ROMA – «La nota ricevuta da parte della redazione appare totalmente slegata dalla realtà fattuale, oltre che un gratuito quanto immotivato attacco ai vertici aziendali, che continuano a ritenere prioritario mantenere in vita l’Agenzia giornalistica».
Così l’azienda editrice de Il Velino replica a quanto denunciato, nei giorni scorsi, dai giornalisti, che lamentano il mancato pagamento degli stipendi di febbraio e la “minaccia dell’editore di non pagarli a tempo indeterminato”.
«Lasciando ad altre sedi il pur necessario confronto, – prosegue l’azienda – qui appare necessario puntualizzare come il Prof. Luca Simoni abbia rilevato l’azienda nel 2008, ereditando una situazione di grave irregolarità contributiva (nello specifico vi erano circa più di dieci anni di contributi non versati), al contrario della gestione attuale che ha ritenuto, ovviamente, doveroso procedere al regolare versamento dei contributi previdenziali».
«Nonostante i rilievi critici dell’assemblea di Redazione, – incalza l’editore de Il Velino – dal momento in cui si è reso necessario fare ricorso ai “contratti di solidarietà”, l’editore si è ritrovato a dover anticipare, alla Redazione tutta, la quota parte di stipendio che sarebbe dovuta essere di competenza Inpgi, così arrivando ad accumulare un credito, nei confronti dello stesso Inpgi, di quasi 400.000,00 euro».
«Appare altrettanto doveroso, – prosegue la nota aziendale – al fine di ristabilire la “verità storica”, evidenziare la volontà dell’editore, subito dopo il suo insediamento, di operare in modo da eliminare ogni forma di precariato in seno alla Redazione, cosa che fece operando l’assunzione di sei giornalisti e provvedendo alla regolarizzazione contrattuale di altri cronisti. Alla smemorata Assemblea che oggi non lesina livori e attacchi personali, è il caso di ricordare che proprio tale risanamento portò il plauso di Butturini, all’epoca segretario di Stampa Romana, e della Fnsi (in data 25/02/2009), contenuto in un documento nel quale si indicava a modello l’operato dell’Editore de “Il Velino”».
«Parimenti, – continua l’editore – la nuova gestione editoriale ha fatto in modo che, dal 2009, l’Agenzia vedesse aumentare i propri clienti in maniera esponenziale, sia nel settore degli operatori privati che in quello degli uffici pubblici. Solo dal 2011, quindi dopo 3 anni di gestione ottimale e in presenza di una crisi mondiale, particolarmente acuta nel settore dell’editoria, si è cominciata a delineare una situazione di crisi che non può trovare in alcun modo le proprie radici nella gestione aziendale. Singolare appare, infine, il tentativo di banalizzare quella che è stata una fiera resistenza dell’Editore ai tentativi di ingerenza del potere politico. Infatti, è nell’ottica di tutelare la realtà Aziendale, ma anche con lo spirito di voler difendere la pluralità delle fonti di informazione, principio primario che dovrebbe guidare l’agire pubblico nel nostro delicato ambito, che la Società ha scelto, in nome della legalità, di contrapporsi a un provvedimento liberticida come la c.d. “Direttiva Lotti”, della quale, giova ricordare, si è ottenuto la bocciatura, circostanza che evidenzia in maniera lampante la bontà del lavoro fatto».
«Infine, – fa notare l’azienda editrice de Il Velino – giova sottolineare come la partecipazione alla gara seguita allo smembramento dei settori di fornitura dei servizi alla Presidenza del Consiglio, fosse perfettamente conforme al codice degli appalti europeo, laddove si dispone che l’identificazione del legale rappresentante sia presente unicamente nella busta amministrativa, circostanza confermata da decine di pronunce giurisprudenziali allegate al ricorso presentato avverso a quella che si appalesa come una pretestuosa e ingiustificata esclusione».
«Ristabilita la verità dei fatti, – conclude l’editore – per come emerge da documenti ed atti ufficiali che una Redazione professionalmente attrezzata e deontologicamente coerente dovrebbe conoscere e rispettare (anche quando scrive “pro domo sua”), resta la disponibilità ad operare qualsiasi ulteriore sacrificio per garantire i posti di lavoro, con l’autonomia editoriale che un’agenzia di informazione primaria deve assolutamente avere». (giornalistitalia.it)
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