ROMA – Nuovo avviso all’Inpgi. Non ci riprovate! Non ci riprovate a tartassare i colleghi pensionati con il vizietto della solidarietà coartata. Non ci riprovate a trattarli come merce di scambio per salvarvi la faccia. Raccogliamo e rilanciamo l’appello dei pensionati piemontesi.
Non ci riprovate a imporre un prelievo forzoso e fuori legge sulle pensioni che costituiscono un diritto consolidato e intangibile. No e poi no a riproporre una misura fallita e bocciata dalla Cassazione e dai ministeri vigilanti. No e poi no a un nuovo fatto compiuto dietro l’alibi di una riforma affondata da recuperare, comunque, a colpi di giri di vite e nel segno dell’improvvisazione. L’Inpgi non ha titolo, né norme di forza di legge per tagliare o ridurre le pensioni.
La solidarietà e i patti generazionali non si impongono con atti unilaterali, nè soggiacciono a regie di bassa cucina burocratica/amministrativa o a arbitraria mediazione sindacale invasiva sui diritti acquisiti, ma si realizzano nella spontaneità senza frapposizioni del volontario gesto liberale e del reciproco amichevole sostegno tra giornalisti di ogni età. Con le mail e il digitale l’Inpgi può consultarsi, appellarsi, rivolgersi a ognuno dei colleghi pensionati senza metterli con le spalle al muro delle decisioni prese d’autorità.
E poi basta con l’ipocrisia di ignorare i pesanti sacrifici, anche in chiave di solidarietà, che già sopportano pensionati e neopensionati:
1) sacrifici di anni di mancata perequazione, mentre gli attivi continuano ad incrementare gli stipendi con la contingenza. In un periodo prolungato ai limiti della legalità, l’Inpgi ha ottenuto la sua parte consistente, incassando oltre 30milioni sulla pelle dei pensionati che hanno perso mediamente 167 euro mensili.
2) sacrifici provocati dalla perdita del 20/25% del potere d’acquisto perché ridimensionato dal boom tutto italiano del carofisco senza agevolazioni, sconti e aiuti concessi agli altri cittadini più giovani e come avviene negli altri Paesi più progrediti. 500mila i pensionati Inps, quasi tutti a basso reddito, costretti all’esilio, all’espatrio per sopravvivere. Ormai si contano in diverse centinaia gli esuli tra i giornalisti anziani.
3) sacrifici, amarezze e umiliazioni per 3mila neopensionati cacciati ancor giovani dai posti di lavoro contro la loro volontà o presi per la gola dei bisogni. Sono saltati i bilanci Inpgi con prepensionamenti e ammortizzatori sociali a raffica sotto il ricatto degli stati di crisi, in larga misura fasulli, inventati dagli editori.
4) sacrifici e terapie azzerate e a rischio della vita, come per oltre 2milioni di pensionati italiani che rinunciano a curarsi, per carocosti e liste di attesa infinite del sistema sanitario in crisi patologica e fronteggiato sempre più a fatica dalla Casagit in caduta di risorse.
5) sacrifici di una vita per decine e decine di anni di grossi contributi previdenziali determinanti nel costruire un ricco patrimonio immobiliare Inpgi che oggi si sta dilapidando per tappare buchi ultramilionari.
6) sacrifici ingiusti e intollerabili di fronte ai vergognosi esempi degli amministratori Inpgi che non intendono rinunciare nemmeno a una fetta dei loro pingui emolumenti.
Romano Bartoloni
Presidente Gruppo romano giornalisti pensionati
Stefania Giacomini
vicepresidente Unione nazionale giornalisti pensionati