Tra ritardi e colpevoli silenzi a pagare, come sempre, sono sempre i più deboli

Inpgi in Inps, a secco i neopensionati

ROMA – Si allunga la fila dei giornalisti andati in pensione dopo il 1° luglio, il giorno del passaggio armi e bagagli della loro previdenza privata all’Inps. L’Istituto, che gestisce i vitalizi di milioni di lavoratori, non riesce a soddisfare sul tamburo le richieste di quiescenza degli ultimi colleghi trascinati sotto le sue insegne senza il ricorso all’assistenza e all’aiuto, almeno nella fase di decollo, delle risorse e delle competenze dell’Inpgi.

Romano Bartoloni, consigliere generale Inpgi e presidente Gruppo romano giornalisti pensionati

Peraltro, in base a un decreto ministeriale varato con negligente ritardo (8 luglio scorso) e finora inapplicato per incuria, una consistente fetta del personale di via Nizza, 96 tra dirigenti, quadri funzionari e impiegati, avrebbe già dovuto essere trasferito negli uffici dell’Inps anche per spianare la strada ai nuovi obblighi previdenziali di natura diversa dagli altri in essere per gli associati pubblici.
Con il trasferimento restato in mezzo al guado e senza prospettive certe, le attese dei neo-pensionati sono affidate all’improvvisazione dell’ultima ora: il marchingegno burocratico dello scambio epistolare/digitale fra i due Istituti dirimpettai per regolarizzare e gestire i calcoli delle singole spettanze, un andirivieni dai tempi imprevedibili.
Mentre la stragrande maggioranza dei pensionati d’annata riceve senza tanti affanni l’assegno mensile, una strada in salita si profila per i colleghi che lasciano il lavoro. La “mamma Inpgi” non c’è più e il sindacato non se la cava a fare più di tanto. Bisogna mettersi bene in testa che oggi i conti della consulenza vanno fatti direttamente e per tempo con l’Inps, che sarà pure un carrozzone, ma che offre il meglio della comunicazione pubblica digitale.

La sede Inpgi in via Nizza 35 a Roma

Ai giornalisti è proposto un manuale guida con la circolare n. 92 del 28 luglio 2022 assieme a 2 utili allegati. Intanto, illustra a chi e come vanno rivolte le domande di pensionamento. Si accede nel sito web MyInps con le credenziali della identità digitale, SPID o similia, oppure chiamando il contact center 803164 o ancora chiedendo l’aiuto di un Patronato sindacale, uno strumento pubblico efficace per controllare la stabilità degli emolumenti e la consistenza dei diritti acquisiti in anni di lavoro.
Tuttavia, vi sono ancora diversi nodi da sciogliere per accompagnare la laboriosa fase di transizione Inpgi in Inps senza troppi traumi per colleghi rimasti all’oscuro dei passi della rivoluzione previdenziale. Le responsabilità sono anche delle parti sociali, Fieg e Fnsi, che debbono rispettare i loro impegni.
A parte il caso clamoroso, che mette gli artefici con le spalle al muro, della sessantina di pensionati residenti in Francia che rischiano di essere sottoposti al caso unico di una pesante e illegale doppia tassazione con effetto retroattivo sia in Italia sia Oltrealpi, l’Inps ha ufficialmente abolito il divieto di cumulo con altri redditi professionali finora in vigore in casa nostra, ma il divieto, divenuto nel frattempo fuori legge, va formalmente annullato.
Silenzi sul prelievo dell’1% sia sugli stipendi sia sulle pensioni, deliberato nel giugno 2021 per tentare di salvare la baracca di via Nizza prima del possibile affondamento, eppure confermato inopinatamente dall’Avvocatura dello Stato per quest’anno con effetto retroattivo. Non si sa nulla della sorte dell’ex Fissa i cui crediti arretrati di parecchie decine di milioni di euro sono attesi da 2400 colleghi aventi diritto. Almeno una parte dei soldi ci sarebbero ma le parti sociali debbono decidere chi debba gestirli e come e come risanare il debito, non potendolo fare né l’Inps né il nuovo Inpgi. Peraltro, è in ballo il rateo annuale di tremila euro. Infine, Non si sa che fine farà il castelletto di perequazione per i pensionati indigenti sostenuto con 5 euro al mese dai giornalisti contrattualizzati e finora smaltito dall’ex Inpgi 1. Niente di deciso su un eventuale gestore dei rimborsi per infortuni extraprofessionali, cioè non sul lavoro, riconosciuti tramite un vecchio accordo sindacale e che riguarda anche i primi 15 mesi di pensionamento.
Viceversa, come spiega bene la circolare n. 92, l’Inps si accolla le forme di assicurazione infortunistica e di assistenza e di solidarietà sociale secondo i suoi criteri istituzionali (cassa integrazione, ricongiunzioni, riscatti, mutui, prestiti, borse di studio, case di riposo ecc.). Non è d’obbligo l’iscrizione all’Inps, al cosiddetto Fondo pensione lavoratori dipendenti, ma sarebbe utile per controllare la regolarità delle prestazioni, e verificare che gli uffici siano in possesso del tuo giusto Iban per i pagamenti e che trascrivano i tuoi cedolini inviabili per pec o mail su richiesta. (giornalistitalia.it)

Romano Bartoloni

 

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