ROMA – Il Consiglio Generale dell’Inpgi, l’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani, ha bocciato la proposta di modifica dello Statuto deliberata il 31 maggio scorso dal Consiglio di amministrazione. Una sconfitta annunciata, considerato che le modifiche allo Statuto richiedono la presenza di due terzi dei componenti del Consiglio generale e il voto favorevole dei tre quarti dei presenti. Con in aula 58 consiglieri generali, il quorum necessario per approvare il nuovo testo richiedeva la maggioranza qualificata di 44 voti, ma alla fine i Sì sono stati appena 39 contro i 19 No espressi dalle opposizioni di Sos Inpgi per il futuro e Stampa Libera e Indipendente.
La maggioranza, infatti, piuttosto che scegliere la via del dialogo, sino all’ultimo Cda e oggi alla Domus Australia di via Cernaia a Roma, si è arroccata sulla propria bozza di Statuto non concedendo alle opposizioni neppure la possibilità di modificare una virgola del testo proposto.
Una bozza, quella della maggioranza, ritenuta inaccettabile dalle opposizioni soprattutto su tre punti essenziali: “elezione del Cda e del Consiglio di indirizzo”, che per le opposizioni deve avvenire come per tutte le altre Casse con due votazioni separate; “elettorato”, che per le opposizioni deve essere concesso a tutti gli iscritti, e “funzionamento degli uffici di corrispondenza” che, nonostante l’ovvia esclusione della presenza delle parti sociali (Fnsi e Fieg) nel nuovo Inpgi che dovrà occuparsi solo del lavoro autonomo, per la prima volta nella storia la maggioranza ha tentato di istituzionalizzare.
Se finora lo Statuto ha previsto che “il funzionamento degli uffici di corrispondenza è di norma assicurato mediante convenzioni con le associazioni regionali di stampa federate nella Fnsi e con la stessa Federazione Nazionale della Stampa Italiana”, la maggioranza ha, dunque, tentato il colpo di mano cancellando l’eventualità (“di norma”) per istituzionalizzare, appunto, gli uffici locali dell’Inpgi nelle sedi regionali della Fnsi. Proposta bocciata, così come sono stati bocciati i due emendamenti presentati da due consiglieri della stessa maggioranza (in entrambi i casi con 39 sì e 19 astenuti). A votare contro la proposta della maggioranza: Massimo Alberizzi, Francesca Altieri, Romano Bartoloni, Gianluca Boezio, Andrea Bulgarelli, Paola Cascella, Daniele Cerrato, Rosalba Emiliozzi, Cristiano Fantauzzi, Vincenzo Lombardo, Michaela Marcaccio, Carlo Parisi, Alfonso Pirozzi, Elena Polidori, Giancarla Rondinelli, Raffaella Salamina, Marina Sbardella, Donato Sinigaglia e Daniela Stigliano.
Morale della favola: tutto sbagliato e tutto da rifare, come declamava il grande Gino Bartali. In questo caso la maggioranza ha bucato entrambe le ruote e al traguardo del nuovo statuto non è riuscita ad arrivarci. Neppure a piedi. (giornalistitalia.it)