ROMA – S2Editori srl ha appena comunicato alla redazione la cessazione della attività dell’Agenzia di stampa il Velino/Agv News a partire dal prossimo 1° luglio 2019. I diciassette giornalisti (ed 1 poligrafico) si accomodano in cigs a zero ore e le luci della redazione – già per la verità in penombra – si spengono definitivamente.
Cala il sipario, dunque, sul “Velino” e il pensiero corre veloce all’estate del 1998. I giornalisti Stefano de Andreis e Lino Jannuzzi tornavano in auto da uno dei tanti week-end sulla Costiera Amalfitana. Il telefono di entrambi non smetteva di suonare e come al solito avevano fatto il pieno di gossip e retroscena su quello che da lì a pochi giorni sarebbe accaduto sulla scena politica nazionale. Ecco che Stefano ebbe l’illuminazione: e se tutto quello che ci raccontiamo diventasse una “velina” destinata ai direttori dei giornali, ai leader di partito e al top management? Anzi, un “VeLino”.
Detto fatto. Jannuzzi, con l’immancabile sigaro cubano, cominciò a picchiettare sui tasti nel suo studio al Pantheon. Il 3 novembre del 1998 – in un “grottino” di Palazzo Taverna al centro storico di Roma – un manipolo di ragazzotti, coordinati da Roberto Chiodi (grande esperto di giudiziaria e impagabile maestro per giornalisti in erba), alle 19 e 14 minuti spedirono il primo Velino. Tre paginette mandate via fax a qualche centinaio di destinatari. Vi assicuro, nomi importanti… Il pulsante start quel giorno, e per molti giorni ancora, l’ho spinto io.
Da allora la “velina” di strada ne ha fatta tanta fino a diventare un’agenzia di stampa nazionale. Prima il trasloco alla Colonna Antonina affacciati su Montecitorio. Poi quello al Tritone perché nel frattempo eravamo diventati tanti: 33 giornalisti ex art. 1 con oltre 40 collaboratori. Una redazione a Milano e una a Napoli, e soprattutto il lavoro quotidiano sulle specializzazioni nel tentativo di scrivere quello che gli altri non scrivevano.
I motivi per cui questa bella avventura al centro di Roma sia via via divenuta un incubo sul raccordo anulare sono noti: basterebbe rileggersi i comunicati del Cdr e della redazione dal 2012 in poi. Ma ormai il dado è tratto. Se ne va un pezzo della mia vita. Mi restano i ricordi, le amicizie, i volti dei direttori, dei colleghi, delle segretarie, dei tecnici, la mia prima esultanza – da praticante – per un articolo ripreso a pag. 13 sul Corriere della Sera (me lo comunicò per telefono Chiodi al mattino e io ancora dormivo…). E poi la passione per il mondo dei media: l’unica che da allora ancora mi accompagna e non mi ha mai messo in cassa integrazione.
Ora resta il futuro incerto di una storica testata, del suo dominio, del suo archivio, dei suoi residui contratti e di un manipolo di “giapponesi”. Molti farebbero ancora comodo al mondo dell’informazione. E chissà che qualcuno non ci faccia un pensierino. Ma per la stampa, soffocata da editori miopi e da politici incompetenti, non sembra più il tempo delle assunzioni. Sono certo, glielo auguro, che i miei colleghi troveranno la propria strada. Intanto il viaggio del Velino finisce qui, ma un pezzetto di quella L – maiuscola e in corsivo – resta con me. Per sempre. (lospecialista.tv)