Il mito del pugilato raccontato da Federico Buffa nel libro scritto con Elena Catozzi

Il volto umano dell’indifeso Muhammad Ali

“Muhammed Ali” di Federico Buffa ed Elena

“Muhammed Ali” di Federico Buffa ed Elena Catozzi e Federico Buffa alla Libreria Feltrinelli di Arona

ARONA (Novara) – “Poderoso agli esordi, poi arrogante e, alla fine, in preda alla malattia che lo stava distruggendo, addirittura indifeso”. È questo il Cassius Clay – Muhammad Ali, secondo Federico Buffa, firma e voce prestigiosa dello sport di Sky, in trasferta nel novarese, ad Arona e a Barengo, per parlare del suo ultimo libro sull’“uomo decisivo per uomini decisivi”.
Buffa è un osservatore dello sport con occhi diversi. Abitualmente, commenta le partite del basket americano Nba, ma non sono rare le incursioni in altre discipline. I suoi resoconti sono diretti, aneddotici, coinvolgenti. Racconta, intrecciando storie e particolari inediti, con il risultato di rendere familiare anche un mito. Forse per questo è così amato. Il giornalista è anche l’autore di “Le Olimpiadi del ’36”, che per essere state ospitate nella Berlino nazista di Hitler, hanno rappresentato un momento di svolta nel mondo dell’atletica e della politica.
Federico Buffa ha studiato giurisprudenza, ma di intraprendere la professione dell’avvocato nemmeno a parlarne. È un affabulatore. Non stacca gli occhi dal suo pubblico e lo affascina. Sembra una chiacchierata nel salotto di casa e, invece, è una conferenza nel palazzetto dello sport.
L’ultimo personaggio del quale si è occupato, Cassius Clay, è di quelli carismatici che hanno segnato il costume e la cronaca del Novecento. Il libro, a un anno esatto dalla morte del pugile, è stato scritto a quattro mani con Elena Catozzi (studiosa di cinema, De Sica e Rossellini). Le pagine registrano una miniera di curiosità. A cominciare dall’inizio. Cassius, a dieci anni, aveva una bicicletta. Scassatissima finché si vuole ma, nel ghetto nero, rappresentava già uno status symbol. Un coetaneo gliel’ha rubata e lui, per vendicarsi, ha cominciato a usare le mani, diventando un pugile.
Il migliore, a dire la verità, che si muoveva come una farfalla e pungeva come un calabrone. Poi la conversione all’Islam. Il rifiuto di prestare servizio militare nell’esercito Usa. La prigione sopportata con dignità.
È stato il primo a parlare di diritti nel mondo sportivo e sociale. E quando il Parkinson l’ha aggredito è sembrato più umano e, nella sua fragilità, persino, più stimabile. (giornalistitalia.it)

Riccardo Del Boca

 

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