Disco verde del Consiglio Generale (43 sì e 15 no) che ratifica la delibera del Cda

Inpgi: approvato il bilancio consuntivo 2017

InpgiROMA – Il Consiglio Generale dell’Inpgi, l’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani, ha ratificato oggi con 43 sì e 15 no il bilancio consuntivo 2017 che il Consiglio d’amministrazione aveva approvato, il 19 aprile scorso, con 13 sì e 2 no.
Come già ampiamente riferito da Giornalisti Italia il 19 aprile scorso, il bilancio 2017 chiude con un disavanzo di gestione di 100,613 milioni di euro. Il risultato della gestione previdenziale è pari a -134 milioni ed è determinato dal complessivo perdurare dell’andamento negativo degli indicatori principali dell’attività caratteristica dell’Ente: anche quest’anno, infatti, il numero degli attivi registra una diminuzione di ulteriori 865 unità, che porta il numero totale degli stessi a 15.011 (con una flessione del 5,45% rispetto allo stesso dato del 2016).
Si evidenzia, quindi, una contribuzione Ivs corrente in diminuzione del 2,33% rispetto al 2016, mentre si continua a registrare un aumento della spesa per le pensioni Ivs pari nel 2017 a 511 milioni di euro con un incremento, rispetto al 2016, del 5,19%. La spesa complessiva per gli ammortizzatori sociali nel 2017 – pari a 24,2 milioni di euro – pur risultando in diminuzione rispetto al 2016, continua a rappresentare una voce rilevante del bilancio dell’Istituto. La gestione del patrimonio ha, inoltre, consentito di realizzare un avanzo di 64,7 milioni di euro.
Nella sua relazione, il presidente Marina Macelloni ha sottolineato che “la crisi dell’Inpgi non è più una crisi contabile, ma strutturale dell’intero settore. Pertanto è, più che mai, necessaria una legge di sistema che non abbia come obiettivo solo la ristrutturazione delle aziende, ovvero la gestione delle uscite”. Macelloni ha, quindi, evidenziato che la “perdita è tutta imputabile allo sbilancio tra entrate contributive e prestazioni previdenziali”, come dimostrano i dati  relativi alla diminuzione dei rapporti di lavoro: -889 nel 2017 per un totale di circa 3000 negli ultimi cinque anni che hanno ridotto la platea da 18mila a 15mila. quindi, sono poco più di 15.000. A questo si aggiunga che nel 2017 sono stati erogati ai colleghi circa 7.000 trattamenti a titolo di ammortizzatori sociali; ciò ha comportato una spesa a titolo di indennità di 24,2 milioni che, seppur in calo rispetto al 2016, rappresenta comunque per l’Ente una voce rilevante”.
Evidenziando la mancanza di interlocuzione politica, legata alla mancata costituzione del nuovo governo, il presidente dell’Inpgi ha ricordato anche che, per questo motivo, dal novembre scorso le delibere dell’istituto sono ferme al Ministero del lavoro. Ha, quindi, evidenziato l’interlocuzione in corso con l’Ordine dei giornalisti “per avere una declaratoria dell’attività giornalistica che consenta al servizio ispettivo dell’Inpgi (che – ha ricordato il direttore generale Mimma Iorio – ha una percentuale di definizione positiva del contenzioso dell’85%) di ricondurre all’istituto la contribuzione dei rapporti di lavoro”. “C’è un mondo fuori di qui – ha aggiunto Macelloni – che anche dal punto di vista sindacale non riusciamo ad intercettare”. Tesi questa – c’è, comunque, da ricordare – non tiene conto del contratto Fnsi-Uspi in dirittura d’arrivo, rivolto appunto a quel mondo che ancora sfugge all’anacronistica declaratoria dell’attività giornalistica che l’Ordine dovrebbe al più presto aggiornare.
Il rappresentante designato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Mauro Marè, non a caso ha evidenziato la necessità di “un ragionamento sulle entrate contributive. Serve – ha aggiunto – una norma per portare a contribuzione e nuove forme di lavoro giornalistico”.
Quanto alle statistiche, i giornalisti attivi che versano contributi alla gestione principale all’Inpgi sono 15.000, i pensionati attivi 7.500, le pensioni di reversibilità 1.500. Pertanto, a godere del trattamento pensionistico sono 9.000 soggetti, con una media retributiva di 65.000 euro lordi l’anno, rispetto alla retribuzione media nazionale dei giornalisti nuovi assunti che versano contributi per 20.000 euro lordi l’anno.
Il nostro sistema pensionistico, per essere sostenibile, dovrebbe avere almeno un rapporto di 1:3, cioè un pensionato ogni tre giornalisti attivi, mentre è attualmente pari a 1:1,6 cioè un pensionato per un giornalista attivo e mezzo.
Al nuovo Governo l’Inpgi chiederà, dunque, un incontro urgente (assieme alla Fnsi e agli editori) per trovare soluzioni adeguate e rammentare che ha già attuato due riforme e, quella dei giornalisti, è l’unica categoria che si paga da sola gli ammortizzatori sociali per i prepensionamenti, cresciuti in maniera esponenziale e comunque in percentuale tale da mettere a rischio i piani attuariali da qui fino a 50 anni, come prevedono di fare i ministeri competenti. Le sicurezze di 10 anni fa (Piano attuariale di sostenibilità del 2007 fino al 2057), insomma, non sono più salde, ma non dimentichiamo che all’Inps la situazione è ancor più preoccupante. (giornalistitalia.it)

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