MILANO – Roberto Napoletano, in qualità di direttore editoriale del Sole 24 Ore, si sarebbe «attivato con impegno costante nell’attività aziendale relativa alla diffusione delle copie cartacee e digitali, ingerendosi nell’amministrazione del rispettivo settore, assumendo, in particolare, le decisioni gestionali». Inoltre avrebbe fornito «le indicazioni numeriche da inserire nei rapporti informativi ad Ads», Accertamenti diffusione Stampa srl, «e nei comunicati sociali che rappresentavano al Mercato i dati e i ricavi diffusionali del quotidiano» pur avendo «immediata contezza dell’impossibilità di verificare» se fossero esatti o meno.
Lo si legge nelle motivazioni con cui la seconda sezione penale del Tribunale di Milano, presieduta da Flores Tanga, lo scorso 31 maggio ha condannato il giornalista, ora alla guida del Quotidiano del Sud, a due anni e mezzo di reclusione per la vicenda delle presunte irregolarità nei conti del Gruppo, per l’accusa “sovrastimati” ed “enfatizzati” in base al numero di copie “gonfiate” tramite le operazioni di sostegno alla diffusione e distribuzione del quotidiano (tramite terzi, ossia la società Disource). Vicenda per cui l’ex ad Donatella Treu e l’ex presidente Benito Benedini hanno patteggiato.
Come ha osservato il giudice estensore, Emanuele Mancini, Napoletano «cumulava l’incarico di direttore responsabile di testata e quello di Direttore editoriale», posizione, quest’ultima, che gli avrebbe consentito di partecipare «attivamente alle scelte gestionali ed economiche della testata». Come osserva il tribunale, in base a quanto è emerso dall’istruttoria dibattimentale, avrebbe avuto «un ruolo attivo nell’individuazione delle strategie di vendita del quotidiano, essendo tra i più convinti promotori del notevole investimento da parte della Società nel settore digitale, intravedendone gli imminenti sviluppi per l’intero settore». (ansa)
Il Tribunale: partecipava “attivamente alle scelte gestionali ed economiche della testata”