TORINO – Il Salone internazionale del libro di Torino, ospitato (fino a lunedì 14 maggio) nei padiglioni del Lingotto Fiere, come filo conduttore ha scelto di affidarsi alla frase, pronunciata dal re delle fiabe che, rivolto al figlio principe prometteva: “Un giorno tutto questo sarà tuo”. Secondo gli organizzatori della kermesse letteraria, si tratta di uno slogan che consente una pluralità di letture e, dunque, propone una quantità di questioni: “Chi voglio essere?”, “Perché mi serve un nemico?”, “Dove mi portano spiritualità a scienza?”, “Che cosa voglio dall’arte?”, “A chi appartiene al mondo?”.
Non esistono risposte certe e, probabilmente, non è nemmeno possibile che due autori offrano paradigmi assimilabili. Però è proprio quello che intende realizzare il Salone del libro di Torino: allargare i confini del dialogo e offrire maggiori soluzioni in tema di politica e politica internazionale, etica e filosofia, correnti classiche del pensiero e pulsioni post moderne.
Il presidente della manifestazione, l’ex ministro Massimo Bray, considera un titolo di merito ospitare tendenze differenti e persino contrapposte. Il valore della cultura consiste nel dialogo e nella discussione. Non nell’esclusione preconcetta.
Il Salone – il numero 31 dalla sua fondazione – ospita 1500 eventi con le case editrici che hanno allestito stand fino a occupare 13.482 metri quadrati, il 28 per cento in più dell’anno scorso, quando la superficie espositiva aveva toccato i 10.557 metri quadrati.
Alcuni appuntamenti sono imperdibili. Intanto la lectio magistralis d’apertura affidata a Javier Cercas che ragiona sull’Europa. Poi Eduard Limonov, scrittore e politico russo che propone la sua autobiografia. Spazio per il premio Pulitzer Andrew Sean Greer, ospite della “Nave di Teseo”. Ancora il premio Nobel sponsorizzato dal “Premio Mondello”.
Il Salone del libro di Torino dedica, ogni anno, particolare attenzione e rilievo a uno stato estero. Questa volta l’ospite d’onore è la Francia che si presenta con una sezione dedicata al “maggio francese” anticipatore del nostro ’68.
Insieme a una quantità di autori che arrivano dal mondo, gli scrittori e gli intellettuali di casa nostra, a cominciare dai registi Giuseppe Tornatore e Bernardo Bertolucci. Poi il maestro del gusto lento – slow food – Carlo Petrini, il provocatore Vittorio Sgarbi, il critico Philippe Daverio, il pittore su lastre di vetro Michelangelo Pistoletto.
È attesa la presenza del già direttore di Corriere della Sera e Sole 24 Ore Ferruccio De Bortoli, della firma di Repubblica Corrado Augias, del giurista Gustavo Zagrebelsky e dello psichiatra Vittorino Andreoli.
Sta, inoltre, suscitando interesse l’annuncio che il sociologo Ilvo Diamanti arriverà al Salone. Impossibile annoiarsi. I cancelli aprono alle 10 di mattina. L’ingresso costa 10 euro. (giornalistitalia.it)