ROMA – «Gravissima e inaccettabile». Così la Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi giudica la situazione dei 50 giornalisti collaboratori del Messaggero Marche ritrovatisi senza lavoro, tutele né prospettive dopo la chiusura dell’edizione locale del quotidiano.
Al rilancio dell’altro quotidiano regionale del Gruppo Caltagirone, il Corriere Adriatico, che ora esce in sinergia con Il Messaggero – spiega la Commissione – non ha infatti corrisposto l’assorbimento dei collaboratori dell’altra testata. E negli incontri individuali tra la proprietà e alcuni degli ex collaboratori vengono proposte retribuzioni dimezzate, oltre all’espressa rinuncia a ogni rivendicazione legale ed economica sul pregresso, a fronte di risibili liquidazioni forfettarie (si riferisce di un migliaio di euro, dopo 10 o più anni di lavoro).
«È noto – commentano Mattia Motta e Maurizio Bekar, presidente e coordinatore della Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi – che i processi di concentrazione e sinergia editoriale, anche se definiti “di potenziamento”, spesso puntano invece solo ai tagli, per aumentare gli utili dell’editore. Se Caltagirone mira davvero allo sviluppo della sua presenza nelle Marche e al potenziamento del suo prodotto informativo, si avvalga allora anche della preziosa e pluriennale esperienza degli ex collaboratori del Messaggero. Ma garantendo a tutti i giornalisti, anche esterni, retribuzioni e condizioni dignitose».
Risulta invece che ai collaboratori del Corriere Adriatico vengono riconosciuti 5 euro lordi per articoli da 400 a 1.800 battute, 8 euro per i pezzi da 1801 a 3.000 battute, 13 euro lordi da 3.001 battute in su e nulla per le brevi. E che questi sono i compensi ora proposti ad alcuni degli ex collaboratori del Messaggero, che prima percepivano il doppio, cioè 9, 18 e 27 euro lordi a pezzo. Compensi inferiori a quanto previsto dell’accordo contrattuale sul lavoro autonomo.
«A parte le condizioni offerte, e certe affermazioni irreali ed offensive sugli ex collaboratori – evidenziano Motta e Bekar – si tratta di giornalisti che hanno collaborato con continuità, anche per 10 anni o più, alla produzione informativa del Messaggero. Cosa che li pone nella condizione di avviare delle cause per assunzione come dipendenti, per tutto il lavoro pregresso. Tanto che proprio nelle Marche, e contro il Messaggero, due cause sono risultate recentemente vittoriose, con ingenti risarcimenti. L’editore scelga quindi se vuole aprirsi a una trattativa sindacale, che punti al riassorbimento e a condizioni dignitose di lavoro per tutti i giornalisti, o se preferisce imboccare la strada delle vertenze in tribunale. In entrambi i casi, il sindacato dei giornalisti non farà mancare ai colleghi la sua presenza e il suo supporto».
50 giornalisti lasciati a piedi. La Federazione della stampa: “Caltagirone li riassorba”