ROMA – Il Senato mette un tetto agli stipendi Rai approvando un emendamento al ddl editoria del relatore Roberto Cocianchich (Pd). Hanno votato a favore in 237, nessuno contro, un solo astenuto (Giovanni Endrizzi del M5S). Il tetto degli stipendi Rai è fissato in 240 mila euro, quanto quello previsto per gli amministratori pubblici. Il limite si applica “agli amministratori, al personale dipendente e ai consulenti” della tv pubblica.
“La questione – ha sottolineato il relatore – è stata sollevata da Calderoli e ha avuto grande attenzione da molti colleghi. Il tema, peraltro, era stato sollevato dalla commissione di Vigilanza che, su iniziativa del Pd, aveva approvato all’unanimità una risoluzione che impegnava la Rai a valutare il tetto dei 240 mila euro come limite massimo di remunerazione per i vertici. Mi risulta che il cda della Rai stesse lavorando per arrivare a questo obiettivo e che il governo a sua volta fosse pronto a intervenire in legge di Stabilità in tal senso. Ciò non toglie che sia opportuno intervenire sin da ora nella legge di cui stiamo parlando”.
“Il tetto agli stipendi Rai – sottolinea Alberto Airola, capogruppo M5S in Vigilanza Rai e firmatario dell’emendamento per il tetto agli stipendi – è indiscutibilmente un successo del Movimento 5 Stelle che chiede questa misura da quando è entrato in Parlamento, proponendola sia durante la riforma della «governante» della Rai che in occasione delle leggi di stabilità”.
“Dopo le numerose bocciature e provvedimenti contraddittori (come il contratto dello stesso Antonio Campo Dall’Orto) – aggiunge – siamo contenti che il Pd abbia compreso l’importanza di tale misura recependo le nostre proposte”.
Francesco Verducci, vicepresidente della commissione di vigilanza Rai e senatore del Pd, sottolinea che si tratta di “un emendamento molto importante che raccoglie esattamente quanto votato all’unanimità dalla Commissione di Vigilanza Rai su iniziativa del Pd, lo scorso novembre, in merito allo statuto Rai. Il tema della trasparenza sugli stipendi è stato, a sua volta, inserito dalla legge di riforma della governante”.
“Oggi in Rai – ricorda Verducci – sono circa 90 gli stipendi superiori ai 200mila euro, tra cui molti non più giustificati per la cessazione di funzioni e mansioni per cui vennero attribuiti. Con questo emendamento, su iniziativa parlamentare, la Rai farà un ulteriore salto di qualità su trasparenza e riordino delle retribuzioni, sanando la troppa confusione e le troppe iniquità, spesso stratificatesi negli anni, che ne compromettono pesantemente la credibilità e l’autorevolezza. È un passo importante, che spronerà l’azienda a varare un vero codice di regolamentazione e alla completa trasparenza su tutte le retribuzioni, anche quelle artistiche”.
“Questa è la fine del Bengodi della mamma Rai”, afferma Roberto Calderoli, vice presidente del Senato e responsabile organizzazione e territorio della Lega Nord, sottolineando che è stato “approvato anche un mio emendamento, copiato dal relatore, in cui il sopra citato tetto di 240mila euro viene imposto anche ad amministratori, collaboratori e dipendenti della Rai, che, abilmente, avevano recentemente aggirato la norma fissandosi tetti stipendiali da nababbi”.