MILANO – Al centro dell’inchiesta sul quotidiano Il Sole 24 Ore, che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 10 persone, ci sono le migliaia di copie digitali che, stando al decreto di perquisizione firmato dai pm di Milano, sarebbero state “enfatizzate” anche col contributo del direttore Roberto Napoletano e di una società, la Di Source, che seguì una vicenda di sponsorizzazioni per il calciatore Lionel Messi.
Nonostante un “rosso” sempre più preoccupante, il quotidiano vantava una crescita imperiosa delle copie digitali. A marzo 2016 Ads, l’organismo che registra la diffusione delle testate, certificava questa ascesa in 109mila copie digitali multiple, quelle cioè relative ad abbonamenti venduti in blocco ad aziende. Un dato decisivo per la raccolta pubblicitaria che vedeva il Sole staccarsi in modo nitido da la Repubblica (2363) e il Corriere della Sera (5761). Copie che, però, poi sono risultate fasulle tanto da indurre Ads a non conteggiarle.
Molte di queste copie, è l’ipotesi della Procura di Milano, sarebbero state acquistate da una società anonima londinese, la Di Source Ltd. In uno degli esposti presentati dal giornalista Nicola Borzi alla Consob, veniva riportato uno scambio di sms tra lui e il manager della società inglese Filippo Beltramini, tra gli indagati, nel quale quest’ultimo confermava di occuparsi degli abbonamenti digitali. Scrive il cronista nell’esposto che “fonti interne ed esterne” gli hanno riferito che la Di Source è legata al Sole 24 Ore “da un giro di fatture per prestazioni di servizi e/o consulenze che sono state segregate” e che “si occuperebbe di gestione, raccolta, attivazione di abbonamenti delle testate del Sole 24 Ore altrimenti inattivi e non registrabili nella rendicontazione Ads perché appartenenti anche alla categoria delle copie multiple, in copia di denaro”. La Di Source è stata costituita dalla fiduciaria Jordan Cosec e utilizzata, stando a una sentenza spagnola, per far sparire i soldi degli sponsor al calciatore Lionel Messi ed evitare così di dichiararli al fisco.
Intanto, 23 giornalisti del Sole 24 Ore si sono dichiarati “persone offese” per la vicenda che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati dell’attuale direttore responsabile Roberto Napoletano e di un gruppo di ex manager per i reati di false comunicazioni sociali e/o appropriazione indebita.
“Come azionisti, dipendenti e giornalisti della testata – scrivono in una nota – ribadiamo il nostro interesse al pieno accertamento dei fatti, delle eventuali responsabilità penali e/o amministrative ipotizzate o che dovessero emergere nel prosieguo delle indagini a tutela della piena trasparenza della gestione aziendale, nonché della reputazione del Sole 24 Ore e, dunque, di ciascuno dei giornalisti che vi hanno lavorato e che vi lavorano”.
“Continueremo quindi – prosegue il gruppo dei 23 – ad affiancare la magistratura milanese con il profilo istituzionale che abbiamo scelto fin dall’inizio del nostro intervento come “persone offese” affinché, nel più ampio contraddittorio, sia fatta piena luce su qualunque condotta illecita che, se accertata, fra l’altro sarebbe fonte di danni morali e materiali nei confronti dei dipendenti/azionisti/giornalisti del Sole 24 Ore. (agi)