ROMA – «L’assemblea di redazione dell’agenzia il Velino ha preso atto del mancato accordo con la società S2Editori in merito al rinnovo dell’ammortizzatore sociale. Il direttore/editore, Luca Simoni, e l’amministratore delegato, Fausto Simoni, hanno deciso di non partecipare ai tavoli di trattativa presso la Fieg e la Regione Lazio. E hanno dato mandato al direttore amministrativo, Alessandro Levi, di rispedire al mittente le proposte del sindacato, che in questa occasione – considerando la grave crisi che attraversa l’agenzia – non ha eccepito nulla sulla percentuale della cassa integrazione, limitandosi a chiedere un’organizzazione del lavoro su base verticale per tutta la redazione. Nulla di fatto: ennesimo mancato accordo». È quanto denuncia il Comitato di redazione dell’agenzia di stampa, che spiega ulteriormente: «L’azienda chiederà una cassa integrazione fino al 70% per altri 16 mesi (scadenza 30 aprile 2020) riservandosi la possibilità di impiegare il personale sia in verticale sia in orizzontale. Il Cdr ha segnalato sia in Fieg sia alla Regione Lazio l’impossibilità per un giornalista di svolgere il proprio lavoro per una manciata di minuti al giorno, vigilerà sul rispetto del contatto di lavoro e segnalerà agli organismi competenti ogni possibile violazione, a partire da eventuali casi di mobbing, discriminazioni nell’organizzazione del lavoro e demansionamenti dei colleghi redattori».
«L’assemblea ha dato mandato al cdr di sospendere lo sciopero – in vigore da luglio 2018 – a partire dal mese di gennaio 2019. Nel frattempo infatti – sottolinea il Comitato di redazione – quella larga maggioranza della redazione che ha continuato nello sciopero ad oltranza deciso dall’assemblea ha incassato quanto dovutole, seppure con il deprecabile ritardo di due mesi che ha generato la dura azione sindacale».
Il Cdr de Il Velino/Agv News ritiene quindi «doveroso precisare, a scanso di equivoci, che stipendi e buste paga di tutta la redazione (anche quindi di quella minoranza di colleghi che negli scorsi due mesi aveva già scelto di tornare al lavoro, nonostante il mandato dell’assemblea, riprendendo quindi a maturare crediti) continuano al momento ad essere corrisposti con due mesi di ritardo. E che anche la tredicesima non è stata ancora corrisposta a nessuno a tutt’oggi».
Il Cdr «esorta pertanto l’azienda ad interrompere questo comportamento scorretto anche, ma non solo, in considerazione del fatto che la quota di emolumenti in capo all’editore è particolarmente esigua a fronte di una cigs in corso al 70%». (giornalistitalia.it)
I giornalisti rientrano al lavoro, ma “è impossibile farlo per pochi minuti al giorno”