ROMA – La terza sezione civile della Cassazione, con sentenza n. 17965 del 23 giugno scorso, confermando i precedenti verdetti della Corte d’appello di Venezia e del tribunale di Verona, ha respinto definitivamente un ricorso della Fininvest che riteneva diffamatorio il libro “Colletti sporchi” di Ferruccio Pinotti e Luca Tescaroli, edito da Rcs Libri, in cui veniva evocato il coinvolgimento della Fininvest nel riciclaggio di denaro di provenienza mafiosa. La motivazione della decisione va letta con molta attenzione perché si conclude sottolineando che «il giudizio di sconvenienza e offensività deve prescindere dalla veridicità o meno dei fatti denunciati, dovendosi solamente verificare se detti fatto siano strumentali rispetto all’azione proposta».
La Cassazione ricorda che, con sentenza del 26 settembre 2014, il Tribunale di Verona rigettò la domanda di risarcimento del danno proposta dalla Fininvest che riteneva diffamatorio il contenuto del libro «là dove, in alcuni punti dello scritto, veniva evocato il coinvolgimento di Fininvest nel riciclaggio di denaro di provenienza mafiosa; rigetto anche le istanze di Fininvest dirette alla cancellazione di espressioni ritenute offensive contenute nella comparsa di costituzione di Tescaroli. Il tribunale ritenne infatti: quanto alla illiceità dello scritto, che i fatti indicati dall’attrice come diffamatori erano stati esposti nel libro in modo veritiero e senza travisamenti e che le opinioni espresse dagli autori costituivano legittima espressione del diritto di critica». Decisione confermata dalla Corte d’Appello di Venezia.
Fininvest è stata condannata alle spese di giudizio, quantificate in 7790 euro, oltre le spese forfettarie nella misura del 15 percento agli esborsi liquidati in 200 euro ed agli accessori di legge. (giornalistitalia.it)
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La sentenza