Al Senato passa la Manovra 2021 con l’emendamento (seppur depotenziato) sull’Inpgi

Inpgi: la garanzia pubblica c’è già, occorre ampliarla

Il Senato ha approvato oggi la Manovra 2021 del Governo

ROMA – Con 156 voti a favore e 124 contrari, il Senato ha approvato in via definitiva, alla vigilia della scadenza del termine, la manovra da 40 miliardi che conferma la fiducia al Governo Conte.

Andrea Bulgarelli

Con l’approvazione della legge di Bilancio, di conseguenza, passa anche l’emendamento che riguarda l’Inpgi. Un emendamento che, seppure decurtato della parte che prevedeva un ristoro pluriennale da parte dello Stato, sancisce per la prima volta – in misura totale – il fatto che l’Inpgi 1 viene, almeno per il 2021, “compensato” con l’intervento diretto dello Stato stesso, a titolo di fiscalizzazione, per «l’onere, comprensivo delle quote di contribuzione figurativa accreditate, sostenuto dall’Inpgi per i trattamenti di cassa integrazione, solidarietà e disoccupazione erogati in favore degli iscritti nei limiti e con le modalità previsti dalla legge ovvero dai regolamenti dell’Istituto».
Un principio, per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, che andrebbe giustamente ampliato anche alle annualità passate proprio per il fatto che l’Inpgi 1 è l’unico ente sostitutivo dell’Inps in base alla legge Rubinacci n. 1564 del 20 dicembre 1951 e all’art. 38 della legge sull’editoria n. 416 del 1981.
Negli ultimi dieci anni, quelli di peggior crisi dell’editoria dal secondo dopoguerra ad oggi, l’Inpgi ha, infatti, erogato oltre 500 milioni di ammortizzatori sociali senza mai vedere un intervento compensativo da parte della pubblica amministrazione.
È anche questa la via da percorrere e sostenere in modo unanime, invece di continuare a parlare di “maggioranza e minoranza”, con la previdenza alla canna del gas, quando serve unità e collaborazione corale per avere una sola voce verso Governo e Parlamento. Ora il riconoscimento concreto alla necessità di aiuto dell’Istituto diventa realtà con l’emendamento che è ormai legge.

Debora Serracchiani

E nel dibattito alla Camera dei deputati dalle parole dell’on. Debora Serracchiani abbiamo appreso con soddisfazione che dell’Inpgi si deve occupare il Parlamento.
Ed è proprio auspicabile che della questione se ne occupi il Parlamento, iniziando da una audizione dell’Inpgi in Commissione  politiche sociali e lavoro,  proprio perché il giornalismo è democrazia.
Peraltro, la materia non può che diventare parlamentare giacché la previdenza gestita ed erogata è sostitutiva dell’Inps e quindi del tutto equiparata alla previdenza pubblica. Tale principio dovrebbe diventare la base della garanzia pubblica delle pensioni per un settore investito da un cambiamento epocale del lavoro con una drammatica decrescita degli occupati. Principio già affermato da Governo e Parlamento negli ultimi dieci anni con interventi stabili ancorché parziali, per il pagamento per gli assegni di quiescenza ai prepensionati ai quali in un primo tempo lo Stato si impegnò a versare 10 milioni di euro, successivamente elevati a 20, garantendo la copertura  del 70 per cento della spesa monetaria dei prepensionamenti in misura confermata anche dalle recenti Leggi Finanziarie. Quindi, il principio della garanzia pubblica già esiste e va semplicemente ampliato sul fronte previdenziale, con un confronto senza pregiudiziali tra Parlamento, Governo e l’intera professione. (giornalistitalia.it)

Andrea Bulgarelli

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