ROMA – L’Inpgi è stato distrutto dalla distruzione del giornalismo professionale, punto. Il resto è mancata conoscenza del tema, utilizzo politico, smania da titolo o antico e generico odio per la categoria. Nessun sistema, perdendo circa il 50 per cento della forza lavoro/contributori nel volgere di un decennio, avrebbe la minima chance di sopravvivere. Nemmeno con Boeri presidente.
I privilegi dei giornalisti? Un regolamento che prevedeva una rivalutazione dei montanti decrescente al crescere del reddito, a favore delle fasce più basse, si chiama solidarietà intergenerazionale. Sono stato io a consegnare in Parlamento lo studio che dimostrava che un passaggio netto al contributivo creava danni enormi e non vantaggi all’Ente. Gli studi attuariali, innumerevoli, evidenziavano in modo inequivocabile che il sistema andava ad assorbire tranquillamente la curva negativa nell’arco di una ventina d’anni, certo non venendo massacrato da bestie social varie, politici che usano schiere di manipolatori del web, fonti di ogni genere senza uno straccio di verifica. Da qui nasceva il mio dissenso con il ministro Fornero, che confermo in pieno. Un bilancio a 50 anni con l’evoluzione delle professioni e tecnologia senza regole, rappresenta un esercizio inutile.
Fino alla fine degli anni ’90 i giornalisti guadagnavano bene, versavano molti contributi e percepivano pensioni un po’ troppo generose nei calcoli, pur con bilanci in grande attivo (questo valeva per molte altre categorie, professori universitari e forze armate in testa). Le tre riforme successive, due sotto la mia presidenza, sono servite proprio ad eliminare quegli elementi non più compatibili con il quadro economico.
Ma, scusate, dov’erano i politici dal giudizio lampo su 100 anni di storia, gli accademici ed ex presidenti Inps che non hanno mai letto un’analisi tecnica sull’Istituto, mentre si bombardava un presidio di democrazia come il giornalismo? Era un tema dell’Inpgi o delle istituzioni la chiusura di centinaia di testate e il radicale ridimensionamento di quelle storiche? Era un tema dell’Inpgi la scandalosa e ignobile rapina dei contenuti giornalistici sul web?
È scomparso un mondo, e con esso una parte di Inpgi, che poteva avere mille difetti, ma che rispetto allo spezzatino copia/incolla di oggi era un grande esempio di servizio al cittadino. Sì, certo, alcuni editori hanno approfittato del clima per liberarsi di personale a spese dell’Inpgi e dello Stato (prepensionamenti e ammortizzatori sociali), ma altri non l’hanno fatto e nessuno al Governo o nel Parlamento li ha ritenuti preziosi, contavano i “like”. In ogni caso l’Inpgi non aveva voce in capitolo sui prepensionamenti, doveva solo pagare.
Ora in questa triste vicenda qualcuno addirittura parla di mancata vigilanza e di responsabilità dei vertici. Il fatto che lo dica un ex presidente dell’Inps come Mastrapasqua è molto grave.
Esistono decine di migliaia di atti e carteggi con i diversi vigilanti, a partire dal Mef e dal Ministero del Lavoro che, per quanto posso testimoniare hanno svolto sempre egregiamente il loro compito. Hanno segnalato le criticità, come ho fatto io stesso fin dalla relazione al bilancio del 2008, e chiesto interventi, ma di certo non potevano fabbricare posti di lavoro.
I vertici, tra i quali il sottoscritto? Abbiamo tentato di tutto, oltre alle citate riforme. Fatto sconti contributivi a chi assumeva molto prima che li applicasse lo Stato, e quindi l’inps, imposto spiacevoli contributi di solidarietà ai pensionati, denunciato più volte che il giornalismo stava scomparendo, non cambiando forma. Nel tentativo proprio di tutelare quella nuova forma, sana, di giornalismo moderno abbiamo esteso, durante il mio mandato, la copertura sanitaria gratuita Casagit ai più deboli, i cosiddetti precari, misura di welfare “stellare” rispetto all’Inps.
Commissariare l’Ente molto prima? E per fare cosa? Assicuro che tutto il possibile era già stato fatto, ripeto, mancavano i lavoratori! In realtà restava un’ultima arma, sicuramente usata dal professor Boeri: un taglio del 40 per cento circa delle pensioni in essere. Oltre al fatto che si sarebbe trattato di un atto di macelleria sociale che non avrei mai compiuto, ma, professore, le abbiamo lette le sentenze della Consulta? Abbiamo chiaro il quadro costituzionale? Sappiamo che tutto ciò è impossibile, commissario o meno?
In ultima analisi si è verificata una gigantesca e pericolosissima ipocrisia. Molti, troppi, hanno voltato la faccia altrove, “tanto i giornali non li legge più nessuno”, tardi è arrivato l’intervento dell’Europa sulla tutela dei diritti, mai è giunto un dibattito parlamentare ampio e profondo sul rapporto tra democrazia, giornalismo e nuovi media.
Solo il Presidente Mattarella ha più volte segnalato il tema, con la grazia di un Presidente, ma, vivaddio, con una insistenza che forse qualcuno doveva cogliere.
Sono stato Presidente dell’Inpgi dal 2008 al 2016. Non solo ne sono fiero e onorato, ma mi sento di ringraziare chi dopo di me ha tentato in tutti i modi di trovare una soluzione. Sicuramente la storia dell’Inpgi è nei suoi archivi, non nelle battute ingenerose e non informate. (giornalistitalia.it)
Andrea Camporese
Che un personaggio come Mastrapasqua sia in grado di parlare dell’Inpgi dopo quello che non ha fatto all’Inps per i troppi incarichi extra è davvero stupefacente. Dev’essere un virus che alberga nel palazzone Eur e che colpisce ex presidenti di cui non c’è traccia di vaccino. Bravo Camporese!