipendente, era di poco superiore al miliardo. In questi anni, a partire dal 2017, aggiunge la top manager dell’ente previdenziale, le dismissioni di immobili sono ammontate a circa 400 milioni.
Iorio, rispondendo ad una domanda di un senatore della Commissione, ha aggiunto che ad oggi «non ci sono investimenti con il gruppo rappresentato dalla famiglia Parnasi».
Il Fondo Inpgi Giovanni Amendola Comparto Unico nel 2020 ha registrato un risultato contabile negativo di 19,45 milioni.
Il risultato, si legge nella Relazione di gestione, depurato delle svalutazioni immobiliari per 10,69 milioni e dalla svalutazione per 1,04 milioni della partecipazione totalitaria nel Fondo Inpgi Hines (uno sviluppo immobiliare a Roma promosso dalla vecchia amministrazione dell’ente e che coinvolse, nel 2010, Hines e Parsitalia della famiglia Parnasi, ndr) determina una perdita di 7,7 milioni. Gli oneri di gestione e altri oneri del Fondo nel 2020 sono a 2,99 milioni (3.77 milioni nel 2019).
Il piano di dismissioni predisposto da InvestiRE Sgr coinvolge complessivamente immobili per un valore in calo a fine 2020 a 650 milioni (per effetto delle vendite di periodo e della svalutazione), e comprende 69 indirizzi, 1.564 abitazioni, 57 negozi e 76 uffici. (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)