ROMA – Finisce in Parlamento l’ennesima minaccia al giornalista Michele Inserra. In un’interrogazione a risposta orale al ministro dell’Interno, la deputata Adriana Galgano (Scelta Civica per l’Italia) ricorda, infatti, che “già da qualche anno, episodi legati a ’ndrangheta e camorra si legano a doppio filo con il territorio umbro: l’ultima denuncia rappresenta l’ennesima conferma della presenza sempre più forte delle cosche nella regione; protagonista della vicenda è Michele Inserra (giornalista del Quotidiano del Sud e autore di importanti servizi per il programma «Storie vere» di Rai Uno) che, nel mese di marzo 2015, ha subito minacce e pesanti intimidazioni a Terni”.
Galgano denuncia che “Inserra (che, nel frattempo, ha presentato su quanto accaduto un esposto alla procura di Reggio Calabria che potrebbe aver poi trasmesso il fascicolo a quella ternana) si trovava in Umbria, dove stava effettuando una inchiesta sulla ’ndrangheta nei pressi dell’abitazione di una famiglia calabrese che vive nella provincia suddetta; la sua presenza non è stata assolutamente gradita: il giornalista è stato infatti invitato ad andare via «con minacce tangibili, intimidazioni, gesti abbastanza chiari e parole inequivocabili» pronunciate «da un uomo appartenente ad una nota famiglia di ’ndrangheta» di Reggio Calabria residente nella città umbra, dove è stato arrestato anche un altro famoso ’ndranghentista, Carmelo Gallico, noto come «il poeta» a capo (secondo alcune sentenze) della omonima cosca di Palmi”.
“Inserra – ricorda la parlamentare – si è occupato per anni di camorra, prima di dedicarsi ai fatti di ’ndrangheta. Eppure gli episodi recenti che hanno riguardato l’Umbria (a Terni in particolare l’arresto di un dipendente pubblico in odore di camorra e lo smantellamento di un centro odontoiatrico considerato dagli inquirenti un’attività per il riciclaggio di denaro sporco della ’ndrangheta) hanno lasciato sorpreso anche lui; i tentacoli delle organizzazioni mafiose sempre più spesso si allungano verso la regione: il fenomeno è impressionante, tenuto conto che il Ros ha arrestato negli ultimi nove anni qualcosa come 400 persone coinvolte in traffici di droga che transitavano su Perugia”.
“L’allarme – denuncia ancora Adriana Galgano – è suonato quindi da un pezzo e il problema risulta conosciuto, come del resto ha spiegato nei mesi scorsi (durante la presentazione del rapporto antimafia presentato a Tuono sul Trasimeno) Salvatore Calleri, presidente della fondazione Antonino Caponnetto, mettendo in guardia le istituzioni su una situazione nel complesso «sottostimata»”.
“Secondo il rapporto – prosegue la deputata di Scelta Civica – in Umbria sono presenti gruppi camorristici (come il clan Di Caterino, Ucciero, Schiavone, Terracciano, Gallo, Magliulo, Fabbrocino), ’ndranghetisti (come il clan Pollino, Mancurso, Molè, Bellocco, Farao Marincola, Morabito), nonché mafiosi come Carini e Palermo; sono stati rilevati anche gruppi laziali di «mafia capitale», Magliana, Sacra Corona unita e gruppi stranieri di albanesi, colombiani, nigeriani, rumeni, nordafricani e cinesi”.
“Calleri – afferma Galgano – ha spiegato che sempre più spesso l’Umbria viene scelta da sodalizi mafiosi (il cui fatturato è stimabile tra i 2 e i 3 miliardi di euro) in cerca di «tranquillità», che sul territorio riescono più facilmente nelle svolgimento di attività criminose, tenuto conto, inoltre, che la crisi economica (e la conseguente perdita di posti di lavoro) che attanaglia ormai da svariati anni la regione non incoraggia certo un clima di legalità, favorendo il radicarsi dei fenomeni mafiosi”.
Al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, Adriana Galgano chiede, quindi, “se non intenda approfondire quanto denunciato in premessa, nonché adottare, per quanto di competenza, rapide ed efficaci iniziative al riguardo, al fine di evitare che in Umbria continuino a proliferare le attività portate avanti dalle organizzazioni criminali”.
Umbria: Adriana Galgano denuncia il clima ostile ai cronisti per le infiltrazioni mafiose