PARIGI (Francia) – Diversi giornalisti francesi sono stati convocati dalla Direzione generale della sicurezza interna (Dgsi), ossia l’intelligence interna della Francia: tutti stavano conducendo inchieste sull’affaire Benalla e sulla vendita di armi all’Arabia Saudita o allo Yemen. Oltre ai cronisti, tra le persone convocate figura anche Louis Dreyfus, presidente del direttorio di Le Monde, come lui stesso ha annunciato all’Afp. Il 21 maggio era invece stata convocata dalla Dgsi Ariane Chemin, giornalista dello stesso quotidiano, autrice dell’inchiesta che ha portato allo scoppio dell’affaire Benalla.
In un editoriale firmato dal direttore di Le Monde Luc Bronner, si legge che l’inchiesta dalla Direzione della sicurezza interna punta alle “informazioni sul profilo del sottufficiale dell’aeronautica Chokri Wakrim, compagno dell’ex capo della sicurezza del governo Marie-Elodie Poitout”.
Il 22 maggio è stata, invece, Valentine Oberti – giornalista della trasmissione satirica Quotidien della rete televisiva Tmc – a rendere noto di essere stata convocata lo scorso febbraio. La giornalista lavorava ad un’inchiesta sulla vendita di armi francesi all’Arabia Saudita.
L’esportazione di armi francesi nello Yemen è, invece, il tema delle inchieste condotte dai fondatori del magazine online Disclose Mathias Destal e Geoffrey Livolsi, ma anche da un giornalista di Radio France, Benoit Collombat. Tutti e tre sono stati sentiti dall Dgsi tra il 14 e il 15 maggio, nel quadro di una “audizione libera”. Un altro collaboratore di Discllose, Michel Despratx, dovrà recarsi alla Dgsi il 28 maggio per essere ascoltato sulla stessa vicenda.
Le redazioni di molti media transalpini hanno firmato insieme un articolo pubblicato da Le Monde, in cui si denunciano “fermamente queste convocazioni, che sembrano dei nuovi tentativi di intimidazione a dei giornalisti che fanno solo il loro lavoro: far conoscere ai cittadini informazioni di interesse pubblico”. Anche varie sigle sindacali di categoria hanno manifestato preoccupazione per le convocazioni. Il governo francese invece ha minimizzato la vicenda. Intervenendo sulla radio Europe 1, la portavoce dell’esecutivo, Sibeth Ndiaye, ha dichiarato: “I giornalisti sottostanno alla legge come chiunque altro. È normale che uno Stato protegga un certo numero di dati necessari ad attività di difesa esterna e militari”. (agi)