ROMA – Quattro anni di solidarietà, con punte del 45% che hanno fruttato all’editore risparmi sul costo del lavoro per milioni di euro, gravando sulle tasche dei giornalisti del Velino e sui bilanci dell’Inpgi.
Il tfr dei lavoratori trattenuto e non versato al fondo di previdenza complementare. Trasferimento in una sede disagiata (sia per i lavoratori sia per la qualità del prodotto) sul grande raccordo anulare di Roma per risparmiare ulteriormente. Mancanza totale di investimenti, senza un vero piano di rilancio, industriale e editoriale.
A che cosa sono serviti tutti questi sacrifici dei giornalisti? Ad approdare alla cassa integrazione, attivata unilateralmente dall’editore Luca Simoni che a fine ottobre, dopo una lunga trattativa, ha respinto ogni possibilità di accordo sul rinnovo del contratto di solidarietà, rifiutando senza motivazioni una limatura della percentuale pretesa che avrebbe reso meno gravoso il taglio agli stipendi che deriva dalle nuove normative.
Il tutto senza dare spiegazioni chiare e convincenti sulle reali motivazioni economiche che non permettono ancora al Velino di uscire dalla crisi e di tornare a essere un’agenzia competitiva e autorevole come nel passato. Non solo: il nostro editore, che si è nominato anche direttore responsabile, pur non svolgendo questa funzione e vivendo negli Stati Uniti da parecchi mesi, proprio da Miami ha improvvisamente deciso di dare corso a una nuova organizzazione del lavoro e dei turni che disattende la prassi aziendale, la legge e anche il buon senso.
Il risultato è che dal 2 novembre i colleghi, fino a tarda sera, non sanno se e a che ora devono iniziare a lavorare il giorno dopo e per saperlo devono controllare l’eventuale arrivo di un telegramma nella cassetta della posta.
Le presenze in redazione per il giorno successivo vengono infatti cambiate all’ultimo momento con l’invio ai giornalisti di mail che annunciano l’arrivo di telegrammi che conterranno gli orari per l’indomani! Orari che, senza dichiarate esigenze editoriali, modificano sia i turni settimanali già comunicati sia i telegrammi inviati dall’azienda per annunciare in maniera unilaterale l’attivazione della cigs e i giorni di astensione dal lavoro per il mese di novembre. E così organizzare il lavoro diventa quasi impossibile.
È evidente il danno morale e materiale arrecato ai giornalisti, pagati nel mese di novembre al 60% (almeno stando alle ultime dichiarazioni del direttore/editore) e costretti a rimanere a disposizione dell’agenzia al 100%.
Il cdr ha già diffidato l’azienda dal proseguire con questo stillicidio, che oltre a produrre nocumento all’agenzia sta portando il clima di tensione fra direzione e redazione a livelli insostenibili, e ha avuto mandato dall’assemblea di promuovere, assistito da Stampa romana, un’azione legale risarcitoria per i danni morali e materiali passati, presenti e futuri. Danni prodotti da un’applicazione del contratto nazionale e dello strumento della cigs non secondo buona fede.
L’assemblea del Velino è determinata a fare di tutto per tutelare il proprio lavoro, la propria professionalità e per difendersi dalle continue violazioni della legge, vessazioni e condotte antisindacali dell’editore-direttore, ricorrendo a tutti gli strumenti possibili.
Venerdì 6 novembre l’assemblea ha votato all’unanimità un nuovo pacchetto di dieci giorni di sciopero. Da oggi, lunedì 9 novembre, a venerdì 13 i giornalisti si asterranno dal lavoro.
Precipita la situazione. Il Cdr: “Danni morali e materiali, cigs non secondo buona fede”