ROMA – Se da un lato la legge di Bilancio approvata il 30 dicembre 2021 ha messo in sicurezza la previdenza dei giornalisti italiani, dall’altro ha creato un grosso problema in tema di infortuni extra professionali dei giornalisti lavoratori dipendenti e loro eredi.
In pratica cosa sta accadendo? All’art. 1, comma 109, la norma cita che «A decorrere dal 1° luglio 2022 e fino al 31 dicembre 2023 l’assicurazione infortuni continua a essere gestita secondo le regole previste dalla normativa regolamentare vigente presso l’Inpgi alla data del 30 giugno 2022. I trattamenti sono erogati a carico dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (Inail), al quale afferisce la relativa contribuzione. A decorrere dal 1° gennaio 2024 si applica la disciplina prevista per la generalità dei lavoratori iscritti al Fondo pensioni lavoratori dipendenti». Ed è qui che sorge il problema.
L’Inpgi 1 fino al 30 giugno 2022, cioé prima di confluire dal 1° luglio nell’Inps, assicurava sia gli infortuni sul lavoro, sia quelli extra professionali, secondo quanto previsto dall’art. 38 del Contratto Nazionale di lavoro giornalistico (Cnlg) Fieg-Fnsi prevedendo che «nel caso di infortunio sul lavoro o extra-professionale, e nel caso di morte o di invalidità permanente per infarto del miocardio o ictus cerebrale non conseguente ad infortunio, tutti i giornalisti professionisti – o i loro aventi causa indicati nell’art. 4 del Regolamento di attuazione di cui al successivo art. 41 – ai quali è applicato il presente contratto e la cui retribuzione non sia inferiore a quella contrattuale di redattore, nonché i praticanti».
L’Inail, nonostante la norma di legge contenuta della norma di Bilancio, ha fatto presente di non poter assolutamente accollarsi gli infortuni dei lavoratori che non siano avvenuti sul lavoro, perché ciò gli è vietato espressamente dal Decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965 n. 1124, recante «Testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali», pubblicato nel Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 257 del 13 ottobre 1965.
Tutto ciò sta creando un problema di particolare rilevanza per tutti quei giornalisti i cui editori pur avendo regolarmente versato la quota necessaria per la copertura assicurativa onnicomprensiva in tema di infortuni, si trovano ora assieme ai propri eredi a non poter percepire quanto dovuto. Come se già non bastasse la complessità e il dolore che da un momento all’altro ha travolto i colleghi e i loro eredi.
In pratica, in questo momento in caso di infortunio extralavorativo o in caso di decesso per le cause previste dall’articolo 38 del Contratto nazionale di lavoro giornalistico al giornalista o alla famiglia non vengono corrisposti gli interventi dovuti. Un problema per la cui soluzione è necessaria una norma di legge che può essere contenuta in un decreto legge del Governo da convertire alla Camera e al Senato.
Si tratta di un intervento importante proprio per la tipologia del lavoro giornalistico e perché per 70 anni questa assicurazione in favore dei giornalisti e dei loro eredi ha funzionato molto bene presso l’Inpgi, gli infortuni sul lavoro sono stati al massimo una decina, mentre nel 99,9% dei casi hanno riguardato, incidenti al di fuori del luogo di lavoro avvenuti in tutto il mondo, compresi anche l’infarto del miocardio e l’ictus cerebrale non conseguente ad infortunio. (giornalistitalia.it)
Andrea Bulgarelli